Delirio caldo
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Voto:
Herbert Lyutak (Mickey Hargitay) uccide una giovane donna trovata in un bar. Tornato a casa non finiscono i problemi, visto che il suo matrimonio con Marcia (Rita Calderoni) non decolla a causa della sua impotenza. Marcia, però, ama alla follia il marito e gli sta a fianco anche quando intuisce che lui è il colpevole degli omicidi avvenuti nella zona. Eppure, anche quando Herbert è trattenuto dalla polizia, i brutali omicidi proseguono. Chi è, dunque, il colpevole?
LA RECE
Polselli dice la sua in ambito di giallo argentiano, e lo dice a modo suo, ovvero iniettando sleaze nel racconto peraltro anche ben reso dal comparto attoriale.
Contributo di Polselli allo spaghetti giallo. Anche in questa sua incursione nel genere, però, il regista non rinuncia alla preponderanza dell'elemento sessuale che tempestava il suo gotico, benché, qui, i nudi siano limitati e il plot abbia un suo perché. Delirio caldo è un giallo con discreti omicidi e momenti di dramma familiare di qualche interesse ma anche elementi trash che inficiano il risultato globale; soprattutto il finale, forte dell'elemento lesbo, pare la summa di una logica da soap-opera. Il viso teso e belloccio di Hargitay e quello mellifluo e lunatico della Calderoni non sempre riescono a essere convincenti, sebbene vada apprezzato l'evidente impegno di dare spessore ai personaggi, il meglio riuscito dei quali è il Crocchetta (Tano Cimarosa), balordo più scaltro e coraggioso degli inquirenti. Un altro problema è la tensione che non riesce mai a decollare nonostante molti momenti siano stati costruiti per sollecitare brividi e soprassalti. Non si può, d'altronde, rimanere pienamente soddisfatti, e seri, d'innanzi a un film in cui si compiono "indagini di carattere metereopsichico". Predilezione per l'eros in diverse salse (dal sadico al lascivo), sequenze oniriche e il rifiuto di giocare secondo le regole canoniche del giallo, fanno di Delirio caldo un prodotto sui generis anche di buone potenzialità trash. Questo è Delirio caldo e questo è Polselli che si riconferma uno degli artigiani del cinema con più estro e meno rigore. A Rita Calderoli, peraltro, piacque molto: “Polselli era visionario, creativo, realizzava film difficili, per un pubblico ancora non pronto. […] All’epoca non venivano realizzati ancora film così duri, Polselli era troppo avanti per l’epoca e non aveva una distribuzione efficace. Le storie erano belle, anche la sceneggiatura, prendeva attori bravi e importanti, però dopo aver terminato il film, usciva in sordina e non aveva un gran riscontro di pubblico. Erano bei film ma non ebbero una grande diffusione” (Iachetti, 2017). Consigliato solo allo zoccolo duro.
TRIVIA
Renato Polselli (1922-2006) dixit: “Mi dava fastidio sentir dire che Carlo Marx era osceno e non era osceno, invece, il cardinale che rubava i soldi. Mi dava fastidio sentir dire che Galileo Galilei era un turpe individuo e doveva morire accecato per dire che era vero non quello che lui aveva scoperto ma quello che diceva la congrega dei cardinali” (nocturno.it).
⟡ Il prologo del film verrà recuperato da Polselli ed utilizzato come flashback per il rimontaggio di Quando l'amore è oscenità, ovvero Oscenità (1979).
⟡ Le versioni estere del film variano per minutaggio e montaggio. In quella per il mercato anglofono sono state aggiunte, da Polselli stesso, delle immagini della guerra in Vietnam; la cosa non c'entrava nulla ma ciò seguì a una richiesta dei distributori, visto che al tempo si trattava di un argomento scottante. Nella versione francese, invece, sono state inserite scene hard.
⟡ Il film verrà ridotto a fotoromanzo nella rivista erotica Cinesex (1/1972).
Regista:
Ralph Brown [Renato Polselli]
Durata, fotografia
102', colore
Paese:
Italia
1972
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
