Una sull'altra
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Voto:
George (Jean Sorel), che intrattiene una relazione aperta con l’amante Jane (Elsa Martinelli), eredita la fortuna della moglie defunta Susan Dumurrier (Marisa Mell). In un night con Jane, l’uomo nota una spogliarellista, Monica Weston (Marisa Mell), identica alla moglie defunta. Che Susan non sia morta davvero?
LA RECE
Fra thriller hitchcockiano e noir americano, Fulci gioca con identità multiple e flashback ingannevoli, Il décor e il lavoro dei costumisti fanno il resto per esaltare le atmosfere pop. Uno degli apici autoriali di Fulci prima del grande salto nello splatter.
Film sofisticato e di una certa incisività nello sviluppo del giallo all’italiana, Una sull’altra cede a Dario Argento, a un passo da l’Uccello dalle piume di cristallo (1970), le violente psicopatologie baviane di Sei donne per l’assassino (1964) allungando, invece, le radici verso i Diabolici (1955) di Clouzot, il Dolce corpo di Deborah (1968) di Guerrieri, a Doppia faccia (1969) di Freda, la Donna che visse due volte (1958) e Marnie (1964) di Hitchcock. Fulci vola a San Francisco e ricostruisce là le atmosfere pop modaiole di Blow-Up (1966) di Antonioni, con due protagoniste che fanno a gara a chi ha le espressioni più svogliate e stronze. Vince, a mio modesto parere, la Martinelli, strepitosa con i capelli corti, una spanna sopra Marisa Mell, comunque in gran spolvero, a buona distanza da un Jean Sorel, pescato dalla pellicola di Guerrieri, che naviga il set con espressioni di scarsa efficacia. Funziona, invece, l’intreccio che passa dalle dimensioni melodrammatiche della coppia aperta George-Susan, al gioco dei depistaggi che arriva a farsi particolarmente confuso se lo spettatore non presta la dovuta attenzione. La doppiezza dei personaggi, rappresentata con eleganti split-screen, chiaroscuri ammiccanti e zoomate sugli occhi mediate dal western di Leone, lasciano anche il posto a i primi cenni fulciani di “orrido”, con l’incursione nell'obitorio ad anticipare quello che sarà stile e sostanza dei lavori a venire del regista. Misurato come raramente lo sarà nei suoi successivi film, Fulci gira San Francisco nelle sue zone più iconiche, arricchisce con lo score Jazz di Ortolani, si esibisce in nudi eleganti di sensualità vintage attirandosi i bronci della censura. La Mell, pur non convincendo del tutto, diventa immagine-icona per quello slip con occhi e ciglia visto in giro per riviste e siti internet più di quanto il film stesso sia stato visto. Anche questo fa cult. Piace molto agli amanti del cinema di genere italiano vintage; risulterà vecchiotto per le nuove leve ma nessuno può negare il fascino delle soluzioni estetiche e di abbigliamento.
TRIVIA
⟡ I reali dipendenti del carcere di San Quintino, ad esempio boia e cappellano, appaiono come comparse nel film.
⟡ Fulci compare nei panni di un grafologo della polizia.
Regista:
Lucio Fulci
Durata, fotografia
108', colore
Paese:
Italia, Francia, Spagna
1969
Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
