Opera

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Voto:

La giovane cantante lirica Betty (Cristina Marsillach) va a sostituire l’infortunata primadonna nella rappresentazione del Macbeth diretto dall’eccentrico regista Mark (Ian Charleson), proveniente dal cinema horror, che ha deciso di utilizzare uno stormo di corvi ammaestrati per accentuare il carattere dark dell'opera. Le ansie di Betty vengono placate dalla sua agente (Daria Nicolodi). La rappresentazione, però, viene funestata dalla morte di una maschera che si era scontrata con un misterioso killer. Il commissario Santini (Urbano Barberini) indaga.

LA RECE

Uno degli ultimi spaghtti giallo. L'occhio che guarda, lo spettatore dell'atto di orrore, tema caro ad Argento, assume, qui, una valenza assoluta e moltiplicata da mezzi e attori. Per alcuni, l'ultimo film ben fatto del Dario nazionale prima della caduta nel maelstrom.

Decimo film di Argento e progetto nato per vendetta. Nel 1986, al regista venne offerta la direzione teatrale del Rigoletto per la stagione lirica a Macerata ma la sua versione non piacque perché visivamente troppo violenta. Opera, quindi, nacque per riportare su pellicola la visione che una commissione organizzatrice aveva interdetto ad Argento, più, ovviamente, la maggiorazione dell’effettistica e delle trovate registiche impedite dal teatro. Argento non si risparmia fin dai primi minuti, quando il mezzo di ripresa assume il ruolo della diva che viene investita, quando assume il punto di vista dell'omicida, quando vola per il Teatro Regio di Parma come fosse un corvo. Raffinate, poi, alcune idee registiche come il posizionamento della macchina da presa al posto del lavabo mentre gli attori versano il profumo nello scarico. I virtuosismi vanno a toccare anche la dinamica e la resa degli omicidi: la pugnalata sotto la mandibola con la punta della lama che spunta sotto la lingua o il colpo di proiettile sparato dallo spioncino della porta mentre una persona vi guarda attraverso. Il tema dell’occhio, del guardare, dell’osservare, iniziato da Argento fin dai suoi esordi con l’Uccello dalle piume di cristallo (1970), assume, in Opera, un rilievo assoluto. Argento vuole farci "vedere tutto", frase detta dal killer alla protagonista: ci fa osservare l’azione con gli occhi dell'assassino, con quelli della vittima, con quelli dei corvi che svelano l'arcano, con la prospettiva dell’arma che uccide. Il tutto si conclude con l'occhio, il mezzo del voyeurismo, che viene estirpato e mangiato da un corvo nei cui occhi neri si riflettono tutti gli accadimenti del film. Si approda, dunque, alla deorbitazione che è argomento fulciano ma ancora prima buñuelliano, e che tanto è connesso al cinema della paura nel quale lo spettatore diviene voyeur della morte e del morire. Dallo spioncino, dal binocolo, dalle tende, Opera si configura come il film dell'occhio che guarda, ancor più attento e morboso della pupilla del killer ne il Gatto a nove code (1971), in assonanza con opere quali l’Occhio che uccide (1960) di Powell, tutto sull’ovvia base de “il Fantasma dell’Opera” di Leroux. Opera virtuosa, quindi, sul piano registico e musicale (lirica e score di Simonetti) ma i dialoghi sono sempre sul bordo del precipizio, la recitazione non eccelle (ma Daria Nicolodi, per una volta, riesce a essere particolarmente controllata) e viene offerto asilo ad alcuni momenti decisamente discutibili come il finale con la protagonista in mezzo all'erba che raccoglie fiori accompagnata dalla voce extra-diegetica di Argento, con inflessione romana, a dire cose inutili. Film di maniera e manierismi, e va bene così. Per alcuni, l’ultimo bel film di Argento, quello che segna la fine del mito. E questo va meno bene.

TRIVIA

⟡ Dal 1994, Cristina Marsillach non appare più in nessun film: dirige la Scuola di Recitazione Marsillach a Madrid. Il rapporto fra la ex attrice e Argento non fu dei migliori: “Dario era capace di spendere un quarto d’ora per sistemare le pieghe della mia vestaglia, ma non mi ha mai chiesto di andare oltre un’espressione di terrore o di pianto per spiegare perché il mio personaggio si comportasse così […] Per Argento, gli unici protagonisti sono le scenografie, i costumi, la fotografia, le musiche e gli effetti speciali” (Spaghetti nightmare). Argento conferma: “I rapporti con la protagonista, Cristina Marsillach, furono difficili. Ricordo che, ogni volta in cui si doveva girare la scena di un omicidio - e come al solito le mani che si vedevano in azione erano le mie -, Cristina diventava docile come un agnellino, e mi fissava terrorizzata. Non so se temesse potessi piantarle davvero nella pancia le forbici finte o le altre armi che c’erano sul set, ma vederla legata e imbavagliata, con gli aghi applicati agli occhi, era uno spettacolo sublime. […] Quando dovevo dare qualche indicazione a Cristina, con cui per settimane intere di lavoro riuscii a non scambiare una sola parola, puntualmente era lui [Michele Soavi] a fare da intermediario” (Argento, 2014). 

⟡ Argento ha dichiarato che è una vera frustrazione per un regista horror sapere che molti spettatori si coprono gli occhi durante alcune scene. Si è immaginato una punizione e una vendetta. Ecco da dove nasce la famosa scena del nastro adesivo con gli spilli. 

⟡ Nel film si dice che Macbeth sia un'opera maledetta. Superstizione. Tuttavia, durante la lavorazione del film, accaddero parecchi incidenti: morì un attore in un incidente stradale, un orchestrale si ruppe quattro costole, Dario Argento fu aggredito dai corvi. 

⟡ Il ruolo della protagonista era stato dato a Giuliana De Sio ma il primo giorno di riprese il regista e l’attrice litigarono; non solo l'attrice abbandonò il set ma denunciò anche Argento. 

⟡ Il film costò circa 9 miliardi delle vecchie lire. La sola scena dei corvi che svolazzano per il teatro in cerca del killer ne costò uno; ci si servì di gru meccaniche e di cineprese telecomandate.

Regista:

Dario Argento

Durata, fotografia

106', colore

Paese:

Italia

Anno

1987

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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