the Elephant man
Voto:
Basato sulla vera storia di Joseph “John” Merrick, londinese del XIX secolo, affetto da neurofibromatosi (o sindrome di Proteo) e quindi assai deforme. Il dottor Treves (Antony Hopkins) trova Merrick (John Hurt) in un circo ambulante, mentre il padrone de "l'Uomo Elefante" pubblicizza alla folla il fenomeno da baraccone. Impietosito e scientificamente incuriosito, Treves porta Merrick in ospedale. Il poveretto, che sembrava ritardato oltre che deforme, si rivela, contro tutte le previsioni, un gentiluomo. La sua deformità, tuttavia, è tale da rendergli impossibile una vita normale e, anche per l'alta società londinese, Merrick rimane essenzialmente un fenomeno da ba-raccone. Le cose vanno per il peggio quando il suo ex-padrone lo rapisce per riportarlo alla schiavitù della vita circense.
LA RECE
Uno dei drammatici culto per grandi e piccini. Film praticamente perfetto in ogni sua parte, ivi compreso un bianco e nero controcorrente in un decennio di colore feroce. Vedere e rivedere.
Cult personale mio e di moltissimi altri, fra i quali, così si diceva, Michael Jackson. Film di una delicatezza e di una drammaticità rara. Passò inosservato e, passa tutt’oggi in secondo piano, il fatto che the Elephant man venne prodotto da Mel Brooks, uno dei re della risate di quegli anni, il quale ebbe l’acume di credere in un progetto girato in bianco e nero nel 1980 dal regista del bizzarrissimo Eraserhead (1977) che sarebbe costato 250 volte più di quest’ultimo film, e che pochi immaginavano che potesse risultare in una pellicola così amabile. Mel Brooks non fece comparire il suo nome nei credits (si legge solo Brooksfilms) onde evitare che il pubblico fraintendesse i toni del film conoscendo i suoi precedenti lavori comici. Brooks diede il ruolo femminile principale a sua moglie Anne Bancroft e piazzò alle musiche John Morris, di ruolo per i film di Brooks; quest’ultimo ebbe l’idea di usare l’Adagio di Barber ben prima che Oliver Stone lo facesse diventare famoso con Platoon (1986). A differenza di Eraserhead, oggetto di culto solo per critici e amanti del bizzarro, the Elephant man difficilmente non conquista il cuore dello spettatore comune. Rispetto ad altri soggetti incentrati sulle drammatiche sorti di una persona non graziata dal destino, pellicole non di rado ricche di umanità ma non brillanti nel comparto tecnico, l’Uomo Elefante di Lynch sembra non mancare di nessun elemento: la storia, la splendida fotografia curata dal pluripremiato Freddie Francis regista di tanto british horror, il tocco visionario di Lynch, gli attori, il sentimento empatico verso questo sfortunato essere umano che, per la prima mezz'ora del film, non viene mai mostrato, bensì viene mostrata la reazione della gente nei suoi confronti. La novità di questo "mostro" cinematografico non fu, quindi, la paura che avrebbe potuto suscitare ai coprotagonisti e allo spettatore, così come avveniva con i più noti mostri del cinema, ma il timore che Merrick stesso ha di intimorire e disgustare gli altri. L'Uomo Elefante, inoltre, non smette mai di essere "monstrum", fenomeno della natura: se al circo sarà vittima di sguardi di disprezzo, agli occhi dell’alta società, Merrick apparirà comunque una creatura deforme da scrutare con curiosità a vantaggio, ancora, di un voyeurismo morboso e, alternativamente, pietistico che si sospetta essere più utile a chi lo prova che a colui al quale è diretto, in modo, cioè, da sentirsi persone migliori. Alla riuscita generale concorrono il soggetto, una triste fiaba umana da tutti assimilabile, la succitata fotografia di Francis ricca di contrasti con luci tenui e sfondi cupi e indefiniti, il background registico di Lynch rintracciabile soprattutto nell’incipit, a metà film e nel finale cosmico (che verrà riproposto in una Storia vera, 1999) e, non ultima, anche l’eccellente prova attoriale offerta sia da Hopkins sia da Hurt che riesce a trasmettere sentimento nonostante il pesante trucco al viso; non da meno, il crudele e alcolizzato Freddie "Bytes" Jones, e dolcissime le interpretazioni femminili, sia della Bancroft sia di Hannah Gor-don nei panni della moglie del medico. Di fronte a tanta bellezza, l’Accademy, macchiandosi l’anima, candidò il film a otto premi Oscar e non gliene assegnò nemmeno uno. Il tempo, galantuomo, ha saputo ridefinire the Elephant man una pellicola indimenticabile e imperdibile, cosa che non si può dire di Gente comune che, quell’anno, vinse l’Oscar come miglior film.
TRIVIA
⟡ Il regista Lynch, all'inizio, aveva provato a realizzare da sé il make-up per la maschera dell'uomo elefante ma non ne era stato capace.
⟡ La storia è tratta dalle memorie di sir Fredrick Treves e di Ashley Montagu. Nello scrivere questo testo, Treves cambiò il nome di Merrick da Joseph a John; il vero nome dell'uomo elefante è noto grazie ad alcune lettere scritte dal medico stesso. Non si è mai saputo perché, nelle sue memorie, Treves avesse optato per cambiargli il nome ma non il cognome, elemento ben più identificativo. Ecco i dati sul vero uomo elefante. Joseph Carey Merrick, nato a Leicester, Inghilterra, 5 agosto 1862; morto al Royal London Hospital l'11 aprile del 1890 all'età di 27 anni. Dopo la morte di Merrick, alcune parti del suo corpo furono prese e conservate: alcuni organi interni, calchi della testa, un braccio, un piede. Tutti gli organi e gli arti furono distrutti nei bombardamenti tedeschi avvenuti nella Seconda Guerra Mondiale; i calchi, però, "sopravvissero" e sono custoditi al London Hospital. Il make-up applicato a John Hurt, che abbisognava di sette e a volte dodici ore per essere applicato, fu modellato partendo dallo studio di quei calchi. Il primo giorno di riprese, dopo che Hurt si dovette tenere sulla testa lo scomodissimo trucco, l'attore telefonò alla moglie e le disse: "Penso che alla fine siano riusciti a farmi odiare il lavoro di attore".
⟡ Commovente la scena in cui Treves/Hopkins vede per la prima volta Merrik: all’attore cade una lacrima, verissima. Hopkins ha pensato al proprio padre malato per aiutarsi a piangere.
Titolo originale
Id.
Regista:
David Lynch
Durata, fotografia
123', b/n
Paese:
USA
1980
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
