il Mistero del castello nero

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Il nobiluomo Sir Ronald Burton (Richard Greene) crede che il Conte von Brunner (Stephen McNally) sia responsabile della sparizione di due suoi amici. Per indagare, Burton raggiunge il Castello Nero di von Brunner e finisce per innamorarsi di Elga (Rita Corday), la moglie del Conte, il quale non gradisce. Burton dovrà anche contendersi l'altalenante fedeltà del dottor Meissen (Boris Karloff) e del muto Gargon (Lon Chaney Jr).

LA RECE

Tentativo di fondere l'estetica dei film horror Universal degli anni '30 con elementi del cinema swashbuckler (cappa e spada) allora in voga. Però, budget limitato e qualche ingenuità di troppo nella narrativa.

Atmosferico film che si apre con un penetrante ululato e un uomo sepolto vivo a ricordarci che siamo di fronte a una pellicola horror, prima che i toni melodrammatici prendano il sopravvento. La Universal, un po' allo sbando dopo aver affastellato i suoi noti mostri in decine di film, ritentò la strada gotica più classica fatta di protagonisti che si fanno largo in un castello con animali esotici, quando erano ancora tali, e passaggi che si aprono su vasche zeppe di caimani che smascellano e si rotolano pancia all'aria. Lo sceneggiatore Sackheim, che aveva appena terminato di scrivere Alan, il conte nero (1951), ci riprovò con il drammone gotico e prese spunto da la Pericolosa partita (1932) ma il risultato non è equiparabile. Il Mistero del castello nero è una storia di vendetta con tocchi horror più o meno marcati e un cenno fantascientifico dato da una pozione che fa piombare le persone in una morte apparente per dodici ore. Green e la Corday recitano più che discretamente e sono il viatico per la quasi totalità delle scene sentimentali; McNally, nei panni del cattivo, fa il borioso narcisista con accessi di furia sadica che trovano il loro culmine con le assurde frustate alla pantera in gabbia; un po' sopra le righe. Lon Chaney Jr e Boris Karloff, mostri sacri dell'horror, vengono relegati a particine che non fanno onore al loro spessore. Chaney è Gargon, servo di von Brunner, muto come più volte è capitato di vedere l'attore in questo segmento della sua carriera; a dare ascolto alle voci del tempo, il mutismo era necessario a Chaney in quanto, sempre ubriaco, non ricordava le battute. Karloff, in un ruolo che sembra un cammeo dilatato, appare stanco e sottotono esattamente come la particina che gli venne assegnata. La Corday offre una performance che anticipa curiosamente le eroine gothic-romance degli anni '60, oscillando tra vulnerabilità vittoriana e agency moderna, in equilibrio tra convenzione e sovversione di genere. La regia di Juran, al suo primo film, non è eccezionale ma il bianco e nero, esaltato da una fotografia in chiave bassa (di Irving Glassberg) che gioca coi chiaroscuri, piace. Anche l'inizio con Burton che sta per essere chiuso in una bara e ricorda tutta la storia in flashback non è malvagio. Nel complesso, però, Il Mistero del castello nero ha poca originalità e poco mordente anche per gli anni in cui fu prodotto. Insomma, un fotoromanzo dai toni tetri.

TRIVIA

⟡ Richard Greene era il nipote di William Friese-Greene, generalmente ritenuto l'inventore dei film. La pellicola britannica the Magic box (1951) è un biopic sulla vita dell’inventore.

Titolo originale

The Black Castle

Regista:

Nathan Juran

Durata, fotografia

82', b/n

Paese:

USA

Anno

1952

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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