Lasciami entrare
Voto:
Il bullizzato dodicenne Oskar (Kåre Hedebrant), giocando da solo in cortile in una fredda notte invernale, incontra Eli (Lina Leanders-son), una coetanea che è andata da poco ad abitare nello stesso stabile in cui vive il ragazzino. Di Eli, che presto si scopre essere un vampiro, si prende cura Håkan (Per Ragnar) che per lei uccide e dissangua. Gli omicidi nella zona si susseguono ma le autorità non riescono a venire a capo del mistero. L'amicizia fra Oskar ed Eli, però, cresce e prende la piega di un legame amoroso, anche se il ragazzino inizia a capire che Eli non è esattamente una persona comune e, forse, neppure una femmina. L'affetto fra i due non viene meno ed Eli dà la forza ad Oskar per opporsi ai bulli.
LA RECE
Lentezze, nessun effettaccio ed un villain di grande tenerezza. Il mito del vampiro riletto dall'ovattato ed algido mondo delle case popolari svedesi. Consigliatissimo film di bambini non per bambini.
Film non perfetto ma originale, cosa difficile di questi tempi, e pregno di un lirismo che difficilmente si può trovare in un horror. Vampyre-movie tanto più bello quanto più di qualità rispetto a fenomeni coevi (Twilight, 2008) che riducono il mito del vampiro a un fumettone per adolescenti con i risvoltini. Tratto dall'omonimo romanzo scritto da John Ajvide Lindqvist, anche alla sceneggiatura, Lasciami entrare è un'inusuale variante del mito del vampiro che forse deve qualcosa, per il suo personaggio centrale, alla piccola succhiasangue Claudia, donna bloccata in un corpo da bambina vista in Intervista col vampiro (1994). Il fatto che sia un film svedese e girato in Svezia cambia, però, le carte in tavola, poiché influenzato dal cinema bergmaniano, e per l’essere immerso nelle gelide e torve atmosfere di un paese ghiacciato e poco luminoso. Il vampiro di questo film si discosta radicalmente dal glamour che spesso ha accompagnato il mitico personaggio: Eli di Lasciami entrare è più affine al Nosferatu (1979) di Herzog con un Kinski vampiro “controvoglia”, serioso e depresso. Ma ancor prima di essere una storia di vampiri, Lasciami entrare è il triste ritratto di due giovani solitudini, di due dodicenni in cerca di una relazione impossibile e anormale, però molto molto più gratificante dei rapporti normali che sono pieni di genitori separati, adulti beoni, donne infelici, coetanei bulli e ragazzini codardi. Film con bambini ma non per bambini, Lasciami entrare è una pellicola di sottile sensualità e tenerezza, con l'elemento sessuale, fondamentale nel mito vampiresco, che sembra assente ma che, in realtà, non solo è presente ma incrocia anche la problematica dell'ambiguità sessuale. L'affetto fra Oskar ed Eli travalica sia la loro fondamentale diversa natura, sia ingloba lo strano transgenderismo del vampiro che, a ben vedere, è molto più mascolino nel comportamento di quanto lo sia Oskar. Siamo sempre nel campo dell'originalità se si tratta di discutere di scenografia: il film tira una linea netta sulla tipica ambientazione gotica che da tempo accompagna il vampiro e le sue imprese. Il film di Alfredson non è il primo ad ambientare le vicende del non-morto in un setting urbano ma, di certo, è uno dei primi a calare il racconto vampiresco in una serie di palazzoni popolari algidi illuminati da lampadine che non sembrano superare i 20 watt. Come nel gotico, però, l'ambiente riflette lo stato emotivo generale della storia e, soprattutto, l'alienazione dei due piccoli protagonisti. Il film, quindi, reinterpreta il gotico ma sa anche recuperarne i classici elementi per poter far sentire a casa l'appassionato. Viene mantenuta la tradizione secondo la quale un vampiro non può entrare in una casa a meno che non venga invitato, si può assistere alle cocenti conseguenze dell'esposizione di un vampiro ai raggi solari, poi, ancora, si suggerisce che Eli sappia volare. I due giovani attori, per essere dei perfetti sconosciuti senza nessuna particolare gavetta alle spalle, entrano perfettamente nella parte e la loro interpretazione non ha sbavature. Lina Leandersson, qualche gradino sopra rispetto ad Hedebrant, trasmette sensibilità, sofferenza e intelligenza, mentre il suo aspetto fisico immaturo, quasi androgino, ha lo stesso potenziale che aveva quello di Jaye Davidson ne la Moglie del soldato (1992). Il giovane attore Hedebrandt, comunque brillante, è stato scelto per il suo aspetto quasi albino che, sulle prime, fa sospettare che sia lui il vampiro. La regia di Alfredson procede con molta lentezza, sicuramente in tono con l'emotività del racconto ma con il limite che lo spettatore non avvezzo ad un certo tipo di cinema non urlato rischi di annoiarsi. D'altronde, l'horror emozionale di Alfredson non punta né all'effettaccio né alla paura, e il villain di questo film horror è dolce come pochi altri visti al cinema, con un’umanità che sorpassa di gran lunga quella umana, anche infantile. Låt Den Rätte Komma In non è un horror per tutte le tasche ma ciò è un valore aggiunto se l’alternativa è il blando amore gotico che Stephenie Meyer ha fatto nascere al crepuscolo. Anche il remake Blood story (2010) ha ricevuto una buona accoglienza di pubblico e critica.
TRIVIA
Tomas Alfredson dixit: “Hai un'immagine in testa nel momento in cui leggi il copione la prima volta; vedi quest’immagine di quattro alberi, c'è la neve sopra, c'è una macchina rosa sullo sfondo, la luce viene da lì, un vecchio è in piedi in primo piano, si sente il suono di un cane che abbaia... E due anni dopo, forse, potresti vedere quell'immagine su uno schermo. Succede una volta ogni 100 immagini perché tutte le altre 99 saranno in qualche modo modificate, ma quella, se ti torna, è davvero l'essenza del lavoro: materializzare le fantasie. È fantastico” (firstshowing.net).
⟡ Lo scrittore John Lindqvist ha riferito di aver scelto il titolo del suo racconto ispirandosi alla canzone del cantante inglese Steven Morrissey, "Let the right one slip in". Nonostante ciò, la cosa risuona con una delle regole del vampirismo che vuole che il vampiro non possa entrare in un luogo se non invitato.
⟡ Virginia brucia nel letto dell'ospedale come Sallie nel film Amore all'ultimo morso (1992).
⟡ Leggendo il libro è possibile venire a conoscenza di qualche notizia in più riguardo ad Eli. Viene da un villaggio presso Norrköping e ha 220 anni. È nata maschio ma è stato evirato, ed è divenuto un vampiro all'età di 12 anni per opera di un altro vampiro. Questo è solo suggerito nel film come, ad esempio, quando Eli chiede ad Oskar se gli piacerebbe lo stesso anche se non fosse una ragazza. Anche in un'altra scena nella quale Eli si cambia il vestito, la visione della regione pubica rivela che non ha né pene né vulva.
⟡ Nella scena finale, Oskar ed Eli usano il codice morse per comunicare, e battono le lettere P-U-S-S. In svedese "puss" significa "piccolo bacio, bacino".
Titolo originale
Låt Den Rätte Komma In
Regista:
Tomas Alfredson
Durata, fotografia
115', colore
Paese:
Svezia
2008
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
