Quella villa accanto al cimitero

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Voto:

Lucy (Catriona MacColl), suo marito Norman Boyle (Paolo Malco) e il piccolo figlio Bob (Giovanni Frezza) vanno ad abitare in una villa nei pressi di Boston. Bob non è contento, anche perché una bambina in una foto gli ha detto di non andare. In quella casa, il precedente proprietario, tale Petersen, è morto, e Norman, indagando, scopre che la casa era appartenuta al misterioso dottor Freudstein che faceva strani esperimenti nello scantinato.

LA RECE

Uno dei vertici della produzione fulciana, neo-gotico dedicato ad uno spazio metafisico connesso alla morte; in ogni caso, uno degli esempi più fulgidi di buon cinema horror nostrano.

Quando si parla di Lucio Fulci come di un maestro, non lo si dice solo per incensare un regista passato a miglior vita o mossi da appassionato revisionismo di pellicole bis. Fulci era un vero maestro del cinema di paura, pur accettando la scarsa qualità di alcuni lavori ai quali si prestò per ragioni alimentari; una qualità altalenante condivisa, perlatro, con maestri ben più noti. Insieme a Non si sevizia una Paperino (1972), e pur non dimenticando Sette note in nero (1977), lo Squartatore di New York (1982) e ...E tu vivrai nel terrore! l'Aldilà (1981), Quella villa accanto al cimitero è uno dei fiori all'occhiello della produzione horror italica, una pellicola che intreccia con equilibrio il gusto per l'immagine scioccante, l'aldilà come dimensione intersecante la nostra, l'infanzia e la fiaba. Il film segue a passo svelto l'Aldilà e conclude la "Trilogia della Morte" inaugurata dal regista con Paura nella città dei morti viventi (1980) altra pellicola innegabilmente interessante per quanto lontana dallo status di cult assoluto. Il film, che inizialmente doveva essere titolato la Notte dell'Inferno, trae il suo principale spunto dal breve romanzo "Il Giro di Vite" (1898) di Henry James ma non sono troppo nascosti i riferimenti ad Edgar Allan Poe e alle atmosfere lovecraftiane. L'ultimo dei film di Fulci dedicato ad uno spazio metafisico connesso alla morte è elegante e lo è in maggior misura rispetto alle due pellicole precedenti. Si può pensare al plot del film come alla banale storia di una famiglia che si trasferisce in una casa "sbagliata" al pari di Ballata macabra (1976) o Amityville horror (1979) ma lo stile con cui è realizzato e, soprattutto, il suo finale lo pongono con più agilità fra il novero delle fiabe nere. A differenza di altri lavori fulciani dal plot destrutturato per avvicinarsi a quote oniriche o tendenti all'accumulo visivo, Quella villa accanto al cimitero si prende il suo tempo per raccontare una storia che progredisce con ordine, presentando i personaggi senza momenti morti. Il film prosegue con un uso attento di grandangoli, primi piani e controcampi, con una fotografia che utilizza principalmente luci naturali e toni desaturati, il tutto mirato a creare un'atmosfera irreale, preludio di quel mistero d'oltretomba che si nasconde nelle fondamenta della casa. La suspense del film è continua e sottile, lo splatter non prevale sulla storia ma ne è al servizio. La poetica di Fulci è al suo massimo, il controllo sull'opera è assoluto, i particolari sono di pregio, musica di Rizzati e effetti speciali di Giannetto De Rossi compresi. Tutto questo, dulcis in fundo, esita in un finale che ha un ritmo incredibile e, allo stesso tempo, è incredibilmente nichilista. Magistrale la scena del piccolo Bob chiuso in cantina con il padre che tenta di aprire la porta con un'ascia rischiando di spaccare la testa del figlio. Terrificante l'entrata in scena del lento e inesorabile dott. Freudstein - mix di Freud ed Einstein - incubo ipogeo e raccapricciante il suo pianto infantile. Imprevedibile la sequenza che pone fine alle vicissitudini della storia. È difficile che un appassionato di horror non rimanga piacevolmente colpito da questo film che ha la capacità di creare terrore genuino non rinunciando al sangue ma facendone materia narrativa. Unico neo, forse, un cast non tutto di primissima qualità. Quella villa accanto al cimitero rimane il punto più alto della produzione fulciana e, comunque, uno degli esempi più fulgidi di buon cinema horror nostrano.

TRIVIA

⟡ Gli esterni della villa erano quelli della Ellis Estate House, 709 Country Way, Scituate (Massachusetts); la villa era, in realtà, una scuola per ragazzi disabili. In quella stessa casa verrà girato la Casa 3: Ghosthouse (1988).

⟡ L'aspetto del dottor Satana de la Casa dei 1000 corpi (2003) è ispirato al Freudstein di questo film.

⟡ Nel film Voodoo curse: Legba's rache (2009) il nome del dott. Freudstein è un chiaro omaggio al film di Fulci.

⟡ Il piccolo Giovanni Frezza, dopo un periodo al cinema in questo e altri film horror (Manhattan baby, 1982; la Casa con la scala nel buio, 1983; Demoni, 1985) ha abbandonato i set: si è preso una laurea in fisica, si è sposato, ha fatto tre figli e lavora come marketing manager per una multinazionale.

⟡ La frase finale "No one will ever know whether the children are monsters or the monsters are children" (Nessuno saprà mai se i bambini sono mostri o i mostri sono bambini) non è una frase di Henry James ma dello stesso Lucio Fulci.

⟡ Catriona MacColl, nella scena in cui viene trascinata giù dalle scale, finì per sbattere davvero il volto contro i gradini.

⟡ L'apparizione degli occhi di Freudstein, il morso del pipistrello, la creatura che piange nei sotterranei sono tutte cose che riportano a Suspiria (1977) di Argento.

⟡ La scena in cui Norman Boyle ascolta la registrazione di Peterson, e ciò scatena qualcosa di terribile nascosto in cantina, anticipa o, casualmente, si ritrova ne la Casa (1981).

⟡ Fulci appare nel film nei panni del professor Miller.

⟡ Il titolo del film gioca come un richiamo alla pellicola di Hooper Eaten alive, distribuita in Italia come Quel motel vicino alla palude (1977).

Regista:

Lucio Fulci

Durata, fotografia

87', colore

Paese:

Italia

Anno

1981

Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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