il Dolce corpo di Deborah

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Voto:

Deborah (Carroll Baker) e Marcel (Jean Sorel) si amano ma l'uomo è perseguitato dal ricordo del suicidio della ex Susan (Ida Galli); inoltre, l'amico Philip (Luigi Pistilli) accusa Marcel della tragica fine di quella. Ovviamente, nulla è come appare.

LA RECE

Il sexy-giallo d'italiana fattura, fra omicidi e una umanità torbida. Film in sé non splendido, né amato dal suo stesso regista, ma importante per la storia del nostro cinema di genere.

Successo enorme nelle sale cinematografiche del tempo e pietra angolare nell’evoluzione dell’orrore giallo che, nel tempo, ha portato dal gotico puro al thriller lenziano (Così dolce... Così perversa, 1969; Orgasmo, 1969; Paranoia, 1970) transitando per Bava (Sei donne per l'assassino, 1964; 5 bambole per la luna d'agosto, 1970) fino ad arrivare alla lezione argentiana. Il Dolce corpo di Deborah, nato per replicare il successo di Libido (1965) di Gastaldi e Salerno, finisce per fare categoria a sé, ovvero il sexy-giallo, e non solo ponte fra due generi. I suoi assunti derivano dalle idee di Boileau e Narcejac, la cui penna è all’origine de i Diabolici (1954) e de la Donna che visse due volte (1958); non a caso, qui, la vittima Susan fa di cognome Boileau. Noi, però, addizionammo l’intrigo giallo d’origine internazionale con tutta una serie di altro elementi dando vita ad un nuovo tipo di intrattenimento popolare: location à la page, glamour a pioggia, sessualità soft e danze sensuali (qui, come in Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? c’è una ballerina afro nel club di elegantoni), una protagonista vittima di raggiri, capovolgimenti di fronte e, soprattutto, un movente economico adottato da benestanti che per vizio, amoralità, perversione ne vogliono sempre di più, incapaci di immaginare una vita che non sia quella che si srotola fra hotel di lusso, riviera, e luoghi montani d’elezione. A questo nuovo genere di thriller approdano ex novo sia il regista Guerrieri, inizialmente poco propenso a concedersi a un prodotto sexy-pop, sia Carroll Baker ricordata per Baby Doll - la bambola viva (1956) di Kazan ma snobbata dal grande pubblico nell’essai di Ferreri Harem (1967). Per l’attrice sarà il trampolino di lancio verso i thrilleroni di Umberto Lenzi. Memorabile la tutina indossata dalla Carroll e l'erotismo, oggi castigato, che trasmette la Baker al tempo già sui quaranta. Al suo fianco, un cast solido: Jean Sorel (Paranoia, 1970), Luigi Pistilli (l'Iguana dal-la lingua di fuoco, 1971) e Ida Galli (la Farfalla con le ali insanguinate, 1971). Quest’ultima ci racconta: “È stato fatto un po’ così e nessuno si aspettava quel successo. Il mio personaggio è piaciuto molto. Pensi, quando mi hanno visto, stavo aspettando mia figlia, ero alla fine dell’ottavo mese di gravidanza. Dissi che non potevo impegnarmi, ero già stata ferma un anno e non sapevo se continuare. Hanno insistito molto e mi hanno assicurato che avrebbero aspettato che partorissi” (Iachetti, 2017). Un cast che sapeva come muoversi all'interno di una storia giallo-thriller ben retta da Guerrieri, benché l’ambito non fosse del tutto il suo. A compensare, la fotografia di Marcello Masciocchi che gioca con luci e ombre, ma anche le gradevoli musiche di Nora Orlandi. Scena clou: la Baker in tutina glam gioca a Twister con Sorel. Anche io, a mio tempo, ci giocai, però non con la Baker; infatti, non ho un buon ricordo della cosa. Film da vedere per chi voglia comprendere l’evoluzione delle cose.

TRIVIA

Romolo Guerrieri (1931) dixit: “Non ero abituato – se vogliamo – a certi linguaggi, a certe situazioni: mi sembravano forzate, solo al servizio di un certo tipo di pubblico. Io, che venivo considerato, anche se avevo fatto solo tre western, forse un giovane talento sul quale si poteva contare, pensavo di fare qualcosa di importante. E invece ho fatto bene a girare questo film… Intanto, mi andava ancora molto di girare, perché poi, man mano, alla fine uno, quando il macchinista gli dice: “A dotto’, dove mettiamo la macchina?” risponde “Altezza uomo”. Ci si impigrisce anche un po’. Allora, invece, avevo ancora questa voglia di esprimermi con la macchina da presa, coadiuvando poi con le riprese una storia che non mi piaceva, ma che invece, alla fine, si è dimostrata una storia valida” (Nocturno dossier 30, 2005).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Romolo Guerrieri

Durata, fotografia

100', colore

Paese:

Italia, Francia

Anno

1968

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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