Sette note in nero
Voto:
Donna dal passato traumatico, Virginia (Jennifer O'Neill) ha una visione mentre, in macchina, attraversa un tunnel autostradale: una donna viene aggredita e murata viva. Tornata a casa e ripresasi dallo shock, Virginia si rammenterà d'aver percepito nella visione uno specchio che compare anche in una camera di casa sua. Eppure qualcosa non torna: nella visione c'era un buco nel muro...
LA RECE
Fulci confeziona un giallo paranormale senza sangue che sfida le convenzioni argentiane, trasformando premonizioni e carillon inquietanti in un perfetto incastro narrativo. Uno dei migliori giallos di casa nostra.
Uno dei migliori gialli all'italiana e uno dei migliori film nella cinematografia fulciana nacque dall'elaborazione di suggestioni diverse. Il primo soggetto fu recuperato dal romanzo "Terapia mortale" (1973) in cui l'autore, il critico cinematografico Vieri Razzini, fondeva l'elemento giallo con quello paranormale recuperando l'intuizione che Richard Matheson ebbe per "Io sono Helen Driscoll" (1958) trasposto al cinema da David Koepp con Echi mortali (1999). Se a questo riferimento letterario va aggiunto anche "il Cuore Rivelatore" e "il Gatto Nero" di Edgar Allan Poe, da un punto di vista cinematografico il riferimento è Profezia di un delitto (1975) di Chabrol con la premonizione dell'omicidio di una donna. Non premiato ai botteghini del tempo da un pubblico progressivamente più attento allo splatter, quindi pronto ad accogliere il nascente slasher, l'esangue Sette note in nero diverrà, negli anni e giustamente, un film culto sia perché prova provata della capacità di Fulci di tenere sotto controllo la materia orrorifica (lui così spesso graficamente esplicito), sia per il coraggio di evitare gli ormai rodati meccanismi del giallo argentiano per costruire, invece, un racconto di atmosfera, onirismi e (para)psicologia che rimanda a quella "dimensione altra" leitmotiv del regista (...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà, 1981). Elegante nel suo essere privo di sangue, a differenza di molti altri prodotti fulciani, Sette note in nero apre, tuttavia, le danze con una scena graficamente forte con la quale il regista fa il verso a se stesso (Non si sevizia un paperino, 1972) e imprime alla pellicola un'aura "unheimlich", proprio per quella morte resa con un effetto speciale scadente però efficacissimo nel trasmettere una qualità perturbante. Racconto di un destino che deve compiersi, Sette note in nero progredisce in modo originale tramite una narrazione riflettente la condizione mentale della protagonista, un'intensa e splendida O'Neill (Scanners, 1981), e rivelandosi un perfetto gioco di incastri in cui ogni cosa, ogni particolare, trova, alla fine, una logica collocazione. Girato fra l'Italia e l'Inghilterra (Dover), il film respira, da quest'ultima location, una misurata ed algida atmosfera da whodunnit britannico, ma mai noioso, finendo per proporre genialmente una soluzione di tale ovvietà da essere scartata dallo spettatore. Gotico moderno equidistante sia da Argento sia dal Fulci visivamente feroce, Sette note in nero marcia sobrio e rarefatto al ritmo dell'inquietante tema musicale composto da Fabio Frizzi, scontentando solo gli spettatori intolleranti al vintage e coloro che proprio non riescono a digerire una certa approssimazione effettistica che, comunque, non inficia uno dei capisaldi del giallo-thriller italiano anni '70. Le sette note suonate dal carillon sono un dono alla posterità.
TRIVIA
L'attrice Jennifer O'Neill (1948) si è sposata nove volte con otto mariti; uno l'ha sposato due volte. L'ultimo matrimonio, quello col produttore musicale Mervin Sidney Louque, Jr. contratto nel 1996, dura tuttora, cioè più di quanto siano durati gli altri otto matrimoni messi insieme. Questo ci dice Jennifer O'Neill: "Ci tenevo molto ad essere una buona attrice e, nel corso degli anni, ho imparato ad esserlo. Ma non è stata quella la mia principale forza motivazionale nella vita, lo è stata la mia spinta per le relazioni. Il valore di lasciar andare una grande offerta di lavoro per il bene di un matrimonio non è mai stato sentito in America. Non ho preso decisioni popolari. Non mi sono mai trasferita ad Hollywood. Non mi sono mai spogliata per recitare. Hollywood non mi ha mai posseduto. Il mio bisogno d'amore mi ha posseduto" (IMDb.com)
⟡ Fulci, che riferisce di aver avuto sempre un ottimo rapporto con le attrici che hanno lavorato nei suoi film, fa della O'Neill un'eccezione: "Era una pazza assoluta" (Nocturno dossier 3, 2003).
⟡ Tarantino omaggerà le sette note suonate dal carillon facendole sentire in Kill Bill vol.1 (2003).
⟡ Di questo film è stato fatto un remake in India nel 1991 dal regista Partho Ghosh: 100 Days.
⟡ Nei primi anni 2000, Quentin Tarantino aveva annunciato che avrebbe girato un remake di questo film con protagonista Bridget Fonda; il progetto non andò mai in porto.
⟡ Fulci cita se stesso non solo con Non si sevizia un paperino. Come in una Lucertola con la pelle di donna (1971), la protagonista si nasconde in una chiesa per sfuggire a un inseguitore ma viene tradita dal suono del suo orologio, mentre nel film del '71 si trattava di un organo.
Regista:
Lucio Fulci
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
Italia
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
