Black Sun: the Nanking massacre
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Voto:
1937, l'Armata Imperiale giapponese attua un'offensiva contro la Cina. Nel novembre di quell’anno, l'Armata entra a Nanchino, la conquista e, per tre mesi, adotta una politica di cieco sterminio.
LA RECE
Pellicola di discreta fattura la cui brutalità risulta illuminante. Un livello di verità inadatto al mainstream.
In tre mesi 300.000 persone uccise, 20.000 donne stuprate, nessuna pietà né per vecchi né per bambini. Sarebbe bello che l'orrore fosse solo quello su pellicola ma… è la guerra, bellezza. Mou prosegue la sua personale crociata mostrando al mondo ciò che è avvenuto in oriente durante la Seconda Guerra Mondiale, e questa volta, a differenza di Men behind the sun (1987), la tecnica che usa è migliore: mescola ricostruzione storica curata e docudramma inserendo immagini e filmati d'epoca se possibili ancor più agghiaccianti. La regia efficace e le location più ampie e meno poveristiche danno maggior respiro alla resa finale, tenuto conto che nel film dell‘87 quasi tutto si svolgeva all'interno del campo 731. Gli attori fanno un buon lavoro e il plot è reso più interessante dalle vicissitudini di alcuni cinesi che cercano di cavarsela nell'inferno di Nankino, tuttavia non sono le storie drammatizzate di questi protagonisti a rendere memorabile la pellicola. Parlare di bagno di sangue a proposito di ciò che avvenne nel 1937 a Nankino è un mero eufemismo: dal momento che il regista aveva l'intento di girare un film documentaristico e non un dramma d'intrattenimento, allora non passa quasi minuto in Black sun senza che non vediate morire qualcuno. Exploitation? No, storia, che piaccia o meno. Mou ricevette alcune critiche che sottolineavano un suo metro di giudizio troppo manicheo nel descrivere le due fazioni: i cinesi sottomessi e i giapponesi feroci ma, forse, sarebbe meglio vederla come una critica all'inerzia della Cina che non reagiva al massacro dei suoi figli e un cinico pragmatismo dei Giapponesi, i quali avevano compreso che il mondo si conquista meglio se la ragione si eclissa. Appare ovvio, comunque, che il regista faccia una certa propaganda dal momento che, difficilmente, un cinese potrebbe giudicare con freddezza ciò che è avvenuto nella propria patria a causa dei Giapponesi. Ciò, però, non toglie forza a una pellicola abbastanza ben fatta la cui brutalità risulta paradossalmente illuminante. Se decideste di vedere questo film, preparatevi al peggio: non vi è nessuna catarsi finale, nessun personaggio eroico che possa ribaltare la situazione, nessun provvidenziale cambio di prospettiva per cui un cattivo diventi buono. Black sun è la guerra com'era e come sarà sempre per sua stessa essenza. Se poi qualcuno ritiene che mostrare donne stuprate a morte, oppure centinaia di persone fucilate, o anche bambini buttati in un calderone di acqua bollente, o donne incinte alle quali viene squarciato il ventre ed estratto il feto con la baionetta, o gente decapitata sommariamente, così, tanto per provare la lama della spada, sia un eccesso visivo, allora eviti di guardare la guerra e torni a guardare film di guerra.
TRIVIA
⟡ Black sun: the Nanking massacre sarebbe il quarto film della serie "Men Behind the Sun" creata da Tun Fei Mou benché si discosti decisamente in qualità e struttura narrativa dal primo film, tanto da poter essere ritenuto un film a sé. I tre film precedenti sono Men behind the sun (1987); Man behind the sun 2: laboratory of the devil (1992), Men behind the sun 3 (Hei tai yang 731 si wang lie che, 1994), quest’ultimo essenzialmente un film di guerra.
Titolo originale
Hei tai yang Nan Jing da tu sha
Regista:
Tun Fei Mou
Durata, fotografia
91', colore
Paese:
Hong Kong
1995
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
