Paura nella città dei morti viventi
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Voto:
Padre Thomas, prete a Dunwich, s’impicca nel cimitero locale facendo largo, con il suo gesto, alla diffusione dei morti viventi. Intanto, a New York, durante una seduta spiritica, la medium Mary (Catriona MacColl) ha la visione degli accadimenti di Dunwich. Insieme al giornalista Peter (Christopher George), Mary si reca dove tutto è iniziato per porre rimedio al Male; i due saranno affiancati da uno psicanalista e da Sandra (Janet Agren).
LA RECE
Lontano dalla perfezione ma anche uno dei Fulci più incisivi che privilegia la logica onirica su quella narrativa. "Certi film horror non rappresentano la morte, ma ci immergono in una simulazione iperrealista dell'esperienza della morte" (Jean Baudrillard), e tale pellicola è paradigmatica in questo senso.
Secondo capitolo della cosiddetta "tetralogia dei morti" e proseguimento del discorso fulciano sui morti viventi dopo Zombi 2 (1979) con una pellicola dagli elevati accetti splatter che, però, non può essere ridotta a puro esercizio di alta macelleria e neppure categorizzata nel genere zombesco in senso stretto, in quanto, con Paura nella città dei morti viventi, Fulci inizia un discorso anti-narrativo che porta il film, dal plot scompensato, a somigliare ad un incubo metafisico. L'apertura del film di cifra lovecraftiana dà inizio ad un racconto che sacrificherà progressivamente la logica della narrazione in favore di un'escalation effettistica ed "affettiva" di intensità crescente. Il regista pescò, quindi, un po' da Lovecraft, un poco da Edgar Allan Poe e, ovviamente, tanto da Romero, giovandosi di un cast discreto per comporre un horror, a suo stesso dire: "meno assoluto de l'Aldilà ma completamente libero nella crudeltà dei fatti e delle intenzioni. Girato a Savannah, in Georgia, sempre con quel vento che spazzava tutto, il vento della morte" (Giusti, 2004). Era, d’altronde, dalla fine degli anni '70 che Fulci raccoglieva attori di un certo calibro per i suoi film a tema zombesco con i quali, poi, avrebbe condensato il meglio della tematica in →… E tu vivrai nel terrore - l'Aldilà (1981) e, poi ancora, con Quella villa accanto al cimitero (1981). Si assoggettano alle misteriose geografie fulciane e ai suoi dogmi splatter connessi all’eccesso artaudiano: MacColl nel primo dei tre ruoli che la vedranno protagonista, Janet Agren (Quella villa in fondo al parco, 1988), Lombardo Radice (Deliria, 1987; la Chiesa, 1989) e il protagonista Christopher George (Obitorio, 1983). Poca logica, quindi, ma iter mentis in mortem che trova incarnazione in sfracelli decisamente concreti: Daniela Doria vomita i suoi stessi intestini - in realtà budella di pecora calde, che forse è peggio - , al futuro regista Michele Soavi (Deliria, 1987) staccano la testa con una manata, Luciano Rossi si becca una croce nelle budella, la Agren si prende una ventata di vermi in faccia, e Giovanni Lombardo Radice si trova perforato da un trapano da lavoro, scena colpita dalla censura estera. Vis e visione fulciana orchestrano una pellicola manifesto sia della sua arte, sia delle istanze che innervavano l’horror del tempo. Paura nella città dei morti viventi merita, quindi, il culto che lo circonda ma merita anche di essere visto e giudicato con meno ossequiosità di quanto accada, perché, di questo Inferno (1980) wannabe, non possono non essere rilevati gli evidenti i limiti realizzativi dettati dal solito budget striminzito, dagli attori di poca consistenza e da strappi di ridicolo involontario. Dai, qualcuno doveva pur dirlo. D'altra parte, come nota Alexandra Heller-Nicholas, molti film recenti come Mandy (2018) di Panos Cosmatos o Midsommar (2019) di Ari Aster devono qualcosa della la loro estetica psichedelico-traumatica all'opera pionieristica di Fulci.
TRIVIA
⟡ La pazzesca frase di lancio che accompagnò il film all'uscita nelle sale fu: "...e pertanto sconsiglio la visione del film a soggetti sofferenti di scompensi cardiocircolatori: le forti emozioni che si provano durante la visione potrebbero causare danni anche notevoli a carico dell'intero sistema vascolare. Prof. Steven Cuzac, primario 3a clinica cardiologica".
⟡ Per la scena della finestra che si apre e i vermi che ci volano attraverso, fu usato un saccone di 10 kg di larve. A proposito di questi vermi, si vocifera che il cattivo sangue che correva fra Fulci e l’attore Christopher George abbia portato quest’ultimo a prendere una manciata di cagnotti e ficcarli nel sacchettino in cui il regista teneva il tabacco per la pipa.
⟡ La sequenza della sepoltura prematura, che anticipa il più celebre set-piece di Kill Bill Vol. 2 (2004) di Tarantino - un regista che ha ripetutamente riconosciuto il suo debito verso Fulci.
⟡ In Germania, questo film è stato bandito per vent’anni, almeno fino al 2001 anche nelle sue versioni più censurate.
⟡ Fulci, come di consueto nei suoi lavori, fa la sua comparsa: è il patologo che esamina il corpo di Emily.
Regista:
Lucio Fulci
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Italia
1980
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
