Habitat

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Voto:

Lo strato d'ozono non c'è più e gli umani non possono stare sotto il sole sennò si ustionano. Il biologo Hank Symes (Tchéky Karyo), la moglie Clarissa (Alice Krige) e il figlio Andreas (Balthazar Getty) vanno a vivere a Pleasanton. Gli esperimenti del ricercatore lo portano a essere disintegrato e ad aleggiare per casa come un nugolo d'insetti, mentre la residenza diventa una gigantesca serra. Andreas, innamorato di Deborah (Laura Harris), trova l'opposizione del padre di lei (Kenneth Welsh) che, con un gruppo di bulli, cercherà di mettere i bastoni fra le ruote alla famiglia Symes.

LA RECE

Fantascientifico e/o fantasy ecologista più bizzarro che bello o riuscito. Decisamente dimenticato anche dagli appassionati di cinema di genere.

Eco-horror del poco prolifico regista olandese-canadese Daalder noto, piuttosto, per Sexy jeans (1976). Il progetto, che poteva giovarsi di un discreto budget, partì maluccio. La Sony, cercando di popolarizzare il formato analogico HD, offrì mezzi tecnici per girare in una sfolgorante alta definizione: il formato della Sony fu un flop, e così Habitat poté fregiarsi del titolo di unico film passato al cinema a essere stato realizzato tramite quella dimenticata tecnologia. Al di là degli inghippi tecnologici, la visione del regista non ha sufficiente coesione per dare forma compiuta a un film che si caratterizza come una love story di adolescenti innestata in un dramma ecologista con risvolti panteistici e new-Age. La mamma del giovane protagonista vaga per una casa petalosa come un elfo nella terra del Bosco Atro, e con un marito, entità severa ma giusta, a rappresentare le leggi di natura. Nel frattempo, il figlio, reso insensibile ai raggi UV perché ha seguito la dieta vegana dei campioni, nuota in laghetti e cascate con la bella figlia del coach stronzo interpretato con vigore da un Welsh che rappresenterebbe la tendenza antievoluzionistica e reazionaria di certi settori della popolazione. Di contorno, diverse scene di nudità non complete ma che consentono ad almeno tre attrici di mostrare il seno: vince Laura Harris che risulta anche la più convincente nel cast. Se in parte il regista riprende dal film del ‘76 il tema dell'amore fra due giovani vittime di bullismo, d’altra parte s’incunea in un pistolotto ecologista che, nella progressione dei fatti, degenera in qualcosa di visivamente ilare o, quantomeno, grottesco. I soldi in ballo ci sono e si vede ma sono utilizzati non al meglio, fra effetti digitali non riuscitissimi e scenografie rigogliose percorse dagli antagonisti che vengono invasi da muffe e pollini buoni per far espettorare tutte le tossine accumulate in una vita di fast food. Finalone conciliante in cui la natura trionfa e i protagonisti, quelli buoni, si trovano scamiciati e accoppiati come tanti Adamo ed Eva nell'Eden a strafogarsi di roba un sacco buona, un sacco genuina. Film non pessimo ma decisamente da mettere nel dimenticatoio con possibilità di ripescaggio solo per la Harris e il suo seno non-OGM.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Habitat

Regista:

Rene Daalder

Durata, fotografia

103', colore

Paese:

Canada, Olanda

Anno

1996

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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