Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?

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Voto:

Jennifer (Edwige Fenech) è una modella che vive in un condominio abitato da un’umanità varia e scombiccherata. Alcune belle donne muoiono e, guarda caso, ricompare l'ex di Jennifer, un eroinomane violento. La donna, però, ora ha una relazione con l’architetto Andrea (John Hilton), il primo a essere sospettato dagli inquirenti.

LA RECE

Orrore e sensualità secondo il modello giallo di casa nostra. Carmineo non fa un gran lavoro di originalità ma la coppia Hilton-Fenech fa, anche qui, il suo dovere. Prodotto, comunque, per connoisseur.

E fu così che Giuliano Carmineo ci provò col giallo, benché più avvezzo allo spaghetti western col suo fido Sartana e titoli in locandina che meritano menzione: C'è Sartana... vendi la pistola e comprati la bara! (1970), Testa t'ammazzo, croce... sei morto - Mi chiamano Alleluja (1971), Gli fumavano le Colt... lo chiamavano Camposanto (1971), Di Tresette ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno (1974). Per fare le cose in grande, Carmineo noleggiò la coppia vincente Fenech/Hilton così cara a Sergio Martino. Il risultato fu povero di thrilling e paura, quindi lontano miglia da Argento e Bava, ma ricchissimo di trash e glam. Privo di qualsiasi tipo d’innovazione stilistica o di studio dei personaggi, il film deve il suo successo non solo al chilometrico titolo wertmulleriano ma all'accatastamento di situazioni e personaggi assurdi. Indimenticabile Oreste Lionello nei panni del fotografo gay, imperdibile la coinquilina svampita, la lasciva vicina di casa lesbica, l’ex tossico della Fenech che semina orchidee per la via, la spogliarellista nera che pesta duro, la vecchia bigotta e misteriosa, il deturpato con la passione per i fumetti gialli. La Fenech e Hilton titaneggiano: lui architetto con la fobia del sangue, la Fenech spaventatissima e con un passato che la vedeva entusiasta protagonista di orge flower-power; l’attrice, peraltro, era incinta di tre mesi, gravidanza nascosta dal costumista Silvio Laurenzi. Non male neanche i due poliziotti che rappresentano la coppia comica del film, ma anche l’onnipresente pubblicità del Cynar e del Campari. Last but no least, il violinista Isaac interpretato da George Rigaud (Gatti rossi in un labirinto di vetro, 1975). Buono lo score di Bruno Nicolai, anche se spesso inserito in contesti sbagliati. Stelvio Massi, regista di poliziotteschi ma anche di un giallo (Cinque donne per l'assassino, 1974), qui dirige la fotografia. Il film si barcamena incongruo fra scambi di battute non entusiasmanti e dialoghi decenti, fra pacchianate e recitazione discreta, noia e trovate comiche degne. Un po' di sangue e poca tensione. Al suo apice, il film riesce a proporre scene che poi diverranno d’ispirazione: l'omicidio nell'ascensore avrebbe ispirato De Palma per il suo Vestito per uccidere (1980). Il colpo di scena finale è quasi senza senso ma non conta: chi ama il genere ed è affascinato dalle atmosfere anni '70 saprà farsene una ragione. Insomma, gli adoratori di 5 bambole per la luna d'agosto (1970) gradiranno; gli altri evitino pure.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Anthony Ascott [Giuliano Carnimeo]

Durata, fotografia

97', colore

Paese:

Italia

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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