Posto ideale per uccidere
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Voto:
Ingrid (Ornella Muti) e Dick (Ray Lovelock) sono due hippy che vogliono importare illegalmente in Italia delle riviste porno per venderle al migliore offerente. I due finiscono in casa della borghese Barbara (Irene Papas) che ha qualcosa da nascondere nel garage.
LA RECE
Film lenziano non amato per primo dal regista stesso che non poté esprimere le idee che aveva per intervento dei produttori. Raccontino con una Muti acerba di incastro cinico fra giovani ribelli e borghesia. Poco entusiasmo.
Palloso thriller che vede protagonisti Ornella Muti e Raymond Lovelock nei panni di due hippy dagli incisivi separati che vengono a smerciare giornaletti porno nell'Italia bacchettona carente di materiale osé. Lenzi stesso, reduce dai successi del sexy-giallo (Orgasmo, 1969; Così dolce… così perversa, 1969; Paranoia, 1970) ebbe a lamentarsi: "È un film sbagliato che ripudio in pieno. [...] Io avrei voluto qualcosa alla Easy rider, una storia di giovani on the road. Ma sia Ponti che i produttori volevano il solito giallo [...]. Peccato perché l'idea era buona, solo che i produttori fecero sostituire la droga con la pornografia. Ponti ci teneva molto che i suoi film non mostrassero scene troppo crude o situazioni sconvenienti come due ragazzini che si drogano. Era lontanissimo dal '68, dalla cultura del fate l'amore non la guerra, della swinging London. Il film fu un disastro e lì mi giocai la carriera con Ponti" (Giusti, 2004). In effetti, i personaggi non sembrano azzeccatissimi e la Muti, come al solito, è più bella che brava, cosa che confermerà nei fortunati film degli anni '80 che la vedranno protagonista con Celentano & Co.. Eppure, Lenzi era molto convinto della scelta, anche perché occorreva un’attrice che sapesse l’inglese e la Muti lo masticava: “Ornella Muti la presi non perché era bella, perché era una ragazzina di diciassette anni, non era ancora maggiorenne, tant’è vero che nelle due o tre scene in cui si vede il seno è stata controfigurata da una ragazza; l’ho presa perché l’avevo vista nel suo film di debutto di Damiano Damiani [la Mo-glie più bella, 1970] ed ero rimasto incantato dalla sua spigliatezza” (Iachetti, 2017). La Papas, dalla sua, è molto poco credibile come borghese americana, dal momento che la sua mediterraneità la marchia a fuoco. Ray Lovelock (Macchie solari, 1975; Avere vent'anni, 1978) è quello che, in questo improbabile triangolo, rende meglio. Il contrapporsi fra hippy senza regole e borghesia più balorda dei giovani contestatori era roba già vecchia nel ’71 e, nella fattispecie, poggiata sugli assunti di Orgasmo. Meglio abbandonarsi alle visioni del seno di Antonia Santilli che controfigurava la Muti e di quest’ultima era, a mio modesto parere, una spanna più bella: “Poi mi ricordo la madre della Muti, Ornella Muti… con la quale litigai mentre lei sbraitava in estone e io mi domandavo: "Ma questa qui perché parla in estone davanti a tutti?”, la trovavo una cosa estremamente di cattivo gusto […] Anche lì una storia di gelosie, non so, credo pensasse che volevo rubare la scena alla figlia… tutte ‘ste stronzate" (Nocturno dossier 36, 2005). La Muti, però, fa anche da sé in una scena girata in bagno mentre si asciuga dopo la doccia; non manca un leggero bacio saffico fra la Papas e la giovane attrice. Tutto il resto è noia in questo film che dura pure troppo per quello che ha da dire. Finale, comunque, abbastanza crudele. Probabile che la cosa migliore sia la presenza di "Agostino o' pazzo", al secolo Antonio Mellino, ai tempi noto motociclista scatenato e rigattiere in piazza dei Girolami a Napoli; in un'intervista, Mellino disse di non aver apprezzato questo film che dipingeva Napoli in modo negativo. Ma è tutto il film ad essere poco positivo.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Umberto Lenzi
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Italia, Francia
1971
Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
