il Mostro di Londra
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Voto:
Il ritirato e passivo Dr. Henry Jekyll (Paul Massie) sviluppa un siero che lo trasforma nel dandy Edward Hyde. Nei panni del secondo, scopre che la trascurata moglie Kitty (Dawn Addams) lo tradisce con lo spiantato amico Paul Allen (Christopher Lee); basterà questo per scatenare le ire del rinato Jekyll.
LA RECE
Rilettura hammeriana del lavoro di Stevenson, con un mostro umano che si discosta dal classico regressivo per fare emergere un soggetto sadico e perverso ma fascinoso. Interessante ma il film rimane poco energico.
Primo film della Hammer a rivisitare il racconto scritto da Robert Louis Stevenson nel 1886, portato sullo schermo da diversi registi senza riuscire a entusiasmare il pubblico e a far entrare nel cuore dei fan del genere un personaggio poi non troppo dissimile dall’Uomo Lupo, il quale, però, ebbe miglior fortuna (l'Uomo lupo, 1941). La Hammer non si fermerà a questo the Two faces of dr. Jekyll ma proporrà anche Barbara, il mostro di Londra (1971), rivisitazione di Jekyll parecchio pulp. Per questo film del ’60, l’originale trama fantahorror venne rimaneggiata da Wolf Mankowitz, poco esperto di horror e meglio versato nel thriller, il quale rilegge il tutto in un modo che sarebbe piaciuto a Oscar Wilde. Infatti, qui, il malvagio Hyde non ha le fattezze del bruto istintivo e belluino, bensì del Dorian Gray nottambulo, amante delle donne, della bella vita ma non della vita; Hyde non "dopato" è, invece, un Jekyll ritirato, tradito dagli amici e dalla moglie che lui trascura. Il romanzo di Stevenson che parla d’istinto represso ben si sposa con il decadentismo di Gray, dato che entrambi i racconti indagano l'inconscio e i mostri che sortiscono quando la repressione e la frustrazione raggiungono livelli d'allerta. Qui, però, Hyde non è più solo l'epressione-esplosione del represso ma l'emergere di una personalità fascinosa quanto perversa (o fascinosa in quanto perversa?). Hyde, a differenza dei mostri classici, non è tanto interessato alla violenza quanto alla seduzione e alla manipolazione psicologica. Interessante. Peccato che al film, però, manca il coraggio di rappresentare ciò che così coraggiosamente va raccontando. Il Mostro di Londra, infatti, rifugge erotismo, orrori visivi ed esplicitazioni della crudeltà umana, preferendo una lettura filosofico-romantica che, tuttavia, tiene al laccio le potenziali energie del film. Fisher, artista di mestiere, lavorando con il direttore della fotografia Jack Asher, riesce a produrre un film la cui confezione è decisamente curata e infiocchettata in un Technicolor che buca gli occhi, e trasforma Londra in un palcoscenico di tentazioni, di fumosi music hall, di bordelli dorati e fumerie d'oppio a creare quella che Steve Chibnall chiama "una geografia morale del vizio vittoriano". La sequenza nel locale notturno, con il suo can-can frenetico e i suoi specchi deformanti, sembra quasi un anticipazione del rutilante Moulin Rouge! (2001) di Baz Luhrmann. Il regista, però, non muove la macchina da presa con grande energia andando a limitare la suspense; grave, proprio perché a dirigere era Fisher. Il comparto attoriale vede Christopher Lee in un ruolo non caratteristico, con il pericolo, però, che rubi la scena al protagonista Paul Massie, il quale convince più nel ruolo di Hyde benché al limite dell'overacting. Bravissima, invece, Dawn Addams anch'ella alle prese con la rappresentazione di lati doppi; brava soprattutto quando è con Lee. Finale tragico e grand guignolesco, il momento in cui la Hammer abbandona definitivamente le restrizioni del horror gotico tradizionale per abbracciare una modernità scioccante e seducente (Peter Hutchings). Voto sufficiente ma poteva essere un film ben migliore.
TRIVIA
⟡ Il ruolo di Lee fu scritto appositamente per lui ed era considerato dall'attore una delle sue performance preferite.
Titolo originale
The Two Faces Of Dr. Jekyll
Regista:
Terence Fisher
Durata, fotografia
88', colore
Paese:
UK
1960
Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
