la Leggenda dei 7 vampiri d'oro
-
Voto:
1904. Il monaco Kah, del Tempio dei 7 vampiri d'oro, va a piedi dalla Cina alla Transilvania per chiedere a Dracula (John Forbes Robertson) di ridare potere alla sua terra risvegliando i 7 vampiri che sono dormienti, ma Dracula s'impossessa di Kah per riattivare la maledizione. Van Helsing (Peter Cushing), in Cina in conferenza, viene avvicinato da Hsi Ching che gli chiede di aiutarlo a fermare i vampiri d'oro tornati in attività.
LA RECE
Kung-fu horror d'antan. Particolare lo è di certo e non dispiacerà a coloro che patiscono il fascino di cose diverse dal solito e prodotte nei decenni precedenti. Non validissimo, però, come vampyre horror.
La Hammer aveva una saga per le mani che poteva rendere ancora soldi, ma lo stanco Christopher Lee, icona vampiresca della casa di produzione inglese, aveva affermato pubblicamente che avrebbe appeso il mantello al chiodo e non avrebbe interpretato più Dracula "se non per Zeffirelli". Lee, in realtà, si accontenterà di molto meno, tornando nei panni del vampiro in Dracula padre e figlio (1976) di Eduard Molinaro. In ogni caso, alla Hammer mancava la star per portare avanti il carrozzone. Il trucco, come per le Spose di Dracule (1960), fu spostare il focus da Dracula a Van Helsing interpretato dal validissimo Cushing. La cosa avrebbe dovuto portare a una serie esotica girata in India che vedeva al centro dell'azione Van Helsing, ma andò tutto in fumo con la chiusura della casa di produzione. La mancanza di Lee venne inoltre aggirata dall'estemporanea presenza di un Dracula di basso profilo con tanto di rossetto, sostituito sullo schermo in pochi minuti dal monaco Kah di cui viene posseduto il corpo. A parte l’assenza di Lee e la non centralità del vampiro, la Leggenda dei 7 vampiri d'oro si distingue soprattutto per la kung-fusion fra horror e arti marziali, un tentativo di rinnovare la produzione gotica inglese con un genere che, almeno ai tempi, stava riscuotendo un notevole successo. Per tentare l'improbabile mix, la Hammer contattò il grande Sir Run Shaw, boss della Shaw Brothers, la più nota casa di produzione hongkonghese di film di arti marziali che, nell'arco del trentennio '60/'80, generò una caterva di pellicole a tema pugni e calci ben assestati. Gli effetti di un mélange di tale portata non possono lasciare indifferenti: i vampiri, notoriamente allergici alla croce poiché anti-cristiani, nel vampyre kung-fu si prendono male anche alla vista dei monaci buddisti, meno inclini al proselitismo ma che, in caso di controversia teologica, pestano come fabbri. Il risultato, se non altro, è spassoso benché lasci interdetti tutti coloro che, nel tempo, si sono affezionati alle sobrie atmosfere gotiche dell'horror britannico. Peter Cushing, infatti, rimane un po' in disparte durante le ben coreografate battaglie, per poi dare la stoccata finale all'arma bianca al Dracula Robertson di dubbia efficacia. Anche le numerose scene che vedono le gra-ziose signorine orientali a seno nudo sfuggire alle grinfie dei demoniaci esseri, non sembrano calzare alla perfezione con i toni dell'horror vampiresco inglese, ma tant'è. La Leggenda dei 7 vampiri d'oro ricorda, quindi, più il wuxiapian che il consueto horror Hammer e, nella baraonda di armi e marzialità, un personaggio interessante come Vanessa Buren, nobildonna sensuale ricca e annoiata che finanzia la spedizione, viene accantonato per fare largo a salti e capriole. Non male, però, la parentesi interraziale relativa al figlio di Van Helsing che s'innamora della bella cinese Mei Kwei occupata a lavare i piatti nei momenti morti ma che, quando serve, mena forte. Decisamente diverso dal solito, quindi consigliato a chi cerca cose diverse dal solito.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
The Legend Of The 7 Golden Vampires
Regista:
Roy Ward Baker, Cheh Chang [non accreditato]
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
UK
1974
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
