... E tu vivrai nel terrore! l'Aldilà
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1927, Louisiana. Alcuni uomini arrivano in un hotel dove soggiorna un pittore, e lo uccidono. 1981, lo stesso hotel è ora proprietà ereditata da Liza (Catriona MacColl) che incontra Emily (Cinzia Monreale). Quest’ultima incontra una strana ragazza cieca che la esorta a lasciare quella maledetta abitazione e a tornare a New York. Bizzarri accadimenti nell'obitorio del paese in cui lavora il dottor John McCabe (David Warbeck), e la scoperta del Libro di Eibon, portano a scoprire che quell'hotel fu costruito sopra una delle sette porte dell'Inferno.
LA RECE
Horror gustosamente immaginifico forse, a detta dello stesso regista, un po' sopravvalutato. Tuttavia, qui, Fulci mostra di non essere solo dedito all'artigianato splatter ma esprime una vena autoriale (pur con tanti rimandi altrui) interessante. Poca, però, la paura.
Uno dei più noti horror di Fulci, amichevolmente nominato dai fan con onomastica sintetizzata l’Aldilà. Non il suo horror migliore, anche per le pressioni dei distributori tedeschi che imposero la coda zombesca, e da Fulci stesso considerato un po’ sopravvalutato dagli appassionati ma, sicuramente, una pellicola in cui la poetica del Nostro assume una dimensione onirica e l’orrore prende forma più indefinita soprattutto nella scena finale che esprime "l'abbacinante, astratta purezza dell'idea stessa dell'orrore, il Nulla" (Davide Pulici). Parte di un trittico iniziato con Paura nella città dei morti viventi (1980) e concluso dal (per me) superiore Quella villa accanto al cimitero (1981), l’Aldilà è una rilettura di Inferno (1980) di Argento e, come quello, non solo incentrato su uno pseudbiblion, qui il Libro di Eibon, ma apologia del primato dell’immagine sulla narrativa e la sua coerenza. Certo, non tutto entusiasma fra leggerezze recitative e scivoloni superficiali come la pistola coi proiettili infiniti del dottor John nonché citazionismi (Shining per l'idea della camera maledetta numero 36, Suspiria per la scena dell'attacco del cane) che mal s’addicono all’autorialità con la quale sembra essere stato pensato un film di notevole potenza immaginativa, in cui l’orrore assume quota metafisica. Del film si è scritto di tutto, anche per le affinità di Fulci al Teatro della Crudeltà di Artaud, e ben vengano le esegesi dotte. All’appassionato più sanguigno, invece, bastino i truculenti effetti Giannetto De Rossi che qui ha modo di sbizzarrirsi (la stranota esplosione cranica della bambina) senza dimenticare il leitmotiv fulciano, la deorbitazione, patita da diversi personaggi nel film, che per Fulci, in un omaggio surrealista e dadaista, equivaleva alla perdita della ragione. Lento ma dilagante, piacevolmente destrutturato e criptico, l’Aldilà è, di certo, pur accettando una certa sensazione di incompiutezza, uno degli zenit visivo-concettuali di Fulci; se la parte conclusiva sembra un'indicazione troppo risaputa, basta indirizzarsi alla scena della strada deserta dove Liza incontra la ragazza cieca. Coadiuva Fabio Frizzi con un tappeto musicale funzionale e mai sopra le righe. Fulci dimostrò di non essere un semplice manovale dell’horror dedito all’effettaccio e al bric-a-brac, come se non l’avesse già fatto tempo addietro con una Sull’altra (1969), Sette note in nero (1977) e Non si sevizia un paperino (1972), quest’ultimo il suo vero capolavoro.
TRIVIA
Così Catriona MacColl ricorda David Warbeck: “David era adrenalina pura, per lui il cinema era andare ai party, fare i party, organizzare party. A lui non importava niente di niente di quello che faceva, di girare horror movie o film sui cannibali o commedie sexy. L’ho amato tanto per questo. Non gli interessava minimamente la sua carriera, penso che sapesse bene chi fosse e cosa potesse dare. Sapeva di avere questo look alla James Bond, di essere fotogenico e che la macchina da presa lo amava; non si sentiva un grande attore, non si sentiva un Anthony Hopkins, ma sapeva come prendere quello che la vita gli aveva offerto e usarlo. Non era per niente stupido e quando ha visto questa possibilità di fare cinema in Italia, l’ha presa al volo” (Nocturno 109, 2011).
⟡ Nella scena finale dell'Abisso, la sabbia copre dei corpi sdraiati a terra. Quelli erano veri corpi nudi di senzatetto che furono convinti a prestarsi per quella scena in cambio di alcolici.
⟡ Fulci aveva l’abitudine di affibbiare a tutti un soprannome. Cinzia Monreale si guadagnò il nomignolo “La Volpina di Pomerania”, che poi è una razza di cane noto anche come Spitz tedesco nano; la chiamò così poiché Cinzia era piccola e magra.
⟡ Fulci fa una delle sue classiche comparsate: è il bibliotecario che va a mangiare subito prima che l'architetto venga attaccato dai ragni. Lo si vede anche una seconda volta, quando David Warbeck risponde al telefono nel lo-cale Jazz: Fulci viene riflesso dallo specchio alle spalle dell'attore.
⟡ Il commento del DVD degli attori Catriona macColl e David Warbeck fu registrato due settimane prima della morte di Warbeck a causa di un cancro. Nel commento, l'attore parla della sua malattia.
⟡ Fulci aveva in mente Tisa Farrow per questo film. Tisa aveva recitato nel suo Zombi 2 (1979) ma nel 1981 la donna aveva già abbandonato la carriera di attrice.
⟡ Questo film non fu mai visto negli USA nella sua versione integrale fino al 1998, quando La Rolling Tunder Pictures di Tarantino, in associazione con la Grindhouse Releasing di Bob Murawski, si procurò il master originale e restaurò il film facendolo proiettare in show notturni in città selezionate. Inoltre, Murawski usò una ripresa di questo film nella sequenza dell'incubo indotto dal morso di ragno nel film Spider-Man (2002) di Raimi.
⟡ In effetti, l’Aldilà è il titolo tronco con il quale il film venne diffuso in una versione italiana però poco vista.
Regista:
Lucio Fulci
Durata, fotografia
86', colore
Paese:
Italia
1981
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
