Doom generation
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Voto:
La cruda Amy Blue (Rose McGowan) e il suo dolce fidanzato Jordan (James Duval) incontrano il magnetico e pericoloso Xavier (Johnathon Schaech) che li trascina in avventure sempre più pericolose. Dopo un casuale omicidio, i tre fuggono on the road braccati da questo o quello che li vorrebbero morti. Intanto, fra i tre si intrecciano legami affettivi molto particolari.
LA RECE
Dramedy autoriale sul maledettismo giovanile. L'ironia salva il dramma dal prendersi troppo sul serio. Scene shock per un pubblico che, comunque, Araki non lo guarderà mai. Un po' scult.
Seconda istallazione, ed episodio più famoso, della trilogia Teenage Apocalypse, creata del nippo-americano Gregg Araki, iniziata con Totally fucked up (1993) e proseguita con Nowhere (1997). Araki abbandona temporaneamente il queer cinema underground per dipingere a tinte forti il quadro della generazione X, una generazione, come da titolo, dannata, desiderosa d'amore ma destinata all'infelicità poiché inserita in un ecosistema spietato. Sarà vero? Oppure può essere che alcuni film capitalizzano e drammatizzano programmaticamente il mal di vivere del giovane che, per sua natura, non si sente mai pienamente compreso e trova nel road-fucking-street-movie quella rabbia finalmente e non finemente rappresentata? Araki gioca di sponda e non realizza un film documentaristico sulla gioventù ma crea una distorsione di una distorsione e la rimpinza di suggestioni fumettistiche, scene splatter, pezzi trash e oggetti kitsch. Doom generation è un film disincantato, cinico nei confronti della gioventù però passata attraverso i magli dell'arte, ribattuta, forgiata affinché lo schifo coesista con il bello, lo stupido con il saggio e il dramma con la comicità. Prendere Doom generation come un film che descriva la Generation X è come pensare che la società del XV secolo fosse composta di persone deformi e infernali come quelle ritratte da Hieronymus Bosch. Araki parte da una base godardiana (Fino all'ultimo respiro, 1960) per contorcersi in evoluzioni verbali tarantiniane, in visioni weird lynchiane, in configurazioni sessuali promiscue, il tutto incartato in una colonna sonora martellante. È la solita storia di tre anime perse in cerca del proprio destino: una donna che accoglie lo spettatore dandogli dello stronzo ma, nell'evoluzione, si rivela sensibile e bisognosa d'affetto non meno di un'innocente scolaretta della quale vorrebbe essere la truce nemesi. Il duro, magnetico e ambiguo Xavier che viene accolto dalla coppia Amy-Jordan come fosse un bambino problematico adottato. Lo smidollato Jordan, una sorta di Keanu Reeves senza palle che si sente "come un criceto nel culo di Richard Gere". Sulla strada kerouachiana, il regista intesse il suo racconto sul maledettismo giovanile, su questi tre ragazzi che vogliono spiegare le ali al vento ma finiscono per realizzarsi solo all'interno di piccole stanze in un abbraccio corale mentre, fuori, il mondo li vuole morti. Più accessibile rispetto ad altri lavori, Araki non rinuncia a un'ironia che salva il dramma dalla stucchevolezza che avrebbe assunto se si fosse preso troppo sul serio. L'impatto trasgressivo e violento del film è direttamente proporzionale alla castità dello spettatore, poiché chi è aduso a guardare film di un certo tenore non si stupirà per questo ennesimo lavoro sulla gioventù bruciata né girerà la testa quando Xavier, dopo essersi masturbato, si mangerà il proprio sperma. Per dirne una. Che poi questa sia vera trasgressione o, piuttosto, un modo di rappresentare la trasgressione in maniera cheap per far esclamare "che schifo" alle anime candide, è una questione fra Araki e la sua onestà intellettuale. Comunque, film che si vede che si sforza di diventare cult e, come succede in questi casi, non ci riesce.
TRIVIA
Gregg Araki (1959) dixit: “Questo è ciò a cui ho sempre aspirato con i miei film: non sono per tutti e alcuni sono polarizzanti - ho sicuramente i miei fan e i miei detrattori - ma le persone che colgono il senso dei miei film lo colgono davvero. Per me, come artista, è il massimo che posso chiedere” (vice.com).
⟡ Per il ruolo di Amy Blue fu inizialmente ingaggiata Jordan Ladd (Cabin fever, 2002; Grace, 2008) ma sua madre Cheryl Ladd, la Kris Munroe delle Charlie's Angels (1977-1981), vietò che sua figlia recitasse nel film di Araki. Ecco perché nei titoli di coda si può leggere: "Nessun ringraziamento a Cheryl Ladd".
⟡ Nei credits finali si legge: " Photographed on locations in hell”; "Go out and buy the fucking soundtrack"; "A Heterosexual Movie by Gregg Araki".
⟡ Nel film ricorre la satanica cifra 666: quando si compra qualcosa, nei numeri civici, nella media scolastica di Amy.
⟡ Ogni volta che i protagonisti usano l'accendino a teschio, la fiamma è di colori differenti: quando lo usa Jordan la fiamma è blu, quando lo usa Xavier è rossa e quando lo usa Amy è arancione.
⟡ I nomi dei due fidanzati, Amy e Jordan, s’ispirano al fumetto underground di Mark Beyer "Amy and Jordan" in cui una coppia si trovava spesso in terribili e grottesche situazioni.
Titolo originale
The Doom Generation
Regista:
Gregg Araki
Durata, fotografia
85', colore
Paese:
USA; Francia
1995
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
