Pink flamingos
Voto:
Baltimora. Babs Johnason (Divine) vive in un camper in compagnia di una nonna obesa feticista delle uova, un figlio appassionato di galline e una figlia guardona. Babs si vanta di essere la persona più lurida della Terra: questo primato, però, le viene conteso dai Marble, una coppia di criminali pervertiti che rapisce le ragazze, le fa ingravidare da uno sciroccato e poi vende i figli a coppie di lesbiche. Lo scontro fra Babs e i Marble non tarda ad avere luogo, e si tratterà di una guerra a suon di cattiveria e schifezze.
LA RECE
Il vessillo del bad taste, con un suo posto d'onore nella genealogia trasgressiva che comprende le provocazioni surrealiste di Buñuel e il proto-punk di Kenneth Anger e Jack Smith. E senza la pretesa che il cattivo gusto avesse funzione intellettuale anche se la sua Divine è e rimane una bella arma di guerriglia cinematografica. "Waters ha creato un linguaggio cinematografico che ha permesso l'articolazione di identità precedentemente innominabili nel cinema americano" (John G. Hanhardt).
Il titolo più noto fra quelli prodotti dal regista John Waters e parte di una "trash trilogy" composta dal successivo Female trouble (1974), da alcuni ritenuto anche il migliore, e da Nuovo punk story (1977); titoli e regista praticamente sconosciuti al pubblico mainstream, il quale rigetterebbe visceralmente le trovate oltremisura di Waters. Girato con un budget di appena 10.000 dollari, questo film esemplifica quello che il teorico Jeffrey Sconce ha definito "paracinema", ovvero un'estetica che "celebra deliberatamente tutti gli aspetti del cinema degradato: la grana della pellicola 16mm, l'illuminazione incoerente, il montaggio approssimativo". Il regista, proprio grazie a Pink flamingos, ottenne fama imperitura nell'ambiente underground, divenendo rituale di iniziazione per il pubblico del cinema di mezzanotte affascinato dalla sua "filth politic" che andava a scardinare l'America perbenista e interpretava in chiave trash la rabbia giovanile del periodo della contestazione. La drag queen Divine, che Waters conobbe da giovane quando prendeva il pulmino che lo portava al college, divenne attrice icona e regular nelle produzioni watersiane, grottesca e perfetta incarnazione del cattivo gusto che si voleva veicolare. La cinepresa di Waters, fra zoomate grezze e inquadrature imprecise, non lesina e mostra con dovizia di particolari le imprese infami di Divine e di tutto il resto del ruspante cast. Babs pratica una fellatio al figlio, un freakettone dilata lo sfintere anale, alcuni poliziotti vengono divorati da un gruppo di giovani festaioli anni '70, una gallina viene fatta partecipare ad un amplesso e perde letteralmente la testa e, chiusa che ha fatto passare alla storia la pellicola, Divine aspetta che un barboncino abbia defecato per poi mangiarne le feci. Tutto disgustosamente vero. "Pink Flamingos è un capitolo fondamentale della coprofagia al cinema: ma se Salò è un film che 'può e deve essere visto una sola volta' (A. Pezzotta), il finale di Pink Flamingos è il punto d'arrivo di un cinema da vedere, rivedere e stravedere [...] Divine che sorridendo si lecca le labbra, trattenendo a stento i conati di vomito, è il vessillo di una contro-estetica del brutto e dell'orrido che farà proseliti" (Curti, La Selva, 2007). Nonostante tutte le nefandezze, nonostante i pessimi tempi recitativi, nonostante la macchina da presa non compia un lavoro degno di nota e i limiti di budget riducano set e location, Waters riesce a dire qualcosa di diverso che non è solo mero superamento del tabù. Benché sia avverso al perfezionismo hollywoodiano, Waters mantiene attive alcune regole quali la scrittura di un soggetto, la sceneggiatura non improvvisata, una certa ricerca di una performance attoriale (raramente ottenuta), la derivazione delle sue storie dal dramma classico. D'altra parte, le sue influenze non sono così esoteriche: Russ Meyer, H.G. Lewis ma anche Walt Disney - non è cartoonesca la "Egg Lady"? -, affetto ricambiato dalla Disney che prese ispirazione da Divine per la creazione di Ursula (la Sirenetta, 1989). In effetti, Waters, self-made man definito "The King of Puke" (Re del vomito), memore della lezione impartita da Flaming creatures, (1963), più che scardinare le regole hollywoodiane vorrebbe scardinare quelle più ampie della società partendo dalla destrutturazione della classica famiglia americana. Ora che Pink flamingos si è ritagliato il suo spazio negli annali del cinema uscendo dalla nicchia underground per farsi pezzo di cinema “per tutti”, ecco che la carica eversiva si perde e la ricerca dello spettatore affamato di bizzarrie rimane un piacere del tutto personale, svuotato di ogni velleità sociale e rivoluzionaria, tanto da chiedersi cosa oggi possa essere bizzarro e sovversivo. Il voto non riflette le qualità intrinseche del film ma l’affetto dell’appassionato e l’importanza storica di una pellicola fatta per gente zozza con uno spirito pre-punk; nonché per quelli, con rammarico dello stesso Waters, della Manson’s Family ma... “oggi sarei molto più serio. Non lo farei di nuovo”. Del lavoro di Waters, in definitiva, piace il totale rifiuto di legittimare la trasgressione come strumento di elevazione culturale, benché il corpo di Divine, obeso, grottesco, esageratamente truccato, diventa un corpo di resistenza contro le norme estetiche dominanti, "costringendo lo spettatore a confrontarsi con corpi normalmente relegati ai margini della rappresentabilità" (Laura Mulvey), senza che, però, programmaticamente, il corpo fosse veicolo obbligato di propaganda dell'inclusività e dell'uno vale uno. Film non per tutti ma se siete passati da questa parte, e si dà per scontato che vi interessi il cinema non mainstream, considerate Pink flamingos propedeutico.
