Comizi d'amore

Voto:

Film documentaristico

LA RECE

Documento-documentario ormai storico di un'Italia che non c'è più ma della quale sanno sopravvivere gioiose sacche di ignoranza e omologazione. Pasolini non è un antropologo né un documentarista imparziale, e lo sa.

Girato da Pasolini che ci mise la faccia come intervistatore, Comizi d'amore è un documentario inchiesta che si pone il fine, con gli strumenti del cinema verità, di illustrare le competenze e, soprattutto, le incompetenze degli italiani degli anni '60 in materia sessuale. La pellicola non parte da punto zero, bensì nasce avendo già il sentore che, probabilmente, gli intervistati di ogni età, latitudine ed estrazione sociale riserveranno tristi sorprese riguardo la propria confidenza con l'argomento sessuale, i tabù e la morale legata a quelli. Pasolini, però, consapevole di essere sere animato da uno spirito pedagogico che lo allontana dalla dimensione del giornalismo asettico e imparziale, si fa scrupolo d'interrogarsi sul suo stesso ruolo, sulla validità del campione intervistato e sulla finalità dell'inchiesta; in questa disanima si avvale della consulenza di Alberto Moravia e del padre della psicoanalisi italiana Cesare Musatti. Il documentario si divide in quattro capitoli, vezzo tassonomico riscontrabile anche in Salò (1975). Nel primo blocco "Grande fritto misto all'italiana", la gente viene intervistata circa i propri gusti sessuali, riguardo il fenomeno del dongiovannismo e sulla nostalgia verso la meno libertina società passata. Interessanti le riflessioni sulla morale appresa e introiettata che pare essere morale originale del soggetto ma, invece, è adattamento: un gruppo di universitari, sicuri del loro affrancamento dai tabù, non sanno dare una definizione di conformismo né trovare radici o motivazioni a tale conformismo. Fra gli intervistati anche volti noti: Peppino di Capri (che non riesce a dire una sola frase sensata), Bulgarelli calciatore del Bologna, Camilla Cederna e Oriana Fallaci. Il secondo blocco, "Schifo o pietà?" s'interroga sul diverso, in special modo sugli omosessuali. Il poeta Ungaretti sostiene che tutti gli uomini sono, in qualche modo, anormali e in contrasto con la natura, quindi infila questa frase che ripaga già da sola la visione: "Io, personalmente, sono un uomo, sono un poeta e, quindi, incomincio col trasgredire tutte le leggi facendo della poesia. Ora sono vecchio, e allora non rispetto più che le leggi della vecchiaia che, purtroppo, sono le leggi della morte". Moravia afferma che le cose che si conoscono non scandalizzano, Musatti, da bravo psicanalista, aggiunge che il conformismo difende dall'istintività. Altra gente in giro per l'Italia dice la sua. Nel terzo blocco, "La Vera Italia", si riflette sulla validità del divorzio. Carrellata da nord a sud. Pasolini s'interroga con Musatti e Moravia sulla validità del campione intervistato, il quale, già per il fatto di accettare di parlare, si autoseleziona. Nel quarto blocco, "Dal basso e dal profondo", si discute della legge Merlin: la maggior parte degli uomini rimpiange le case chiuse; qualche donna, mestamente, dissente. Il film si conclude con l'episodio ricostruito dello sposalizio di una coppia alla quale Pasolini augura che "al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore". Nel complesso, si evince che l'Italia del 1964 era ben lungi dall'essere uno Stato composto da persone consapevoli, soprattutto in campo sessuale: c'era (e c'è) chi si adeguava alla "normalità" pensando che fosse una scelta autonoma; altri che, per ignoranza e povertà di mezzi, avevano ben altre problematiche da sbrogliare. Un po' facciamo rabbia, un po' tenerezza, ma ieri più giustificabili di oggi. Il regista tenta un approccio imparziale ma questo emerge maggiormente nei toni della voce che nelle parole spesso capziose e di guida per alcuni intervistati che si aggrappano alla sua tendenza educativa. Non è difficile comprendere come la Contestazione, che da lì a pochi anni avrebbe preso piede, sarebbe stata uno scossone necessario. Da vedere superando le solite patetiche partigianerie.

TRIVIA

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) dixit: "Non discuto la libertà dei critici di esprimere la loro opinione e il loro giudizio. Discuto sul loro diritto di non capire. Perché questo diritto non lo hanno e, se se lo prendono, mancano del più elementare rispetto per l'autore" (scrapsfromtheloft.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Pier Paolo Pasolini

Durata, fotografia

94', colore

Paese:

Italia

Anno

1964

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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