la Mummia

Voto:

Un gruppo di archeologi, fra i quali Frank Whemple (David Manners), scopre una mummia egizia e, vicino ad essa, un rotolo con scritta una formula per riportare in vita i morti. Letto ciò che non doveva essere letto, Im-Ho-Tep torna alla vita nei panni di Ardath Bey (Boris Karloff). Quest'ultimo stabilirà un rapporto ipnotico con Helen (Zita Johann) che sembra essere la reincarnazione della donna egiziana che Im-Ho-Tep amò millenni prima.

LA RECE

Mostro classico della Universal, un nuovo mostro nato dalla moda egittologica ma, soprattutto, una meditazione sulla natura ossessiva dell'amore e della sua persistenza, anche se questo amore assume forme mostruose. Il punto d'incontro fra gotico e il soprannaturale-romantico.

Storico cult movie della Universal che vide l'esordio alla regia di un già stimatissimo direttore della fotografia espressionista che lavorò con Fritz Lang e Murnau. La Mummia riscosse un grandissimo successo sfruttando la curiosità della gente per l'egittologia esplosa in seguito alla scoperta della tomba di Tutankhamon; Freund, con la sua sensibilità mitteleuropea (non dimentichiamo il suo lavoro con Murnau), trasforma questa moda in qualcosa di più profondo: una riflessione sulla natura ciclica dell'amore e della morte. Il successo del film diede il via a una schiera di epigoni che videro come protagonista il mostro bendato ma che travisarono in pieno la natura di questa pellicola del '32. In effetti, il film parte con un bel primo piano della salma di Im-Ho-Tep, ma più si prosegue nella visione più ci si rende conto che non si è in presenza di un horror tradizionale, per quanto nel ‘32 non esistesse ancora una vera e propria tradizione horror. La Mummia è, piuttosto, un dramma romantico oscuro e soprannaturale che narra di un amore impossibile. Questo dà al film, e soprattutto ai personaggi, uno spessore che non avranno gli emuli; gli unici due registi che sembrano averne recuperato il fattore romantico sono Terence Fisher con la Mummia (1958) e Stephen Sommers con l’omonimo remake del 1999 targato ancora Universal. Boris Karloff, benché non fosse il prototipo del rubacuori, riuscì a rendere al meglio la dimensione romantica e mesmerizzante del mostro interpretato, mentre Edward Van Sloan venne proposto in una variazione del personaggio Van Helsing interpretato in Dracula (1931). Visto con occhi moderni, è chiaro che il film non trasmette le stesse vibrazioni regalate al pubblico originario ma, quando il giovane archeologo si mette a leggere di straforo l'evocazione che riporterà in vita Hi-Mo-Tep, il pensiero vola a la Casa (1983); la Mummia è, infatti, il primo horror in cui la lettura di un testo maledetto porta sventure, cosa poi divenuta un classico. Ma questo non è l'unico elemento di seminalità. Qui si anticipano temi che diventeranno centrali nel cinema horror moderno: l'ossessione per la reincarnazione, il potere ipnotico dello sguardo (quello di Ardath Bey/Im-Ho-Tep su Helen è quasi un precursore delle tecniche di controllo mentale dei film di Val Lewton), il conflitto tra scienza occidentale e misticismo orientale. Questo film divide tuttora il pubblico di appassionati fra coloro che si sono lasciati ipnotizzare da Karloff e quelli che hanno trovato questo nuovo mostro della Universal troppo poco incisivo e hanno avvertito come invadente il lato romantico della storia. Questione di gusti, ma è inopinabile che il regista sapesse il fatto suo, ivi compreso l'uso spregiudicato dei primi piani; iconica a questo proposito la sequenza iniziale del risveglio, girata in un unico, ipnotico primo piano che dura quasi due minuti, un'eternità per gli standard dell'epoca. Pazzerello il doppiaggio italiano, fra lo stile dell’Istituto Luce e l'inflessione dialettale. D'altra parte, il film contiene anche momenti di involontaria ironia, come quando gli archeologi maneggiano reliquie millenarie con la stessa disinvoltura con cui oggi trattiamo i souvenir; un dettaglio che fa sorridere gli egittologi moderni ma che riflette perfettamente l'atteggiamento coloniale dell'epoca. La Universal darà il via a una saga del mostro bendato con: the Mummy’s hand (1940), the Mummy’s tomb (1942), the Mummy’s ghost (1944), the Mummy’s curse (1944) e il comico il Mistero della piramide (Abbott and Costello meet the Mummy, 1955).

