Isolation - la Fattoria del terrore

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Voto:

Dan (John Lynch), proprietario di una fattoria, fa partorire una mucca trattata per aumentarne la fertilità; ad aiutarlo, la veterinaria e ricercatrice Orla (Essie Davis). Le cose vanno male perché l’animale ha sviluppato all'interno feti mutanti molto aggressivi che possono entrare nel corpo di qualsiasi creatura e riprodursi.

LA RECE

Concetto alla base non originale ma tutta la costruzione intorno lo è. Natural horror sui generis ben fatto e intrigante.

Rivisitazione in chiave bucolico-orrorifica di fantascientifici con creature aliene che invadono i corpi e li tramutano orribilmente per potersi riprodurre; Alien (1979) e la Cosa (1982) sono, ovviamente, i modelli di riferimento. Pur non innovando, Isolation cattura da subito l'attenzione dell'appassionato con un incipit distante da location futuribili ma uguale per atmosfera solitaria alla Nostromo o alla base Artica 31. C'è da far partorire una vacca la cui gestazione è giunta al termine. Le cose si fanno ardue, non tanto per l'ambiente poco accogliente e illuminato da sorgenti artificiali ma, piuttosto, perché l'orrore va ad attaccare situazioni di per sé sensibili: il parto e gli animali. Se già il parto non è lo spettacolo più rilassante di questo mondo, qui ci sono pure da affrontare complicazioni per le quali occorre tirare fuori il feto con le corde. Peggio se, appena nato, il vitellino deve essere abbattuto con una pistola che ficca un chiodo d'acciaio nel cranio del bove che ti guarda con l'occhione pio. L'inizio di Isolation è così, un agitatissimo, sanguinolento e tetro atto di parto che dà vita a una storia bizzarra, la quale pare evolversi nell'arco di una sola notte, tanto è perennemente avvolta dal buio. La creatura mutata, nelle veci dei classici alieni, ci inquieta per potenziali zoonosi, malattie che passano dagli animali all’uomo: roba da ridere finché non è arrivato il Covid. Oppure si denuncia la questionabile abitudine di somministrare estrogeni ai bovini. Sia come sia, il gioco di O'Brien funziona molto bene, così come funzionano le sue creature super-deformi che si aggirano per la fattoria protette da un buio a tratti utile a nascondere i limiti effettistici, altre volte artisticamente ricercato in modo da trasformare letame, acqua, fango e ombre in un'unica sostanza oleosa che fagocita tutto l'ambiente. Con pochi mezzi, il regista riesce a costruire un low-budget di qualità, aiutato da uno sceneggiatore che non mira a scambi di dialoghi geniali ma non scade in facilonerie verbali, dal direttore della fotografia Robbie Ryan, e da un manipolo di convincentissimi attori; fra loro, il più noto è Lynch (Sliding Doors, 1998). Poi ci sono quelle due o tre mucche alle quali offrire giusto riconoscimento. Non male l'idea dei mutanti di una forma così arcana che si cerca in tutti i modi di capirne l’anatomia per scoprire successivamente, e si dà atto della capacità di intrigare, che una forma vera e propria non l'hanno. Isolation riesce a dare un'impronta realistica a ciò che realistico non può essere, senza far ricorso a un’effettistica complessa o digitale, senza bellone pettorute (vacche a parte) e senza neppure utilizzare una storia particolarmente originale. Valido.

TRIVIA

Billy O’Brian (1970) dixit: “L'horror ha sempre un fattore comico naturalmente connesso ad esso” (moviesonweekends.com).

Isolation ha vinto meritatamente diversi premi: Miglior film all’ Austin Fantastic Fest del 2006 e Miglior film allo Screamfest del 2006; al regista sono stati attribuiti quattro premi come miglior regista in altre competizioni cinematografiche. 

⟡ Nel film si menziona un laboratorio di ratti; il primo film del regista O'Brien era un corto su un laboratorio con topi: the Tale of the rat that wrote (1999).

Titolo originale

Isolation

Regista:

Billy O'Brien

Durata, fotografia

95', colore

Paese:

UK, Irlanda

Anno

2005

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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