Demoni
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Voto:
Un uomo mascherato distribuisce inviti per l'apertura di un nuovo cinema. Cheryl (Natasha Hovey) ci va con un'amica e, in men che non si dica, viene abbordata da due giovani aitanti. La proiezione inizia e, sullo schermo, passano le immagini di un film horror che narra di demoni. Nella sala, una ragazza sentitasi male dopo essersi punta con una maschera esposta all'entrata dal cinema, si trasforma in un demone: ciò che accade nel film proiettato inizia ad avvenire anche in sala.
LA RECE
Mescola di morti viventi e demonologico. Il risultato dinamico e bizzarro funzionò e funziona, facendo del film un cult italiano. Occorre, però soprassedere su dialoghi e recitazione.
Collaborazione fra il giovane e promettente Lamberto Bava e Dario Argento che di Demoni fu produttore e co-sceneggiatore ma su un soggetto scritto, almeno per la prima parte, da Dardano Sacchetti che avrebbe preferito una chiusa più intellettuale, mentre si vide prevaricato dalla volontà di Argento di realizzare una sorta di zombesco dinamico. Grande successo internazionale, lancio di Lamberto nello stardom dell'horror italiano, consacrazione di Sergio Stivaletti come effettista e rilancio del cinema di paura di casa nostra agli occhi dei fan dell'eurosplatter. Pieno di buchi nel plot e piagato da una recitazione non all'altezza, nonché da dialoghi meno che buoni, il film riesce comunque ad ergersi e dare ciò che promette: sangue, thrilling e violenza. L'inizio della pellicola, con il suo gioco metafilmico (un po' memore de l'Angoscia, 1987), è di certo la parte più accattivante o, per lo meno, più accattivante del seguito in cui i sopravvissuti vagano braccati dai demoni all'interno del cinema come una variazione de la Notte dei morti viventi (1968); motivo per cui, per l'elevata similitudine delle dinamiche dei demoni e degli zombi, indico i film nella categoria di questi secondi. Innegabile, poi, che l'idea di una maschera maledetta riporti alla memoria la Maschera del Demonio (1960) di Mario Bava e che il figlio abbia voluto omaggiare con questo spunto una grande pellicola che lui conosceva a menadito. Pur non dotato dell’estro paterno, Lamberto Bava riesce a inserire elementi visivi non indifferenti come, ad esempio, la corsa dei mostri con gli occhi luminosi (avevano pellicole riflettenti sulle palpebre) oppure l'uso di luci multicolore, soluzione tipica del padre Mario o, ancora, la scena in cui Urbano Barberini punisce i demoni mentre cavalca una moto e, per concludere, l'inverosimile entrata in campo di un elicottero che, come il più assurdo deus ex machina, apre la via di fuga. Nel caos dell'azione, catalizzato dalla musica di Simonetti, si va a innestare il superbo lavoro di Sergio Stivaletti agli effetti speciali. Ce n'è per tutti: decapitazioni, graffi, tagli, squarci enormi, vomito verde, unghie che deformano le mani, e gli ormai iconici denti dei demoni. Non mancano le note dolenti. La recitazione e/o il doppiaggio sono, il più delle volte, agghiaccianti o buttati lì come a una recita oratoriale. Peggio ancora, i dialoghi rasentano la demenza o, bene che vada, suonano di un'ovvietà sconcertante; per di più, ogni cosa viene urlata: "Ci siamo: è la fine!" "Però è stato bello finché è durato" "No, il bello arriva adesso, diamoci dentro ragazzi!". Il picco trash lo si raggiunge nelle scene interpretate dal gruppo punk. Fra gli attori: Nicoletta Elmi (Profondo rosso, 1975; Chi l'ha vista morire? 1972; Reazione a catena, 1971) nei panni di un'ambigua maschera di sala; Natasha Hovey qui protagonista ma più nota al pubblico per i suoi ruoli di altro tenore nei film di Verdone; Urbano Barberini (Opera, 1987) l'eroe di turno, e Bobby Rhodes che ricomparirà in Demoni 2 (1986) nei panni di un bodybuilder. Particine anche per Fiore Argento - quel tocco di nepotismo che fa calore domestico - e Michele Soavi nei panni del demone capo, o quel che è, pochi anni prima che esordisse come regista con Deliria (1987). Intrattenimento liberatorio che, dopo i primi venti minuti di costruzione narrativa, lascia spazio al caos sanguinario dei demoni. Film curioso se visto adesso, un po’ baraccone come tanti prodotti Ottanta ma anche visionario e surreale in modo obliquamente fascinoso. Con due sequel: Demoni 2 – l’incubo ritorna (1986) e l’apocrifo Demoni 3 (1991); i connoisseur sanno che il vero terzo capitolo è la Chiesa (1989).
TRIVIA
⟡ All'estero si è sfruttato il successo di questo film applicando a film successivi il titolo "Demoni": la Chiesa (1989) di Soavi e la Casa dell'orco (1988) di Lamberto Bava sono diventati entrambi Demons 3; la Setta (1991) di Soavi è diventata Demons 4; la Maschera del demonio (1989) di Lamberto Bava e Dellamorte Dellamore (1993) di Soavi sono rispettivamente divenuti Demons 5 e Demons '95.
⟡ Lamberto Bava è il primo uomo che esce dalla metropolitana.
⟡ Fra le locandine appese al cinema c'è quella di 4 mosche di velluto grigio (1971).
⟡ Nel film proiettato si parla di una certa tomba di Nostradamus ma nel film i Fiumi di porpora 2 - gli angeli dell'apocalisse (2004) veniamo a sapere che Nostradamus dispose di essere inumato in verticale in modo che nessuno potesse calpestare il suo corpo.
⟡ La scena più colpita dalla censura estera fu quella nella quale, con una lametta, viene raschiata la cocaina dal seno nudo della punk Nina.
Regista:
Lamberto Bava
Durata, fotografia
104', colore
Paese:
Italia
1985
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
