Sei donne per l'assassino

Voto:

Le dipendenti dell'agenzia di fotomodelle Black Lace sono prese di mira da un misterioso assassino. Una delle vittime aveva fatto una terribile scoperta e l'aveva annotata nel suo diario personale. Chiunque delle donne possieda questo diario è in serio pericolo.

LA RECE

Bava inaugura lo spaghetti giallo, introducendo elementi fondamentali del genere: violenza espressiva, killer mascherato, soggettiva dell'assassino e armi insolite, influenzando profondamente Argento e il cinema internazionale. Il regista trasforma il whodunnit classico in un'esperienza principalmente visiva, dove scenografie elaborate e cromatismi sgargianti riducono i personaggi a oggetti intercambiabili in un universo irreale e moralmente corrotto. Must.

Primo giallo a porre le basi una certa violenza espressiva nelle scene di sangue, la psicopatia come variabile dirimente, il killer di nero vestito, la soggettiva di quest'ultimo, armi insolite, l'inutilità della polizia rispetto alle indagini, un ruolo peculiare per le donne. E si tratta ancora una volta di Mario Bava, lo stesso geniale cineasta che, dopo il quintessenziale gotico la Maschera del Demonio (1960) e il seminale fantascientifico Terrore nello spazio (1965) aveva inaugurato, con la Ragazza che sapeva troppo (1962), una nuova narrativa gialla, rielaborando le meccaniche del whodunnit più classico. Si trattò, per Bava e per lo sceneggiatore Marcello Fondato, di un pretesto per attentare nuovamente agli stilemi del giallo classico, finendo per fare di Sei donne per l'assassino, certo inconsapevolmente, un punto di riferimento per la poetica argentiana lì a venire (l'Uccello dalle piume di cristallo, 1970) e, quindi, porre le basi di un intero genere e di tanti registi anche internazionali: il diario segreto descritto in Twin Peaks (1990-'91), ad esempio, o la scena della vasca da bagno in Kundun (1997) di Scorsese. L'Atelier della morte, questo il titolo del primo soggetto di Fondato, viene reinterpretato da Bava, liquidando le verbosità e le inerzialità tipiche del giallo, e decidendo, invece, per la supremazia degli ambienti, del décor e dei colori. Questa esaltazione della scenografia (di Arrigo Breschi), degli oggetti che la compongono e delle luci, non solo va a proiettare il racconto in una dimensione irreale ma porta (notazione importante anche sul piano psicosociale) ad una reificazione dei personaggi che abitano questi ambienti, ridotti a cose antropomorfe, appaiate in scena ai manichini, ed eliminabili e distruttibili senza troppi problemi, marionette per gli occhi voyeuristici dello spettatore, per le morbose finalità del killer a propria volta anonimo nel suo look e "doppio", quindi intercambiabile. Ne consegue coerentemente che su un oggetto sia possibile scatenare una furia che teatralizza la morte, ne fa abito da sfilata, o spettacolo voyeuristicamente e sadicamente erotizzato. Una vittima viene uccisa con un guanto di ferro corredato di punte, un'altra viene annegata e finita a colpi di rasoio, una terza finisce col volto contro una stufa bollente. Così, un Bava sperimentale mischiò soluzioni visive tipiche di un vecchio modo di fare cinema (il cartello che si stacca a causa del vento) mescolandole a nuove suggestioni, non permettendo allo spettatore di empatizzare troppo con nessuno dei protagonisti ma facendo percepire, in maniera molto chiara, una generale atmosfera mortifera e malsana; e lo stesso farà con 5 bambole per una luna d'agosto (1970) in cui si avrà un'esplosione pop-art. È il trionfo del delitto attraverso il sensorio, visivo ed uditivo, che lo splatter di Hershell Gordon Lewis (Blood feast, 1963) aveva intuito ma in maniera enormemente più grossolana, senza alcuna sovrastruttura artistico-narrativa e facendo unicamente riferimento ad una "carnalità" exploitation che potesse fare più incassi possibile. Sei donne per l'assassino, con il divieto al disotto dei 18, di incassi, ai tempi, ne fece pochi ma il tempo, galantuomo, ne ha più che riscattato la sorte. Ora, il lavoro di Bava è ritenuto un necessario rito di passaggio per il fan dell'horror-thriller che voglia sapere dove originino le cose delle quali si dice appassionato.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Mario Bava

Durata, fotografia

88', colore

Paese:

Italia

Anno

1964

Scritto da Exxagon nell'anno 2006 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial