Gatto nero (black cat)
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Voto:
Il tanatofilo prof Robert Miles (Patrick Magee) entra in contatto medianico con l’aldilà ma anche con un gatto nero che lui crede di controllare e che, invece, fa emergere nello studioso il Male assoluto. Ad indagare, la fotografa Jill (Mimsy Farmer) e l’ispettore Gorley (David Warback).
LA RECE
Film non pessimo ma che stenta a raggiungere il quid. Poco energico e con un cast che non combina. Buone le musiche di Donaggio.
Fulci torna alla sua passione per Edgar Allan Poe esplicitata già nel finale di Sette note in nero (1977) e chiede a Biagio Proietti di dilatare in modo assai creativo il breve spunto dello scrittore statunitense. Il cast, che comprende anche Al Cliver, Dagmar Lassander e Daniela Doria, non è nemmeno malaccio e ogni parte che compone il film funziona a sufficienza ma gli ingredienti, insieme, non riescono a lievitare, e Gatto nero finisce per essere quasi unanimemente giudicato come uno dei figli meno brillanti del regista dal quale ci si sarebbe aspettati qualche graffio più profondo e non una fiera di primissimi piani stralunati da gialletto iberico. Sarà che il film venne realizzato da Fulci per fare un favore al produttore Giulio Sbarigia, quindi senza troppo slancio; o, magari, per le tensioni sul set, come testimonia lo stesso regista: “Nel film c’era anche Patrick McGee, un attore alcolizzato che aveva fatto Arancia meccanica ed è l’unico uomo che tentai di picchiare. McGee era allora alla fine della sua carriera e mentre giravamo insultava la segretaria di edizione, in inglese: “Puttana, tu stai lì seduta con le cosce aperte…” e cose così. A un certo punto non ce l’ho fatta più e ho finito per mettergli le mani addosso” (Nocturno dossier 3, 2003). Chissà cosa ne sarebbe stato del film se avesse accettato l’ingaggio Donald Pleasence nei panni di Miles, o Peter Cushing che rifiutò la parte poiché il nome di Fulci era sovente connesso allo splatter. Non pessimo e buone le musiche di Donaggio ma lontano dalla memorabilità.
TRIVIA
⟡ Fulci, come suo solito, fa un’apparizione nel film e, come quasi sempre, nei panni di un medico.
⟡ Dagmar Lassander, Lilian nel film, fu quasi uccisa nella scena dell’incendio, poiché un muro scenografico le crollò addosso. I problemi, tuttavia, non si limitarono alla scenografia: “Sì [Fulci] era sadico: aveva la mania che le cose dovevano essere serie, vere, autentiche… In Inghilterra ha preso una secchiata di vermi e li ha messi sul corpo a un’attrice. Io l’ho guardato e gli ho detto: “Lucio, ma perché metti su questa poveraccia i vermi? Non ho capito…” “Ah - dice - sai, la cosa mi viene più vera… deve essere così” “Ma stai scherzando?!” (Nocturno dossier 36, 2005).
Regista:
Lucio Fulci
Durata, fotografia
92', colore
Paese:
Italia
1981
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
