Mondo trasho

Voto:

La giovane Mary (Mary Vivian Pearce) va al parco e viene accostata da un feticista che le succhia le dita dei piedi, cosa per la quale lei fantastica di essere Cenerentola. Lasciando il parco, Mary viene investita da Divine, un travestito corpulento che la porta in una clinica a dir poco bizzarra.

LA RECE

Documento (semi) prezioso della scena underground di Baltimora e della prima fase creativa di Waters, quando la sua estetica del cattivo gusto era ancora in formazione. La performance non-verbale di Divine, inoltre, stabilisce già il personaggio larger-than-life che l'attore perfezionerà nei film successivi.

Mondo trasho, pseudo omaggio ai mondo-movies nati in Italia all’inizio degli anni ’60, è tutto ciò che ci si potrebbe aspettare da un film del debuttante John Waters, il quale, per chi non conoscesse il soggetto, è l’anarchico regista di Pink flamingos (1972) e il papà artistico di Divine aka Harris Glen Milstead, travestito performer, icona del cattivo gusto cinematografico, che aveva intento sovversivo e controculturale. Girato in 16mm per circa $2,000 e tante idee parecchio confuse, Waters realizzò questo pezzo di sperimentalismo sulla programmatica indecenza che, a suo stesso dire, sarebbe stato bene si fosse limitato al corto. È vero, infatti, che i ’95 minuti di durata sono un supplizio evitabile solo tenendo pronto il dito sul tasto del fast forward. In bianco e nero, arricchito da pezzi musicali anni ‘50/’60 (canzoni pop non autorizzate, cosa che contribuì a rendere il film virtualmente indistribuibile per questioni di diritti) e altri effetti sonori, Mondo trasho si apre con la ripresa di un uomo incappucciato che decapita galline; un must nel genere mondo, quello della crudeltà sugli animali, di cui andare poco fieri. Oltre alla trama citata, il film propone un ospedale con medici drogati che vomitano sui pazienti, poliziotti brutali, sporadiche apparizioni mariane, un’infermiera killer e sesso a sprazzi. Waters costruisce una narrazione volutamente frammentaria che si muove tra ospedale, lavanderia a gettoni e strade di Baltimora, creando un collage audiovisivo che deve tanto al cinema underground di Kenneth Anger (il famoso autore dei libri Hollywood Babilonia) quanto all'estetica trash delle riviste scandalistiche. I fan di Waters e coloro che amano le sperimentazioni Sixty potrebbero indulgere nella (anti)poetica dell'iconoclasta di Baltimora che, tuttavia, in Mondo trasho, e a soli 25 anni, non riesce ancora a esprimersi come saprà fare successivamente. Consiglio spassionatamente di saltare subito a Pink flamingos.

TRIVIA

⟡ Prima di Mondo trasho, Waters aveva girato solo tre cortometraggi ma proiettati per il pubblico solo una volta, nel 2001, al New Museum of New York. Essi sono: Hag in a black leather jacket (1964) che narra di un matrimonio celebrato da un membro del Ku Klux Klan fra una ragazza bianca e un nero; Roman candles (1966) in cui iniziano ad emergere i bizzarri personaggi watersiani fra cui Divine, nonché sesso e droga con vere scene di iniezioni di eroina in vena; Eat your makeup (1968), storia di modelle obbligate a sfilare fino alla morte, vedeva come protagonista la prima musa di Waters, Maelcum Soul (Patricia Ann Soul), poi morta quello stesso anno, ventisettenne, per overdose. 

⟡ Mentre filmavano una scena di nudo pubblico, quella con l’autostoppista, Waters e soci si trovavano nel campus della Johns Hopkins University senza il permesso di effettuare riprese. Qualcuno si offese e chiamò i guardiani. Waters e la crew fuggirono ma furono beccati quando tornarono indietro a recuperare la macchina; vennero accusati del reato di “associazione finalizzata a esposizione indecente”.

Titolo originale

Id.

Regista:

John Waters

Durata, fotografia

95', b/n

Paese:

USA

Anno

1969

Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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