Non si sevizia un paperino

Voto:

In un paesino del sud Italia funestato da misteriosi omicidi ai danni di ragazzini, la prima a essere sospettata è la magiara del luogo (Florinda Bolkan). Anche Patrizia (Barbara Bouchet), ragazza di mondo, si rende sospetta tramite comportamenti equivoci. Don Alberto (Marc Porel), il prete locale, si premura che i ragazzi non si allontanino troppo dall'oratorio mentre il giornalista Martelli (Tomas Milian) decide di indagare.

LA RECE

Al crocevia fra modernità e tradizione, entrambe permeate da qualche male, un giallo alla luce del sole ma con angoli e anfratti inquinati dalla morbosità e della follia. Uno degli apici del giallo all'italiana. Fulci al suo meglio.

Prima pellicola prodotta dalla Medusa, fino ad allora solamente distributrice, e capolavoro fulciano che il regista e Roberto Gianviti scrissero traendo spunto da un tetro fattaccio di cronaca avvenuto a Bitonto nel 1971 ma che Fulci avrebbe inizialmente voluto girare in una città del nord con gli operai della Fiat, il che avrebbe creato uno strano appaiamento con il coevo Arcana di Questi. Tenendo a freno il suo ben noto gusto per l’effettaccio e la truculenza, Fulci procedette ad una nuova scrittura dell’ecosistema delittuoso per come illustrato nei gialli anni ’60 e dalla neonata corrente argentiana che localizzavano l’azione nelle geometrie urbane o nel decadente décor di qualche villa borghese. Il regista ricostruì un territorio meridionale solare, rurale, ancora capace di contenere la vecchia tradizione delle magiare parallelamente all’incursione di una modernità che, però, là, arriva come una nota stonata e potenzialmente colpevole. Ma è un depistaggio. Il Male, nel borgo di Accendura, si nasconde fra viottoli di luce abitati da una popolazione ancora refrattaria alla legge ufficiale e più incline alla giustizia privata, agli andazzi omertosi e alle vergogne private chiuse dietro la porta di casa. Il pre-avatiano Non si sevizia un paperino non ha bisogno di un killer di nero vestito o, meglio, non di quel nero modaiolo composto da guanti di pelle e impermeabili foderati. Nella dimensione reazionaria in cui è immersa Accendura e la Chiesa del luogo sono ancora i “capobranco” a decidere per la vita e la morte, e governare i ritmi del volgo, ché del volgo conoscono gli intimi segreti. Ad un passo dal borgo, i lampi del futuro rappresentati dall’autostrada, non simbolo di Bene ma crocevia con un altro tipo di Male. Sintesi perfetta di un microcosmo rurale, settario ed omertoso, l’iconico omicidio della “strega” Florinda Bolkan, già diretta da Fulci in una Lucertola con la pelle di donna (1970), realizzato in piena luce, a violentissimi colpi di catene e al suono di "Quei giorni insieme a te" della Vanoni, in un raro equilibrio fra brutalità e melanconia rintracciabile, ormai, solo nei prodotti orientali. Di non minore impatto, e causa di qualche guaio giudiziario per la produzione, la sequenza con Barbara Bouchet che tenta di sedurre un ragazzino. Nell’universo oscuro di Fulci, lo spirito sclerotizzato di Accendura, versato al Male per la sua scorza impermeabile alla modernità, non trova in Patrizia un’oppositrice ma un’alleata che manifesta i suoi mali semplicemente con altri tipi di morbosità. La scena sulla quale si scatenò la censura, ovvero il finale con la morte sulle rocce, risultò così violenta, almeno agli occhi dei censori, da convincere il produttore di Zombi 2 (1979), Fabrizio De Angelis, che Fulci fosse la persona giusta per dirigere il suo nuovo film sui morti viventi. Non si sevizia un paperino verrà scomposto dallo stesso Fulci per certi suoi elementi tematici ed usato per realizzare lo Squartatore di New York (1982), …E tu vivrai nel terrore - l'Aldilà (1981) e, circa il vigilantismo di provincia per Paura nella città dei morti viventi (1980). Pellicola di capitale importanza nel percorso filmico di Fulci ma anche in quello del giallo italiano, dato che l’identità del colpevole avrà una grande influenza per il genere. Visione obbligata per chi si dice interessato all'horror e possibile anche per qualche mainstreamer.

TRIVIA

⟡ Alla base del soggetto del film, il ritrovamento in una cisterna di Bitonto (Bari) dei cadaveri di cinque bambini, avvenuto fra l'11 settembre 1971 e il 6 giugno '72: di nove mesi d’età il primo bimbo, quindici mesi il secondo, due bimbe di tre e cinque anni, l'ultimo di appena un mese. Tutte le vittime erano, in qualche modo, imparentate tra loro e legate alla poverissima comunità dei “trusciandi” di Bitonto, ovvero gente dedita al “truscio”, il furto con destrezza, venditori abusivi, persone che s’arrabattavano illegalmente. Le indagini su questi orribili omicidi, pur facendo capo ad un’area molto limitata e ad un numero di indiziati non infinito, non approdarono ridicolmente a nulla, e tuttora il caso risulta insoluto. 

⟡ Il film nacque con il titolo Non si sevizia Paperino ma fu proprio la Disney ad imporre l’articolo indeterminativo per discostare la propria creatura fumettistica dal film di Fulci. 

⟡ Il bambino a cui la Bouchet si mostra nuda era una controfigura, il nano Domenico Semeraro. Quest’ultimo, ai tempi comparsa di una certa notorietà, finirà ucciso negli anni '80 dopo che, a propria volta, aveva ucciso un giovane marchettaro. 

⟡ Duilio Cruciani, nato nel gennaio '58, nel film il bambino che usa la fionda, venne rinvenuto morto per overdose da eroina nei bagni dell'albergo diurno alla stazione Termini di Roma, il 14 gennaio 1984.

⟡ A causa del tono critico contro la Chiesa, il film finì nella sua lista nera e ricevette una distribuzione limitata in Europa e, soprattutto, negli Stati Uniti dove non fu proiettato in nessun cinema. Solo nel 2000, la Anchor Bay si è assicurata i diritti per la distribuzione su DVD. 

⟡ Un segmento musicale composto da Riz Ortolani per questo film verrà utilizzato anche in Cannibal holocaust (1979). 

⟡ Mentre sta parlando con Andrea, Patrizia cita Shakespeare parlando di una rosa e del suo nome; nella versione inglese "A rose, by any other name". Questa, però, non è solo una citazione da Giulietta e Romeo ma anche di una puntata della serie televisiva Star Trek nella quale apparve la Bouchet; si tratta dell'episodio 22, stagione II, anno 1968 e il titolo dell'episodio è, appunto, "By any other name".

Regista:

Lucio Fulci

Durata, fotografia

102', colore

Paese:

USA

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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