le Facce della morte
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Voto:
Film documentaristico
LA RECE
Spartiacque fra la videogiornalistica mondos e la shockumentaristica. Materiale morboso e assolutamente inadatto allo spettatore medio, benché, poi, non tutto sia vero.
Prodotto che, con anni di anticipo, aveva intuito il potenziale successo legato al morboso voyeurismo dello spettatore, ora splendidamente sfruttato dalla rete e dai social. Prima di qualsiasi considerazione è d’uopo illustrare cos’abbia da mostrare la pellicola. Dopo aver eseguito un'operazione a cuore aperto, il dottor Gröss (cioè grossolano, volgare) ci spiega che lui è sempre a contatto con la morte, il che lo ha spinto a fare una ricerca su cosa essa sia e su quali siano i suoi svariati volti. Non si tratta di un vero dottore, ovviamente, ma di Michael Carr, coautore e secondo alla regia. La ricerca sfocerebbe, per l’appunto, nello shockumentary le Facce della morte che si sviluppa come un mondo-movie che mostra fatti bizzarri in giro per il globo relativi alla morte e al morire. Elenchiamone alcuni: lo sgozzamento dei vitelli nei macelli, lo scuoiamento delle pecore, commensali che in un esotico ristorantino spaccano a martellate il cervello di una scimmietta per mangiarne il cervello, un'esecuzione capitale sulla sedia elettrica, resti di corpi umani dopo un incidente aereo, un uomo con il cervello esposto in quanto finito sotto una macchina, cadaveri negli obitori a decine, autopsie, suicidi violenti ed esplosioni di scatole craniche, eccetera, eccetera. Faces of death prese spunto dal genere mondo nato all'inizio degli anni '60 spingendosi molto più in là. Si perde, nell'accatastamento di cadaveri e immagini iperviolente, la vena simpatica, comica, poveristica, truffaldina dei primi mondos, per approdare a un voyeurismo malsano e morboso. Di più. Molte delle immagini riprese si sono rivelate false, ovvero ricostruzioni drammatizzate dai registi, i quali si sono giustificati dicendo che hanno ricreato cose vere. La portata scioccante del film non viene meno. Pur mantenendo un’aura da mondos, la quale è soprattutto garantita dall’età della pellicola, le Facce della morte rimane, oggi come ieri, un’accozzaglia di situazioni vero-false per lo più sgradevoli e mirate allo shock exploitation. Un tempo sconvolgente e ributtante, tale da conquistarsi il ban in 46 nazioni, attualmente il suo potenziale è stato ampiamente svilito dalle stesse ragioni che un tempo ne determinarono il successo, ovvero il voyeurismo e la morbosità di cui sopra che hanno reso tanti luoghi del web e dei social ricettacolo di immagini e video più che brutali, il che ha cambiato anche la sensibilità del pubblico, ora capace di affrontare l’orrore con maggior nonchalance. Negli anni ’80, tuttavia, la novità del prodotto, che si giovava dei girati televisivi e non più solo di quelli documentaristici dei primi mondos, fece scalpore e nacquero diversi seguiti ai quali si unirono una serie di accoliti quali: T.V. Sphincter (1987), Traces of death (1993), Death: the ultimate horror (1995), the Many faces of death (1995), Executions (1995), Ultimate death experience (1996), Snuff video: volume red (1997), Paramedics (1997), Brush with death (1997), Final journeys (1998), Banned! In America (1998), Banned from television (1998), Faces of gore (1999). Poi, come detto, si diffuse internet e di questi prodotti non vi fu più necessità. Gli States non compresero mai con esattezza la lezione di Jacopetti e Prosperi (Mondo cane, 1962), sottovalutando il valore di alleggerimento veicolato da certe approssimazioni e dall’ironia dei testi che accompagnavano immagini pur crudissime. La shockumentaristica, invece, spinse per l’arido recupero di materiale video-giornalistico che mostrasse, senza se e senza ma, la morte e il morire. De le Facce della morte, a metà strada fra i mondos e il più squallido shockumentary, un minuto si salva, il minuto dopo no. Ultimo avvertimento: le persone sensibili si tengano ben distanti da questo prodotto e consimili. Seguito da le Facce della morte n.2 (1981), Faces of death III (1985), Faces of death IV (1990), Faces of death V (1995), Faces of death VI (1996), Faces of death: fact or fiction? (1999).
TRIVIA
John Alan Schwartz (? - 2019) dixit: “Quando ho iniziato mi è stata data la possibilità di imparare a conoscere il cinema facendo l'apprendistato con persone molto creative ed esperte. Non credo che esista più, al giorno d'oggi, questa possibilità... almeno non nella stessa misura in cui l'ho sperimentata io” (mubi.com).
⟡ Il regista compare nei panni del leader del culto dei mangiatori di carne, alla fine del film.
⟡ La scena dell’esecuzione capitale sulla sedia elettrica venne realizzata nel loft di un amico dei registi, ispirati da un articolo apparso sul magazine porno Hustler. La schiuma che esce dalla bocca del condannato attraversato dalla corrente era semplicemente dentifricio. In Italia se ne fece un caso nazionale, dato che, il 31 gennaio 1992, il giornalista e presentatore Mino Damato (1937-2010) trasmise sulla rete tivù Telemontecarlo (TMC) questo filmato spacciandolo, in buona fede, per una reale condanna a morte al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica circa la brutalità della pena capitale. A quanto pare, il filmato gli era stato offerto da Amnesty International che poi si dissociò dall’operazione affermando solamente di possedere questo filmato nel proprio database media senza però poter garantire sulla veridicità. Nonostante l’ammissione dell’errore da parte di Damato, la cosa gli costò il licenziamento da TMC il 6 febbraio dello stesso anno.
⟡ Prima del 1980, questo fu il film straniero che incassò di più ad Hong Kong dopo Fog (1980) e l’Impero colpisce ancora (1980).
⟡ Il regista Schwartz, nel febbraio 2012, rilasciò un’intervista alla National Public Radio nella quale affermava che la scena del pasto dei cervelli di scimmia in Egitto fu, in realtà, filmata in un ristorante marocchino localizzato in USA. I protagonisti erano amici del regista, i martelli erano di spugna, le scimmie finte, il tavolo truccato e il cervello realizzato con cavolfiori ricoperti con sangue finto.
Titolo originale
Faces of death
Regista:
Conan Lecilaire [John Alan Schwartz]
Durata, fotografia
85', colore
Paese:
USA
1978
Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
