Quel motel vicino alla palude
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Voto:
Louisiana. In un bordello gestito da Miss Hattie, una nuova prostituta viene scacciata via perché non vuole soggiacere ai desideri di Buck (Robert Englund). La donna trova rifugio in un alberghetto poco lontano, lo Starlight Motel gestito da Judd (Neville Brand), uno strano vecchio che alleva nello stagno adiacente un coccodrillo africano al quale darà in pasto la giovane. Al motel, la stessa notte, arriveranno diversi ospiti.
LA RECE
Grezzo e imperfetto lavoro di Hooper dopo il capolavoro del '74 fra luci pulp e sudaticcio South (dis)comfort. Io non ne sono rimasto stregato ma diversi altri sì. Forzo nel genere natural-horror come croc-movie ma il sub-genere corretto sarebbe exploitation southern gothic.
Dal Texas alla Lousiana, cambio di toni e perdita di suspense e originalità rispetto al precedente Non aprite quella porta (1974), però Hopper non fa mancare l’atmosfera con una gradevole e insolita fusione fra il gotico, il backwood brutality e un certo glam anni ’70 dai colori saturi; impossibile non notare la predominanza del rosso nelle ambientazioni, anche dove non dovrebbe di norma esserci. In effetti, la messa in scena ricorda qualcosa di hitckockiano ma filtrato attraverso una sensibilità da grindhouse che amplifica ogni elemento fino a raggiungere un parossismo sensoriale. E a proposito di grindhouse, l’aggiunta di qualche scena di nudo non integrale aggiunge l'appeal giusto per attirare il pubblico del circuito grindhouse in cui, in effetti, il film circolò. Rispetto al suo primo film, Hooper, qui, è più esplicito con il sangue e con un certo umorismo nero sottolineato dalle incessanti musiche country trasmesse dalla radio; il regista ha anche usato abilmente gli spazi, riuscendo a creare parecchio movimento in un ambiente decisamente ristretto. Nonostante i meriti, il film è spesso lento, i momenti di tensione non sono così ben inseriti e le musiche, curate dallo stesso Hooper insieme a Wayne Bell, non pare che riescano a sottolineare bene i momenti migliori del film. Opera non marginale nel panorama del cinema indipendente degli anni '70, Quel motel vicino alla palude, noto anche come Death Trap o Starlight Slaughter, si riesce a distinguere da molti altri lavori banali, proprio per le accortezze stilistiche; eppure, il desiderio di bissare il successo del film precedente tramite una tematica simile risulta di certo più marcato della critica sociale che alcuni hanno colto nel film. Questa avrebbe a che vedere con la lettura del film come una distorta favola sociale simbolo della voracità consumistica e della decadenza morale dell'America rurale. Per quanto riguarda il famigerato coccodrillo - un esemplare meccanico poco convincente - risulta meno importante come animale killer che come proiezione materializzata della voracità psicologica di Judd. Bravissimo Neville Brand nel mettere in scena uno sconnesso e paranoide vecchietto del profondo sud, febbrile interpretazione tra momenti di vulnerabilità e esplosioni di violenza incontrollata. Bravo soprattutto Hooper a portare su schermo lo stile di alcuni fumetti horror-pulp; meno esaltante la scarsa linearità della narrazione e dei personaggi. Film che ha un certo seguito fra gli appassionati maggiormente stregati dalla natura grezza e imperfetta.
TRIVIA
⟡ Il film è basato vagamente sul fatto di cronaca, già di suo imbastardito con ricostruzioni false da leggenda urbana, riguardante Joe Ball di Elmendorf (Texas), anche noto come il Barbablù del Texas del Sud o Alligator Man. Joe gestiva un bar che ospitava un alligatore che lui usava come attrazione. In zona furono uccise alcune donne e si sospettò, ma senza avere prove, che l’uomo avesse fatto sparire i cadaveri dandoli da mangiare all’alligatore. A un passo dall’arresto per questi omicidi, Joe Ball si suicidò nel suo bar il 24 settembre 1938.
Titolo originale
Eaten alive
Regista:
Tobe Hooper
Durata, fotografia
88', colore
Paese:
USA
1976
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
