Let me die a woman

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Voto:

Film documentaristico

LA RECE

Truce e turpe shock & sex exploitation che sfrutta i transessuali fingendo di interessarsi alla causa. Resta di qualche interesse l'operazione chirurgica.

Film documentaristico exploitation e, a tratti, delirante, diretto dalla Wishman, la stessa regista dietro le mirabolanti imprese di Chesty Morgan (la Chiamavano Susy Tettalung, 1973). Let me die a woman ha una storia produttiva misteriosa e nessuno sembra sapere con precisione quando fu girato; fu distribuito nel '78 ma, già nel 1972, aveva fatto la sua comparsa con il titolo Strange/Her benché avesse un montaggio totalmente differente da ciò che sarà possibile vedere sei anni dopo. Il film s'incentra sulla vita di Leslie, transessuale portoricano che narra delle sue esperienze e della scelta di sottoporsi all'operazione di riassegnazione sessuale. Fin qui sembra una cosa seria. In realtà, la Wishman trasforma l'argomento disforia di genere in un freakshow fatto di finti trans, bizzarre spiegazioni scientifiche sciorinate da un surgelato dottor Leo Wollman, castrazioni sommarie praticate col cacciavite e drammatizzazioni di scene di suicidio. Non mancano interviste a veri trans pre- e post-op, e diverse visite mediche nelle quali avremo la possibilità di vedere nude alcune di queste persone. Si tratta di uno spettacolo parecchio grossolano e si può supporre che i transessuali che hanno prestato il proprio corpo alla macchina da presa non siano stati istruiti onestamente sui toni che la pellicola avrebbe preso una volta completata. L'aggiunta di scene softcore, spesso fuori posto, non fa che togliere forza al tema centrale. D'altronde, non pare che la Wishman abbia voluto trattare l'argomento con tatto, a partire da un'iniziale scena sotto la doccia nella quale un trans piazza a sorpresa una rumorosissima scorreggia che, inattesa, mi ha pure spaventato come si trattasse di uno spooky-fest. Il piatto forte del film è l'operazione chirurgica che, come intuibile, rende Let me die a women una pellicola non adatta agli stomaci più deboli. La Wishman parrebbe aver fatto un regalo alla comunità trans ma uno sguardo neppure troppo attento dimostra che la regista abbia, piuttosto, sfruttato la loro realtà per creare un exploitation senza nessuna valenza educativa o sociale: la finalità è mostrare il corpo nudo dei transessuali, senza premurarsi se li si stesse ridicolizzando o meno con zoomate sui genitali per nutrire il voyeurismo più famelico. Il footage dell'operazione chirurgica è il raschio del fondo ma, a suo modo, è l’unica cosa istruttiva. Visto per quel rapace prodotto shock exploitation che è, Let me die a woman potrebbe avere anche un certo valore. Per cinefili con gli artigli.

TRIVIA

Doris Wishman (1912-2002) dixit: “I miei film non mi piacciono per niente. Alcuni di quegli attori erano così orribili” (latimes.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Id.

Regista:

Doris Wishman

Durata, fotografia

79', colore

Paese:

USA

Anno

1978

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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