Men behind the sun
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Voto:
Campo di concentramento 731, storia vera. In un remoto avamposto in Manciuria, i giapponesi segregano i nemici cinesi e inaugurano la sperimentazione batteriologica. I prigionieri vengono utilizzati come cavie da esperimento per assurdi test, mentre la giovane milizia giapponese è costretta ad assistere a ogni genere di atrocità.
LA RECE
Trauma-horror che si colloca in un territorio ibrido tra il documentario storico e lo shock exploitation, ed usa gli strumenti dell'horror per trasmettere verità storiche che non si vorrebbero vere.
Uno dei film più brutali mai girati, un pezzo di cinema estremo anche per coloro che si sono fatti le ossa con parecchie produzioni splatter. Il regista hongkonghese impiegò quattro anni in ricerche sul famigerato campo 731, e quando il film fu proiettato per la prima volta in Cina, il pubblico non era affatto pronto all’atroce spettacolo della storia. Risultato: svenimenti e, a quanto si vocifera, sedici morti per infarto. Dubito. Vero, invece, che in Giappone il film venne bandito e il regista minacciato di morte; i pochi studenti giapponesi per i quali fu proiettato non volevano credere che dei loro connazionali avessero compiuto tali atrocità ma alcuni veterani confermarono. La presenza del regista su suolo nipponico resta poco gradita. Perché tanto astio per questo film da parte dei Giapponesi? Semplice, la pellicola descrive in maniera esplicita l'inumana crudeltà che i figli del Sol Levante ebbero nei confronti dei prigionieri cinesi (e non solo) tenuti segregati nel campo di concentramento 731 in Manciuria, luogo in cui segretamente si cercava di sviluppare armi batteriologiche. I prigionieri, definiti "maruta", ciocchi di legno, non erano considerati uomini ma veri e propri animali da laboratorio o anche meno, quindi sottoposti alle più assurde sperimentazioni. Il regista Mou non usa certo immagini ellittiche per rappresentare le torture: a una donna vengono congelate le braccia e, dopo avergliele immerse in acqua calda, le viene strappata la pelle dalle braccia che si toglie come un guanto; un uomo viene infilato in una camera iperbarica e sottoposto a una pressione estrema che gli fa schizzare l'intestino fuori dall'ano (si dice che fu usato un cadavere per questa scena ma non è vero). Fra le scene più violente e insostenibili, quella ai danni di un gatto che viene buttato in una stanza piena di ratti e da questi mangiato vivo; i topi verranno poi bruciati vivi. Un’altra scena incriminata riguarda l'autopsia a un bambino. Entrambe le sequenze sono vere, nessun effetto speciale. È forse a questo punto che il regista sorpassa il lecitissimo diritto di cronaca e si va a inoltrare nello shock exploitation, non per nulla la copertina del DVD esclama: “in the tradition of Faces of Death” facendo riferimento a le Facce della morte, noto shockumentary del 1978. Peccato. Mou, in fondo, voleva far conoscere al mondo le atrocità avvenute nel campo 731 andando ad arricchire la non invidiabile sequela di aberrazioni che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sembrava detenuta solo dai nazisti. Ci si chiede se fosse necessario arrivare a mostrare tanto, uccidendo degli animali per "un bene superiore". Una certa poetica del film che si declina nel rapporto di amicizia fra i commilitoni, nell'amore delle figure femminili, nella totale alienazione dell'uomo che brucia i cadaveri, rende Men behind the sun una pellicola da non buttare nel cestino, tantopiù che il livello recitativo degli attori è generalmente buono, sicuramente migliore di una regia non particolarmente creativa. Resta il fatto che, nel bene e nel male, per noi Occidentali, il film è uno dei pochi documenti reperibili circa il dramma del campo 731, se mai avessimo voglia di sapere cosa accadde così lontano da casa nostra. Ma, come dice anche il regista, alla gente interessa solo quello che è accaduto alla propria gente. Da vedere, se reggete. La quadrilogia inaugurata da Mou per illustrare le atrocità della guerra in Cina si completa con: Man behind the sun 2: laboratory of the devil (1992) diretto da Godfrey Ho e disconosciuto da Mou, Men behind the sun 3 (Hei tai yang 731 si wang lie che, 1994) che è solo un film di guerra, e il brutalissimo e imperdibile Black sun: the Nanking massacre (1995). Il sequel del 1992 aggiunge poco alla storia; l'addizione di un sub-plot romantico non sembra un sufficiente incentivo. D’altra parte il livello exploitation aumenta, pur diminuendo il livello di violenza. A inizio film ci viene offerta una bella carrellata di feti umani sotto formalina, per proseguire con un'autopsia vera e altre amenità assortite. Laboratory of the devil è, in effetti, un’operazione di marketing mirata a racimolare soldi da coloro che non erano rimasti sazi per l’orrore precedente.
TRIVIA
Tun Fei Mou (1941-2019) dixit: “Men behind the sun è stato proiettato una sola volta in Giappone, in un cinema, e dopo la proiezione il cinema ha ricevuto una telefonata che diceva di non proiettare più il film o il cinema sarebbe stato bruciato e io sarei stato ucciso. Anche se non mi importava della mia sicurezza, il cinema ha smesso di proiettare il film. Dopo che Men behind the sun è stato proiettato in Cina, ho incontrato alcune persone che lavoravano al campo 731. Mi hanno chiesto come avessi avuto tutte quelle informazioni, perché quello che avevo mostrato sullo schermo era così reale, soprattutto l'ultima parte. […] Una volta l'ho mostrato a un corso universitario in Giappone. Dopo aver visto il film la stanza è rimasta in silenzio e, alla fine, uno studente ha detto: "I giapponesi non avrebbero potuto farlo. Il Giappone non ha mai fatto niente del genere". Ho chiesto loro se avessero mai studiato gli eventi avvenuti nel campo 731 nelle loro classi, e mi hanno risposto di no. Con me, per la proiezione, c'era un giapponese che aveva lavorato al 731, si è alzato in piedi e ha detto che il film era accurato, era la verità. Ha detto agli studenti che era tutto vero perché lui era stato lì” (horrorview.com)
⟡ Il cadavere del bambino era quello di un ragazzino morto poco prima. Il regista, dietro segnalazione delle autorità, corse sul luogo dell’autopsia per filmare al volo; solo il cuore che batte fu aggiunto come effetto speciale.
Titolo originale
Hei Tai Yang 731
Regista:
Tun Fei Mou
Durata, fotografia
105', colore
Paese:
Hong Kong
1987
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
