Suspiria
Suzy (Jessica Harper), una giovane americana con l'ambizione del balletto, si reca a Friburgo alla scuola di danza Tanz Akademie. Gestita dalla direttrice sempre assente e dalla ostica Miss Tanner (Alida Valli), l'accademia si dimostra subito una dura sfida per Suzy, la quale, prima, avrà uno strano malore e, poi, dovrà dormire in palestra con le sue amiche poiché mezza scuola è stata invasa dai vermi. Insieme all'amica Sara (Stefania Casini), Suzy riuscirà a venire a capo del sinistro mistero nascosto fra le mura della Tanz Akademie.
LA RECE
Festa cromatica di rosso sangue e blu elettrico che trasforma una scuola di danza in un incubo neo-gotico. Argento realizza un puro cinema sensoriale che anticipa l'estetica music-video privilegiando l'impatto visivo-sonoro sulla logica narrativa, la quale, tuttavia è solida. Film culto qui da noi ma osannato un po' ovunque.
Si cita sempre l'influenza del Bava di Sei donne per l'assassino (1964) riguardo la nascita del giallo argentiano (l'Uccello dalle piume di cristallo, 1970) ma il film più baviàno del Dario nazionale è Suspiria, rilettura moderna del gotico e capolavoro indiscusso che vide un temporaneo abbandono del giallo all'italiana, portato due anni prima allo stato dell'arte con Profondo rosso, per approdare a un soggetto distante dalla psicopatologia e, invece, affine alla favola nera e al soprannaturale, tema poi divenuto ricorrente nelle produzioni argentiane. Ispirato ai romanzi "Mine-Haha" di Wedekind e "Suspiria de Profundis" di Thomas De Quincey, il quinto horror di Argento è, peraltro, il primo vertice di una trilogia che avrà come secondo episodio Inferno (1980) e chiusa, trent'anni dopo, con la Terza madre (2007). Immerso in una tematica puramente horror senza i vincoli del reale imposti dalle precedenti trame gialle, Argento si sbizzarrisce, insieme al direttore della fotografia Luciano Tavoli e allo scenografo Giuseppe Bassan, in magistrali inquadrature ricche di colori esasperati ottenuti tramite il sistema Technicolor Tri-Strip, portando la lezione cromatica di Mario Bava a un livello che fa arte a sé, al di là del soggetto del film, il quale, comunque, funziona alla perfezione nonostante non si abbiano dialoghi scritti superbamente né la coerenza logica degli accadimenti sia a prova d'errore. Suspiria ricorda allo spettatore che il cinema, horror o meno, non è solo una narrazione ma, soprattutto, un'esperienza multisensoriale: i manierismi di Argento, gli omicidi policromi e lo score musicale dei Goblin riescono a stregare lo spettatore con un ensemble di shock audiovisivi, mentre l'atmosfera generale lo proietta in una fiaba moderna abitata perlopiù da donne, ninfe innocenti preda di altre donne maligne nascoste nell'ombra. Nonostante il soggetto distante dal giallo, il regista non abbandona alcuni vezzi tematici che avevano fatto la fortuna del giallo, quale, ad esempio, il particolare che sfugge alla memoria e che, se recuperato, potrebbe dipanare il mistero. Suspiria non si distingue per le performance del comparto attoriale; tuttavia, la Harper funziona per la fragilità del suo aspetto come Mia Farrow in Rosemary's baby (1968), spaurita in una trama dannata, tessuta molto tempo prima da soggetti malevoli. L'accademia di danza è, per Suzy, un luogo fatale, ovvero mortifero ma anche del destino, un posto fuori dallo spazio e dal tempo nel quale lei doveva giungere per realizzare qualcosa alla quale era destinata, secondo una logica simile a quella poi espressa con Phenomena (1985) e, altrove e da altri (Shining, 1980). Buona performance di Alida Valli, e presenza della vecchia star Joan Bennett (1910-1990); particina anche per il sinistro Udo Kier. Per Barbara Magnolfi fu una festa: "L'esperienza di Suspiria [...] non solo mi catapultò in una stratosfera di successo ma, con quel film, la mia carriera cambiò decisamente direzione. Dario valorizzò molto il mio talento e questo mi permise di lanciarmi in territori sconosciuti, in personaggi intriganti e di estendere la mia capacità di interpretarli" (Inachetti, 2017). Film di rara efficacia e bellezza in cui gli omicidi sono più ritualizzati che brutali, e nel quale spicca l'attenzione di Argento per tutto ciò che è suggestione ma, in questo caso, lo stile non prende il sopravvento sulla storia, sicché i vezzi e gli estetismi risultano assolutamente funzionali al racconto, cosa non sempre riuscita al regista. Per importanza storica e qualità tecnica, voto massimo; ciò anche per glorificare una delle ultime pellicole horror italiane capaci di celebrare il genere come zona di sperimentazioni, cosa che ad Argento riuscirà ancora, benché non in condizione così perfette, con Inferno (1980) e Tenebre (1982). Nel 2018 esce Suspiria, remake diretto da Luca Guadagnino, il quale rischiava il linciaggio per aver osato toccare una pellicola sacra ma che ha dimostrato di saper trattare l'originale con rispetto producendo un lavoro più che rispettabile.
TRIVIA
Suggestivi e sinistri ricordi di Daria Nicolodi (1949-2020): "La trama di Suspiria non è qualcosa di puramente fantastico, ma si basa su una storia che mi raccontava mia nonna quando ero piccola. Mia nonna era una famosa pianista, Yvonne Loeb, e in gioventù aveva frequentato un'accademia di musica, un posto molto strano che ancora esiste ma del quale non voglio fare il nome. E aveva scoperto che tra le mura di quell'accademia, oltre alla musica, alla danza e ad altre discipline, si insegnava... la magia nera. L'edificio in passato è stato distrutto da un incendio ma l'hanno ricostruito. Io e Dario l'abbiamo visitato e abbiamo scoperto che ancora vi si praticano le arti nere... " (Nocturno dossier 18, 2004).
⟡ Le superbe cromie del film furono ottenute usando pellicola Kodak a bassa densità e il processo di stampa a tre matrici (Tri-strip) che saturava i colori, rendeva profondo il nero e permetteva di ottenere contorni molto netti.
⟡ Nella scena finale, Argento cita Argento con un soprammobile di cristallo a forma di volatile.
⟡ Sulla parete del bagno di Sonia si riconoscono decorazioni ispirate a un dipinto di Escher, precisamente lo "Sky & Water" datato 1938.
⟡ La scena della piscina è una voluta citazione cinefila de il Bacio della pantera (1949).
⟡ Il romanzo "Mine-Haha, ovvero dell'educazione fisica delle fanciulle" (1900), in cui si racconta di un collegio in cui delle giovani e giovanissime vengono educate alla danza, è anche alla base del film Innocence (2004) di Lucile Hadzihalilovic.
⟡ Argento aveva programmato che al collegio fossero iscritte solo bambine e non ragazze ma i produttori lo obbligarono a scartare questa soluzione che però si riflette nella scelta scenografica di costruire porte molto grandi con maniglie innaturalmente alte, così come altri oggetti di scena più grandi del normale .
⟡ All'inizio del film, Suzy prende un taxi guidato da Fulvio Mingozzi, comparsa sempre presente nei primi film del regista. Nella stessa sequenza è possibile vedere il volto di Argento riflesso in un finestrino; la cosa è voluta.
Regista:
Dario Argento
Durata, fotografia
99', colore
Paese:
Italia
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2006 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
