l'Uomo Lupo
Voto:
Dopo la morte del fratello, Larry Talbot (Lon Chaney Jr.) torna al paese natio. In compagnia di Jenny (Fay Helm) e della bella Gwen (Evelyn Ankers), Larry visita un campo di zingari ma Jenny subisce l'aggressione da parte di Bela (Bela Lugosi), zingaro tramutatosi in lupo mannaro. Larry, tentando di difendere la donna, viene morsicato dal licantropo, e la vecchia madre di Bela gli annuncia che presto anche lui subirà la mutazione. Larry confessa il fattaccio al suo incredulo padre, John (Claude Rains), che finirà per scontrarsi con il proprio figlio trasformatosi in lupo.
LA RECE
Grande icona della Universal che incarna la lotta tra civiltà e istinti bestiali in una metafora che lo sceneggiatore Siodmak collegava al nazismo. Il film crea un folklore posticcio ma convincente, con atmosfere gotiche nebbiose che partecipano del pericolo e della dannazione. Qualche leggerezza narrativa e rappresentativa non inficia il risultato generale. Must per gli appassionati.
Grande successo della Universal, ennesimo mostro cinematografico dopo Dracula (1931), Frankenstein (1931) e la Mummia (1932); a differenza dei primi due, però, si avevano poche fonti d’ispirazione a parte il mansueto licantropo visto ne il Segreto del Tibet (1935). Curt Siodmak trasse spunto da alcuni miti dell’Europa centrale ma, soprattutto, inventò buonissima parte degli elementi di sana pianta; sorprende come il pubblico abbia accettato il folklore posticcio come si trattasse di mito secolare. L'Uomo lupo di Siodmak incarna la dicotomia che è possibile rintracciare in molti mostri umani della tradizione, Jekill e Hyde ad esempio, ovvero l'eterna lotta fra la parte civile e morale della personalità contro quella più bestiale ed istintiva. Nel film si rende bene il senso di scompenso psicologico che vive Talbot, uomo educato e di classe, nel momento in cui capisce che, da lì a poco, perderà tutta la sua flemma inglese e inizierà a razzolare per i boschi nebbiosi in cerca di sangue. Ci si può addentrare in altre interpretazioni che prendono in esame il sesso, se s'intende la licantropia come l'espressione diretta di istinti repressi; quest'ottica verrà magnificata, parecchi anni dopo, in Licantropia evolution (2000). Se poi volessimo dare retta allo sceneggiatore Siodmak, che in effetti ha titolo per essere ascoltato, tutto il film sarebbe una rilettura personale del nazismo seguente alla sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale. Il futuro sceneggiatore conduceva una tranquilla esistenza in Germania finché i nazisti non gettarono lo Stato nel caos, rovinando la vita di Siodmak e di qualche altro milione di persone; nello stesso modo, Talbot passa da una vita serena, al caos più totale nel momento in cui si trasforma in licantropo. Ma anche il licantropo stesso può essere visto come una metafora del nazismo: un uomo buono si trasforma in un vizioso animale omicida che conosce l'identità della propria vittima in base a una stella che vede sul corpo di quella. In ogni caso, la psicologia della dualità aggiunge spessore a una pellicola nata come B-movie ma che, nei risultati, B-movie non è. Benché non curato come le pellicole dei precedenti mostri sopracitati, l'Uomo lupo ha un suo charm derivante dal sapiente uso degli spazi e delle scenografie magistralmente filmate e vestite con una nebbia elegante e mai invadente. Gotico per le atmosfere tetre e malinconiche che partecipano al dramma narrato, il film trasmette in pieno il senso di pericolo imminente, ciò nonostante alcune leggerezze nei dialoghi e nella storia. Bravi gli attori, soprattutto Rains che aveva avuto il suo momento di gloria con l’Uomo Invisibile (1933). Il trucco del licantropo non convince appieno, pare più una pecora, ma occorre avere un pizzico di clemenza dati i mezzi del tempo - si usò pelo di yak! - e viste le imposizioni della censura che ordinò un mostro non troppo ferino e inquietante. Un altro imprescindibile classico della Universal remeccato, poi, dalla medesima casa di produzione nel 2010 come Wolfman con Benicio del Toro nei panni di Larry ed Anthony Hopkins in quelli di suo padre John. Si rimane per qualche annetto in attesa di un remake ancor più moderno messo in cantiere dalla Dark Universe, ramo della Universal specializzato nel reboot dei mostri classici del cinema, carta che, dopo tentennamenti della Universal seguiti agli scarsi risultati de la Mummia (2017) con Tom Cruise, è passata finanziariamente alla Blumhouse (ma distribuita dalla Universal) con il film Wolf Man (2025).
TRIVIA
⟡ "Anche l'uomo cha ha puro il suo cuore e ogni giorno si raccoglie in preghiera / può diventare lupo se fiorisce l'aconito e la luna piena splende la sera". Si diceva che questa filastrocca citata nel film fosse veramente d'origine gitana. L'originale inglese è: "Even a man who is pure at heart, and says his prayers by night, may become a wolf when the wolfbane blooms and the autumn moon is bright". La filastrocca, in realtà, fu inventata da Siodmak ed ebbe un certo successo, al punto da essere citata in ogni film della Universal che avesse come tema il licantropo, compreso Van Helsing (2004).
⟡ La prima trasformazione avviene con Larry Talbot in canotta, benché, poco prima, fosse mostrato con una maglietta nera; si vede solo la trasformazione dei piedi realizzata in sei riprese in dissolvenza incrociata. La seconda trasformazione è stata compiuta in dodici riprese e si tratta ancora solo dei piedi. La terza, quella al volto, fu compiuta tramite diciassette riprese.
⟡ Fu girata una scena nella quale il licantropo lottava con un orso; tuttavia, durante le riprese, l'orso scappò per tutto il set. Il poco girato venne usato per il trailer.
⟡ Il bastone con la testa di lupo, l'unico oggetto di scena sopravvissuto, è attualmente di proprietà dell'archivista Bob Burns. Quest'ultimo, che al tempo era solo un ragazzino, ricevette l'oggetto dall'uomo che al tempo lo costruì, ovvero lo scenografo effettista Ellis Burman. L’impugnatura, un muso di un lupo in argento, era fatta di gomma vulcanizzata in modo che nessuno del cast si potesse ferire nelle scene in cui si utilizzava il bastone.
⟡ Maria Ouspenskaya, nel film la vecchia zingara, aveva, al tempo, solo sei anni in più di Bela Lugosi, che nel film sarebbe suo figlio.
Titolo originale
The Wolf Man
Regista:
George Waggner
Durata, fotografia
70', b/n
Paese:
USA
1941
Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
