Hellraiser VIII

Rick Bota ancora in sella al franchise ma scende dal destriero (o ronzino?) il nostro caro Bradley che da sempre era il volto di Pinhead. Qui si perde anche la cifra di Braker e ci sivolge allo slasher giovanilistico.

Settimo sequel ancora in mano a Bota e ancora basato su un soggetto originale, ma con qualche similarità con la novella “The Satanist” di Dennis Wheatley, derivato da un trattamento intitolato "Dark can't breathe" poi adattato a forza alla saga di Hellraiser. I precedenti plot dall’intreccio complesso vengono abbandonati a vantaggio di una trama slasher o, meglio, new-slasher, quindi con cifra metacinematografica. Telefonini, computer, sesso bene in vista (una fellatio, nella fattispecie) tanti giovani e musica, poi un po' di sangue e qualche scena di paura a buon mercato. Il tutto suona superficiale, e in parte lo è, però l'intrattenimento lo si ottiene. Bota riesce, in tale operazione di marketing, a mettere un pizzico del suo stile, costruendo una trama non proprio ovvia con un finale intrigante. Lo splatter è presente e alcune scene sono espresse con una certa violenza ma l'assetto giovanilistico del film attenua l'impatto di diverse situazioni. Gli effetti speciali, molti dei quali digitali, sono davvero ben fatti. Hellraiser: Hellworld resta, però, un horror di mero intrattenimento e gli amanti di Clive Barker, delle sue atmosfere e delle sue tematiche, avranno di che lamentarsi, per poi placarsi rapiti dalla bellezza dell’attrice canadese Katheryn Winnick. Ma anche chi apprezza il manzo ha la sua parte: presente un giovane Henry Cavill pre-super eroe. Più del sugo, comunque, va sottolineato il mesto fatto che i fan salutano con questo film Doug Bradley, il quale decide di abbandonare per sempre i panni del cenobita Pinhead. Seguirà Hellraiser: Revelations (2011).

⟡ Nessun dato, per ora.