Hounds of love

Voto:

Evelyn e John White (Emma Booth, Stephen Curry), coppia di tossici e scompensati, è usa al rapimento di giovani donne per arricchire la propria vita sessuale. A ben guardare, ciò risponde alle fantasie di John; Evelyn, donna fragile e dipendente, segue a ruota accettando anche di non vedere i propri figli sgraditi al partner. Vicki Maloney (Ashleigh Cummings), la loro prossima vittima, è, però, capace di osservare le loro dinamiche patologiche e di farne uso per cercare di salvarsi la pelle.

LA RECE

Performances attoriali di livello per una storia di patologia relazionale centrata sui cattivi e non, come accade di solito, sulle vittime.

Esordio al lungometraggio cinematografico per un promettente Young che prima aveva solo lavorato a corti e serie televisive. Come da manifesto programmatico del suo regista, Hounds of love pone il focus sulla psicologia del perverso duo John-Evelyn, quest’ultima resa superbamente da Emma Booth. Ed è esattamente questo a rendere il film, non originale nel soggetto, meritevole di visione e coraggioso nell’impegno di mettere la vittima in secondo piano a vantaggio della “second victim” Evelyn. La donna è un soggetto umano di difficile catalogazione empatica, dato che la sua masochistica passività muove a pietà ma senza dimenticare che è complice molto attiva in crimini orribili; ciò dà una buona misura della qualità sinistra che possono avere i quadri dipendenti di personalità, non di rado "pubblicizzati" come tenere vittime in balia di mostri, capitalizzando sulla loro tendenza ad attendere che qualcuno dica loro cosa sono (cioè cosa debbano essere) per poi rendersi proni alla descrizione offerta. D'altra parte, la narrativa pop del quadro dipendente come vittima pura è essa stessa risultanza dell'atteggiamento e della passiva manipolazione del dipendente così che si promuova un'immagine sociale che solleciti non chiara comprensione ma accudimento, accettazione totale, protezione in modo regressivo come farebbe una mamma con il bambino (posizione anaclitica). Ma di potenziali riflessioni psicopatologiche Hounds of love è pieno ed è questo il merito di un film che, pur non lesinando in certe crudezze, procede per ellissi sul peggio, evita sanguinacci, e racconta di gente a caccia d’amore, ivi compreso il rapporto fra la povera Vicki e sua madre. Scena cult numero uno: l’incipit al rallenty con le ragazze, spiate nelle loro succulenti parti anatomiche come prede dai due cacciatori killer. Altra scena notevolissima: il finale con la mamma di Vicki che urla il nome della figlia nel quartiere dove la giovane è reclusa, con la stessa disperazione mostrata da certi animali che richiamano disperatamente i loro cuccioli dispersi; perfetto meccanismo di tensione ed emotivo. Da vedere.

TRIVIA

Ben Young (1972) dixit: “La maggior parte dei thriller attuali ti buttano addosso la nudità frontale; è stato fatto fino alla nausea e non è quello che voglio come thriller. Ho visto film che sono stati chiamati thriller, ma non erano affatto thriller, e non li guardo perché, anche se sono davvero violenti, non c'è suspense e non mi interessa, perché non c'è sviluppo dei personaggi. Così ho iniziato a rivedere film che pensavo fossero dei grandi thriller psicologici come il Silenzio degli innocenti e rimani sorpreso quando ci ripensi e ti accorgi che sono tutti privi di violenza. Ne il Silenzio degli innocenti ci sono solo tre scene di violenza in tutto il film. Penso che nei thriller si tratti di sviluppare i personaggi e di investire su di loro la posta in gioco. Non volevo fare un film sugli atti violenti che compiono, volevo fare un film sugli assassini stessi” (heyuguys.com).

⟡ In tema di sparizioni, nodo centrale del film, al minuto 8:30 circa viene citato il vero caso di Harold Holt (1908-1967), primo ministro australiano che, a Cheviot Beach, per impressionare gli amici, si tuffò nell’oceano e non riemerse più, né il corpo fu mai ritrovato. La sua scomparsa fra i flutti diede adito a tutta una serie di teorie balzane (era una spia e un sommergibile lo aspettava sott’acqua per portarlo in Cina) che, semplicemente, sembravano non accettare l’annegamento di un politico beneamato dalla popolazione.

Titolo originale

Id.

Regista:

Ben Young

Durata, fotografia

88', colore

Paese:

Australia

Anno

2016

Scritto da Exxagon nell'anno 2020; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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