Nella stretta morsa del ragno
-
Voto:
Il giornalista americano Alan Foster (Anthony Franciosa) scommette con niente meno che Edgar Allan Poe (Klaus Kinski) che passerà la notte in una villa maledetta. Foster non crede ai fantasmi. Se ne pentirà.
LA RECE
Gotico, e pure remake, ormai quasi fuori dalla curva di interesse per il pubblico a quel genere. Pellicola che funziona a sprazzi.
Titolo truffaldino che fa pensare a un giallo all'italiana e, invece, incarta un film che mette in scena una sorta di remake di un gotico dello stesso Margheriti, Danza macabra (1963); sarà per questo che l'impostazione e la tensione che si respirano nella pellicola sono quelle tipiche dei film in bianco e nero. La prima metà del film è sicuramente la più riuscita, grazie alla presenza del sempre umorale Kinski (tuttavia presente solo all’inizio e alla fine del film), a una sceneggiatura non proprio banale e anche alle aspettative dello spettatore incuriosito dalla casa e dai suoi misteri, tanto quanto il protagonista. In più, qualche trucchetto trito e ritrito riesce a regalare un minimo di brividi. La seconda parte, invece, affonda nella noia e, a tratti, si veste da film in costume; valgono a poco le gratuite truculenze come la vera decapitazione di un serpente. Franciosa vaga e vaga per la casa trovando il tempo di innamorarsi e schivare inquietanti presenze eteree. Non mancano i fantasmi lesbici e un seno in bella vista benché non esaltante. Qualche cripta e molto molto buio, tanto da far fatica a capire cosa accade nella scena. Il finale, comunque, non è malaccio. Il gotico, però, era in fase calante già da qualche anno e Nella stretta morsa del ragno non ebbe successo, così come, ai nostri giorni, difficilmente potrebbe ambire a un riscatto.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Anthony Dawson [Antonio Margheriti]
Durata, fotografia
109', colore
Paese:
Italia, RFT, Francia
1971
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
