Creature dagli abissi
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Voto:
Alla deriva per aver finito il carburante sul gommone, il serio Mike (Clay Rogers) e il faceto Bobby (Michael Bon), insieme a Margareth, Dorothy e Julie, salgono a bordo di uno yacht abbandonato che si rivela essere un mezzo di ricerca oceanografica che avrebbe rinvenuto dei pesci che si credevano estinti. Le imprudenti sperimentazioni compiute dagli scienziati si ritorceranno contro i cinque giovani naufraghi.
LA RECE
So bad so god. Quindi, voto tecnico severo ma entusiasmo infantile a mille. Uno spasso per chi sa maneggiare serie B e Z.
Pasticcio tutto italiano della Production Film 82, la stessa dietro Aenigma (1987), anche se il film passa come americano un po' per il cast, un po' per le location fra Roma e la Florida ma, soprattutto, per il titolo estero con il quale è più noto: Plankton. Creature dagli abissi è un guilty pleasure mica male, tantissimo trash ma anche capace di somministrare cose parecchio grottesche, farina del sacco di Passeri, effettista non sopraffino ma efficace. Il film, che apre con un piranha in primo piano lasciando intendere che ci si possa trovare dalle parti tematiche della pellicola del '78 di Joe Dante, sa stregare con un agitato e incomprensibile montaggio, un manipolo di attori pedestri e una sceneggiatura micidiale. Sorprende piacevolmente il fatto che le tre attrici, per tutto il tempo in costume da bagno se non nude, abbiano il seno piccolo, o meglio, naturale, in un decennio, il Novanta, che ha visto affacciarsi gli orrori della mastoplastica additiva. Certo, de gustibus... D'altra parte, la genuina bellezza delle tre giovani viene deturpata da battute alle quali loro devono rispondere sbellicandosi, quali: "Lo sai che differenza c'è fra un fico d'india e una supposta? Prova a infilartelo e poi vedrai la differenza!". C'è anche da accigliarsi per l'idea scientificamente folle che guida il plot: il plankton, trattato con sostanze radioattive, si è trasformato in cellule cancerogene che se vengono a contatto con cellule umane provocano mutazioni. Ebbene sì. Scena clou: Julie, la vergine del gruppo, si decide a copulare con il pessimo Bobby, fascinoso come Tony Manero. Bobby sta a letto a fumare una sigaretta per farsi il fiato buono mentre Julie lo alletta massaggiando un abatjour fallica alla quale si accende la punta. Lui enuncia cose alla Ferradini, poi la umilia dicendole che ormai fa parte del suo gregge e la possiederà quando più ne avrà voglia. Lei si incazza ma, dato che il Teorema è corretto, finisce fra le braccia del ganzo che, tuttavia, contaminato, si trasforma durante la copula in un mostruoso uomo pesce, pur continuando l'attività sessuale. Julie, che tiene gli occhi chiusi per il trasporto, non si accorge di nulla, neanche quando lui le fa colare in bocca della robaccia che lei, evidentemente, scambia per altri fluidi. In seguito, in un'altra sequenza non da poco, Julie deporrà uova di pesce che le straboccheranno dal costume. Impossibile non rimanere incantati per queste ed altre follie (il vomito con gli scarabei, l'assistente vocale in bagno che consiglia di usare le dita se finisce la carta igienica, ... ) innestate in una trama che, almeno nella prima parte, gioca l'intrigante carta della ghost ship, la nave fantasma che i protagonisti devono esplorare per capire in che trappolone si siano andati a cacciare. Il buon cinema è, chiaramente, da tutt'altra parte (come dimostrano anche gli effetti visivi dell'esplosione finale) eppure Creature dagli abissi diverte e, grande pregio, non annoia, pur approssimandosi alla serie-Z. Attori, registi, sceneggiatori sono, non incomprensibilmente, finiti nel dimenticatoio, insieme a un film passabile solo per chi ha capito bene cosa stia per guardare.
TRIVIA
Victor Trivas (1896-1970) dixit: “Non riesco a immaginare un cinema indipendente. Il film è un prodotto industriale che deve trovare la sua strada verso il consumatore. I film sono fatti per loro, quindi soprattutto devono essere accessibili alle masse. In caso contrario, ha fallito sia dal punto di vista sociale che commerciale. Il regista deve cercare di trovare la vera connessione tra sé e il pubblico” (cinegraph.de).
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Alvaro Passeri
Durata, fotografia
86', colore
Paese:
Italia
1994
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
