Macchie solari

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Voto:

Un aumento dei suicidi causati dalle macchie solari dà un sacco di lavoro ai patologi della Città Eterna. Fra questi, la dottoressa Simona (Mimsy Farmer) che sta lavorando a una tesi sulla differenza fra suicidio vero e simulato. Viene trovata sulla spiaggia l’ennesima vittima, e Simona la riconosce come l'amante di suo padre. Paul (Barry Primus), prete con un passato misterioso e fratello della defunta, crede che la sorella sia stata uccisa, e le ricerche di Simona sembrano puntare nella stessa direzione.

LA RECE

Giallo sui generis, fra modelli del decennio prima e crudezze visive da mondo movie. L'esperimento rimane freddo, quasi distaccato, ma funziona.

Secondo giallo-thriller di Crispino dopo l'Etrusco uccide ancora (1972); secondo lavoro sui generis rispetto ai canoni, sia per il soggetto curioso sia, soprattutto, per la scelta, di gusto vagamente “mondo”, di girare nella morgue con filmati (finti) e foto (vere) di cadaveri che hanno fatto guadagnare a Macchi solari il titolo internazionale Autopsy e, in USA, tagli per ben 15 minuti. In una Roma un po’ astratta, fra assenza di popolazione e arsura, Crispino sceglie di non appoggiarsi troppo al filone argentiano, e palleggia fra suggestioni da giallo Sessanta (alla fine c’è una questione di eredità), truculenze visive e orrore psicologico. Per una storia in cui prevale la soggettiva psicologica della protagonista, vittima di violenza carnale da parte di un collega infoiato (Ernesto Colli) e scossa da allucinazioni e blocchi psicosessuali, risulta perfetto l’ingaggio della diafana Mimsy Farmer, la cui fisicità l’aveva già resa adattissima a ruoli di donna scompensata (4 mosche di velluto grigio, 1971; il Profumo della signora in nero, 1974). Partenza in quarta e sfilacciamento di plot nella seconda parte fanno di Macchie solari un esperimento di atmosfera malata più che un giallo rigoroso. Nella seconda parte, i momenti più tesi si respirano nella scena al museo in cui Simona viene braccata e chiusa in una stanza dall'assassino. Buono, invece, lo score di Morricone e i momenti in cui le immagini dei brillamenti solari (le macchie sono altra cosa!) fanno presagire il peggio che, comunque, spesso non avviene. Primus e Lovelock non sembrano completamente nel ruolo, soprattutto il primo nelle vesti di prete. Finale non avvincente ma, ai tempi, Crispino convinse le platee italiane ed estere che premiarono con buoni incassi; e convince ancora oggi con la scelta di un thriller-giallo obitoriale ed emotivamente distaccato.

TRIVIA

⟡ Il primo trattamento del film, emerso dalla penna di Crispino e Lucio Battistrada nel 1972, aveva titolo Undicesimo: non suicidare, poi divenuto Non suicidare il prossimo tuo.

Regista:

Armando Crispino

Durata, fotografia

100', colore

Paese:

Italia

Anno

1975

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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