TRIVIA
John Samuel Waters jr. (1946) dixit: “Per me, il cattivo gusto è il divertimento. Se qualcuno vomita guardando uno dei miei film, è come ricevere una standing ovation. Ma bisogna ricordare che esiste cattivo gusto di buon gusto e un cattivo gusto pessimo” (IMDb.com).
⟡ Le riprese avvenivano solamente nei weekend: Waters racimolava i soldi durante la settimana.
⟡ Le feci della disgustosa scena finale erano vere. Come riferisce il regista, il cane fu nutrito a bistecche per i tre giorni precedenti alla ripresa.
⟡ Il regista Waters scrisse un sequel per questo film e avrebbe dovuto intitolarsi Flamingos forever. L’azione si sarebbe svolta anni dopo gli eventi narrati nell'originale e il plot avrebbe visto il ritorno di Babs a Baltimora insieme a Cotton, a Crackers, a Miss Edie e al suo nipotino Dwayne, un travestito di 8 anni. I loro nemici sarebbero stati Vera Venninger, sorella di Connie Marble, e suo marito Wilbur, un necrofilo che gestisce un obitorio. La Troma si offrì di finanziare il film con 600.000 dollari ma la pellicola non fu mai realizzata a causa della morte di Edith Massey e, più tardi, di Divine.
⟡ Divine, al secolo Harris Glen Milsted, conobbe Waters al liceo e la loro collaborazione iniziò a quel tempo con la Dreamland Productions, scalcagnata compagnia di pellicole ultra low-budget monocromatiche in 16 mm. Personaggio eccentrico anche fuori dallo schermo, Divine morì il 7 marzo 1988 nel sonno per complicazioni cardiache e apnea respiratoria legate alla sua obesità. Harris Milsted è seppellito al cimitero di Prospect Hill a Towson, Maryland. Così parlò Waters di Divine: “Sotto a tutto questo glamour strampalato vive un attore serio che non vuole niente di più che lavorare ogni giorno. […] Se ingaggiato, darà tutto se stesso senza alcuna obiezione morale alla sceneggiatura. Ha mangiato stronzi di cane. Ha strisciato in mezzo al letame di maiale, si è iniettato dell’eyeliner, ha mangiato budella e ha rischiato di essere arrestato per essere apparso nei miei film, ma non l’ho visto fare una scenata da star neanche una volta” (Doonan, 1995).
⟡ Il film ha una delle più lunghe sequenze "front credit" di tutti i tempi.
⟡ Durante le riprese, Divine fu arrestato per furto e, in sua difesa, si disse che era un metodo d'immedesimazione recitativa per entrare nel personaggio.
⟡ La voce fuori campo è quella di Waters che imita quella di Mr.Ray, un famoso speaker radiofonico di Baltimora.
⟡ In alcuni cinema fu dato agli spettatori un "Pink Phlegmingo” ovvero un sacchetto per il vomito; phlegm, in inglese, significa muco.
⟡ Il tipo che dilata lo sfintere anale ha chiesto a Waters di non essere inserito nei credits. Comprensibile. Waters ci fa sapere: “Lo vedo ancora, è sposato e ha un lavoro rispettabile, e non sono molti quelli che sanno cosa ha fatto sul set. E la cosa che lo rende più felice è che i suoi genitori non l’hanno mai saputo” (Nocturno dossier 34; 2005).
⟡ Alla scena del party, Divine e gli ospiti iniziano a inalare amilnitrato; ai tempi, negli USA, era legale comperare il popper nelle drogherie.
⟡ Elizabeth Coffey (Chick with a Dick, ovvero Tipa col Cazzo) era un transessuale che aveva assunto ormoni per sviluppare il seno. Una settimana dopo le riprese, Elizabeth si operò facendosi togliere il pene. Appare come donna, in tutta la sua beltà, nel successivo film di Waters Female trouble (1974).