il Giardino dei supplizi

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Voto:

1926. Il giovane medico Durrieu (Roger Van Hool) se ne deve andare dalla Francia perché accusato di spaccio di droga. Durrieu si rifugia in Cina presso un potente funzionario la cui figlia Clara Greenhill (Jaqueline Kerry) risulta un'immorale perversa rispetto alla quale il medico sembra un santo; la donna lo introduce in un giardino in cui i fiori sono concimati con carne e sangue umani.

LA RECE

Film non completamente compiuto. La riduzione filmica della filosofia di Mirbeau viene ridotta soprattutto a topic sessuale. I cercatori di cose diverse dal solito, tuttavia, ci buttino un occhio.

Riduzione cinematografica del romanzo del critico d'arte Octave Mirbeau, "Il Giardino dei Supplizi" (1899). Quel racconto un tempo scandaloso, insieme a “Il Diario di una Cameriera” (1900) non casualmente tradotto al cinema da Buñuel, rispondeva al desiderio dello scrittore di destrutturare la narrativa dei tempi, riflesso dell’ipocrisia sociale; non a caso, il romanzo del 1899 viene dedicato "ai preti, ai soldati, ai giudici, a tutti coloro che educano, istruiscono e governano gli uomini". Il pessimismo di Mirbeau e la sua volontà anarchica di schiaffare davanti agli occhi della gente ciò che essa non vuole osservare presero una piega particolarmente vivace in seguito allo scandalo Dreyfus (1898) che vide diversi artisti, fra cui Zola e Mirbeau, schierarsi contro le accuse di alto tradimento mosse a Dreyfus. Trasporre al cinema Mirbeau, oltre che complesso tecnicamente, era poco auspicabile, finché, nel 1972, Ultimo tango a Parigi sdoganò l'erotismo borghesuccio oltre che la locuzione "penetrazione anale" trattenuta sulla bocca di tutti da secoli per non sconvolgere il comune senso del pudore. Il clima era pronto per portare sullo schermo Mirbeau, il che fu una bella scusa per mettere l'accento sull'erotismo più che sulla visione filosofica dello scrittore. Vero che la Kerry e, soprattutto, l'orientale Isabelle Lacamp sono splendide, ed è un piacere guardarle per come sono nel film, cioè perlopiù nude. Alcune sequenze riescono, comunque, a recuperare lo spirito di Mirbeau: le fotografie delle esecuzioni capitali e alcune riprese naturali di piante carnivore che divorano gli insetti. Questi due elementi denunciano come l’Occidente decadente e opulento si fondi sull'abuso e lo sfruttamento di altre società più povere; questa, tuttavia, per Mirbeau non è una visione strettamente politica ma una condizione strutturale della natura, poiché: "il delitto è una funzione normale, e non eccezionale, della natura e di ogni essere vivente". Si tratta di un ciclo dell'esistenza che prevede il male e il dolore come uno dei motori primi, specchio di un'esistenza umana votata alla sofferenza. Il film dà un ordine narrativo a qualcosa che, in origine, era più complesso e destrutturato ma la realizzazione fa trasparire non solo una più morbosa attenzione alla sessualità ma un'incelabile legnosità del cast che dà alla pellicola un aspetto da sceneggiato televisivo e, in altri frangenti, proietta un'aura arty insopportabile. Di scene brutali, comunque, ce ne sono, con un finale in crescendo in cui la bella Clara, come un cenobita di Hellraiser (1987), vuole vendere al protagonista, decadente pentito, l'equazione piacere uguale dolore. Ispirato il monologo finale del nazionalista sadico Mr. Greenhill (Tony Taffin) all'arrivo dei rivoluzionari comunisti: "Stanno arrivando i sacerdoti del nuovo culto, amici miei. Continueranno la funzione dove noi l'abbiamo interrotta. Hanno un emblema del colore del sangue, che è anche il nostro colore preferito. Credono di farci scomparire e ci sostituiscono e basta. Pensano di agire in nome della giustizia e per il benessere generale ma intanto cominceranno con l'ucciderci. E per generazioni ancora dovranno continuare a uccidere altri simili a noi, perché da noi prendendo il potere hanno ereditato il morbo del crimine, un morbo dal quale non potranno più guarire". Film da recuperare e maneggiare con cautela: non è un bel film nel complesso ma, a visione conclusa, qualcosa rimane.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Le Jardin des Supplices

Regista:

Christian Gion

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Francia

Anno

1976

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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