TRIVIA

Karl Freund (1890-1969) dixit: “Nonostante i 43 anni che ho dedicato alla cinematografia, devo ammettere che ero a malapena preparato ai tanti problemi che mi si sono presentati nella mia prima escursione nel regno della televisione […] Fortunatamente, questa esperienza cinematografica ha contribuito ad attenuare molti dei più pesanti problemi e mi ha aiutato ad adattarmi a questo nuovo mezzo” (cinemato-graphers.nl).

⟡ Il film costò 196.000 dollari (3.600.000 dollari del 2019) e fu girato, oltre che negli Universal Studios, nel deserto del Mojave e al Red Rock Canyon State Park, Cantil (California). 

⟡ L'anello che Karloff indossa nel film è stato per anni in possesso di Forrest J. Ackerman, un accanito fan di fantascienza, horror e cinema fantastico. Ackerman è colui che ha coniato il termine "Sci-Fi", abbreviazione di science-fiction. 

⟡ Una complicata e lunga scena di reincarnazione, importante per lo svolgimento della trama, non poté essere inserita nel taglio finale poiché il censore del tempo, l'Hays Office, la bandì. Questo fece innervosire parecchie persone, inclusa la protagonista femminile Zita Johann ferma sostenitrice dell'idea metafisica della reincarnazione. 

⟡ Il poster originale del film detiene il record del più pagato in un'asta, circa 453.500 dollari. 

⟡ Quando Boris Karloff fu ingaggiato per il film Frankenstein (1931) era un attore praticamente sconosciuto. Per quel film ottenne un successo tale che quando, l'anno dopo, venne pubblicizzato la Mummia, bastò scrivere: "Karloff...La Mummia". 

⟡ Nei credits appare il nome di Henry Victor nel ruolo di Saxon Warrior ma l'attore non si vede mai nel film. Tale personaggio appariva in una lunga sequenza di flashback vissuta dalla protagonista che narrava alcuni fatti avvenuti in Egitto al tempo dei faraoni. La sequenza fu tagliata. 

⟡ Il nome che Im-Ho-Tep si attribuisce nel film dopo essere stato resuscitato, ovvero Ardath Bey, è l'anagramma di "Death by Ra". 

⟡ Boris Karloff basò l'aspetto della sua mummia su quella di Ramses III e gli ci volevano otto ore per truccarsi in quel modo. 

⟡ Questo è l'unico mostro della Universal che, al tempo, non aveva un antecedente filmico. Ampi segmenti del film, però, sono paralleli, scena per scena, a Dracula (1931). 

⟡ Il primo script del film si intitolava Cagliostro e si basava sulla vita di un famoso ciarlatano che sosteneva di aver vissuto per secoli. Tuttavia, approfittando della curiosità del pubblico per l'antico Egitto, si cambiò tema e titolo in Im-Ho-Tep e, solo successivamente, si optò per the Mummy

⟡ Quando Im-Ho-Tep rompe il vetro nel museo a mani nude, si vede che non c'è nessun vetro ma è stato usato solo l'effetto sonoro. 

⟡ La scena del flashback fu girata in modo da ricordare un vecchio film muto: nessun dialogo ma solo make-up, riprese accelerate e gestualità esagerate.

Titolo originale

the Mummy

Regista:

Karl Freund

Durata, fotografia

72', b/n

Paese:

USA

Anno

1932

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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