Paranoia
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Voto:
Helen (Carroll Baker) viene invitata a Palma de Mallorca presso la casa di vacanza dell'ex marito Maurizio (Jean Sorel). Chi l'ha invitata è la nuova moglie Constance (Anna Proclemer) che ha intenzione di far fuori Maurizio con la complicità di Helen.
LA RECE
Siamo nella transizione tra il thriller erotico e il nascente giallo all'italiana. Elemento della trilogia della "paranoia sessuale" di Lenzi, insieme a Orgasmo e il coltello di ghiaccio ad esplorare il labile confine tra desiderio e distruzione, amore e possesso, sanità e follia.
Ultimo film del ciclo lenziano con la Baker protagonista e qualche confusione con il titolo. All'estero, il precedente film di Lenzi, Orgasmo (1969), venne titolato Paranoia mentre quest’ultimo diventò a Quiet place to kill, da non confondersi con un Posto ideale per uccidere del 1971 (an Ideal place to kill), altro film di Lenzi con Ornella Muti e Irene Papas. Confusione anche perché Paranoia non risulta efficacemente originale e si appoggia al dramma romantico la Piscina (1969) con Alain Delon e, soprattutto, alla costruzione narrativo-visiva dei film precedenti, con questa borghesia viziata e debosciata che alberga ontologicamente il delitto fra triangoli sessuali, bottiglie di J&B sparse ovunque, donne sull’orlo di una crisi di nervi, glam anni '60, musiche freak, riprese sotto le gonne, polizia che indaga male e il destino che, in conclusione, sistema tutte le iniquità, o quasi. Lenzi resta il grande demiurgo del genere sexy-thriller che, qui, concerta senza particolari esplosioni di violenza, sesso o sangue, ma appoggiandosi al montaggio, all’intrigo, alla rodata resa della Baker affiancata da Anna Proclemer (Cadaveri eccellenti, 1975) e il belloccio Sorel (Una sull'altra, 1971) il cui volto viene rilanciato negli occhi dello spettatore con inquadrature oblique e zoomate oftalmologiche a sottolineare sguardi equivoci. La colonna sonora di Marcello Giombini, che aveva già collaborato con Lenzi per Orgasmo, intesse un contrappunto sonoro tra jazz dissonante e melodie distorte che anticipa le future sperimentazioni dei Goblin per Argento in Profondo rosso (1975). Valore aggiunto narrativo, estetico e storico, la presenza della bellissima Marina Coffa (1951-2011), superstar di fotoromanzi, qui nei panni di Susan, figlia di Constance, che vuole vendicare la morte della madre e lo fa andando a letto con Sorel. Non solo. Baker con Sorel, Sorel con Proclemer, Coffa con Sorel e anche un piedino della Proclemer alla Beker. Poi, i dialoghi, alcuni da commedia brillante con aforismi echeggianti, altri in sfregio agli attuali buonismi gender: "Prima di andare via volevo fare l'amore con te un'ultima volta" "Puttana" "Lo so". Senza troppi complimenti. Oltretutto, occasione ghiotta di osservare una delle attività umane più idiote in assoluto: il tiro al piccione. Crudeltà verso gli animali a parte, Paranoia, nella fase di transizione tra il thriller erotico e il nascente giallo all'italiana, risulta una pellicola godibilissima forse anche da coloro che non sono così affezionati al bis.
TRIVIA
⟡ Il film prende vagamente spunto da un caso di cronaca nera che, ai tempi, fece molto parlare. Il 4 gennaio 1968, il conte Cesare d’Acquarone venne assassinato nella villa Las Brisas di Acapulco, a bordo piscina, con cinque colpi di pistola. La colpevole venne trovata velocemente: si trattava della suocera del conte, Sofia Bassi Celorio, che ammise di aver sparato per errore - cinque colpi? - mentre maneggiava l’arma. Il movente, mai chiarito dato che la donna portò avanti la propria difesa parlando di una disgrazia, sembrava fosse da rilevare in un’attrazione che la Bassi provava nei confronti del genero o, più probabile, per non perdere i vantaggi di una vita agiata, dato che il conte aveva espresso il desiderio di interrompere la relazione con la moglie Claire, cresciuta da Sofia sotto la direttiva di trovarsi un buon partito e fare la mantenuta (come dichiara la figlia di Cesare, Chantal d’Acquarone Schettino, alla rivista “Oggi”, marzo 2019). C’è chi suppose che l’assassina fosse Claire, molto più abile a maneggiare le armi poiché esperta di caccia grossa, e che Sofia si fosse addossata la colpa per evitare la galera alla figlia. La pittrice dilettante Sofia Bassi Celorio, allora cinquantenne, venne condannata ad undici anni per omicidio; ne fece solo quattro, passati in una cella privata attrezzata con l’occorrente per poter portare avanti l’hobby della pittura. Chantal d’Acquarone sostiene, con fare sibillino, che il vero colpevole, interno alla famiglia, sia da rintracciare in una persona che avrebbe tratto enormi vantaggi ereditari dalla morte del Conte.
Regista:
Umberto Lenzi
Durata, fotografia
94', colore
Paese:
Italia, Spagna, Francia
1970
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
