Homicidal
-
Voto:
Una bionda che si presenta come Miriam Webster (Joan Marshall) offre duemila dollari a un giovane facchino d’albergo per inscenare un finto matrimonio che dovrebbe essere poi annullato poco dopo. Il fine di Miriam è trovarsi di fronte al giudice di pace Alfred Adrims per ucciderlo. Dopo il brutale atto, Miriam, il cui vero nome è Emily, torna a casa dove convive con un’anziana che sembra sapere i suoi torbidi segreti ma non può comunicarli perché muta per un ictus.
LA RECE
Knock-off del capolavoro horror di Hitchcock. Al di là delle trovate del Maestro del gimmick, abbiamo una storia intrigante con un buon ritmo e un'ambigua protagonista.
Evidente knock-off di Psyco (1960), cioè emulo discount, ma con le sue notevoli variazioni, arrivato solo l’anno dopo perché il maestro del gimmick William Castle era impegnato con i 13 spettri (1960). Homicidal è una delle sue pellicole meglio riuscite nonostante l’intro teatrale e compiaciuto con il quale Castle avvia la storia e, poi, la conclusione didascalica che spiega per filo e per segno fatti e movente, cosa che, in seguito, diverrà un classico del giallo anni ‘60/’70. Incorniciato da un bianco e nero elegante, Homicidal riesce ad essere abbastanza feroce per i tempi, con questa protagonista follemente determinata che se la gioca con le sue ambiguità a partire dal nome dell’attrice, la televisiva Marshall (1931-1992) presentata come Jean Arless. Mai noioso, il film ha i suoi momenti più riusciti quando entra in scena la vecchia bambinaia Helga (Eugenie Leontovich) che un tempo fu sadica educatrice e che ora è ridotta alla paralisi e non può comunicare il terrore di avere a fianco una folle nuora. Sì, perché Emily si è sposata in gran segreto in Danimarca con il rampollo della famiglia Webster, il quale fatica a credere che la sua bella compagna bionda possa essere un’assassina, nonostante sua sorella Miriam Webster (Patricia Breslin) lo metta sull’avviso. Trama sufficientemente complessa con risolvi di transgenderismo non comuni all’epoca e, di fatto, non troppo velati, visto l’aspetto della Marshall che, per anni, giocò sui suoi tratti androgini così come fece la nostra Amanda Lear. Castle, comunque, non rinuncia alle sue trovate e, poco prima della risoluzione del caso, fa scattare un conto alla rovescia atto a dare il tempo agli spettatori più sensibili di allontanarsi dalla sala cinematografica. Questo “fright break” di un minuto aveva, però, un risvolto grottesco nelle sale statunitensi che oggi si è perso nella visione domestica: coloro che avessero evitato la visione del finale, potevano tornare nella lobby del cinema e chiedere il rimborso del biglietto, tuttavia, prima di ciò, dovevano sostare nel “coward’s corner”, l’angolo del codardo, esposti al pubblico ludibrio; ovviamente nessuno approfittò della politica “soddisfatti o rimborsati” di quel geniaccio di William Castle. Bizzarrie a parte, Homicidal val bene una visione.
TRIVIA
William Schloss “Castle” (1914-1977) dixit: “Abbiamo tutti un interesse comune: mostri più grandi e orribili, e io sono solamente il mostro che ve li porta” (IMDb.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
William Castle
Durata, fotografia
88', b/n
Paese:
USA
1961
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
