Non ho sonno
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Voto:
1983. L'ispettore Moretti (Max von Sydow) indaga sull'assassinio di una donna avvenuto a Torino, e promette al di lei figlio, Giacomo (Stefano Dionisi), che troverà il colpevole. Salto in avanti di una ventina d'anni. Un assassino uccide due prostitute. L'ispettore Moretti, che soffre d'insonnia, s’accorge delle somiglianze fra gli attuali crimini e quello passato, particolari che riguardano un libro di filastrocche infantili che hanno come tema una macabra fattoria con animali che vengono uccisi.
LA RECE
Tra modernità e classico. Cinema di genere italiano in via di trasformazione ma mantenendo un dialogo costante con la sua tradizione storica. L'ultimo vero valido giallo argentiano.
Dopo il relativo insuccesso de il Fantasma dell'Opera (1998), Argento torna in seno al giallo razionale di cui fu maestro indiscusso, orchestrando, con la collaborazione scritta di Carlo Lucarelli, un film che possiede tutti i pregi e i difetti delle sue precedenti pellicole. Eccepibili i dialoghi, una logica non sempre lineare, la presenza di personaggi passivi che subiscono l'azione, la musica dei Goblin che forse non è più quella del periodo d'oro, la tendenza di Argento a inserire elementi umoristici che rasentano il ridicolo. D’altro canto, il Dario nazionale, con quest'opera che si colloca in un interstizio tra nostalgia e reinvenzione del genere, fa riemergere quei tocchi stilistici e quelle accortezze che lo hanno reso celebre e amato, con chiara ispirazione al suo capolavoro giallo Profondo rosso (1975): la telecamera che indugia sugli oggetti e sulle mani dell'omicida, la difficoltà del protagonista a ricordare un particolare importante (questa volta uditivo), Gabriele Lavia usato come falsa pista, le malate dinamiche genitore-bambino e l'uso di burattini; non ultimo, Torino come location e recupero del teatro Carignano come richiamo di quella "geografia dell'inquietudine" che Argento aveva già esplorato nel succitato film del '75. Solida l’interpretazione di Max von Sydow che aggiunge uno strato di complessità intertestuale: il suo personaggio, l'investigatore Moretti, porta con sé echi del detective disilluso del noir classico. Di buon livello le scene di sangue con riproposizione (ancora Profondo Rosso) di un trauma dentale e di un omicidio nella vasca. Apprezzatissima, poi, l’assenza di Asia Argento che si limitò a scrivere la poesia che aiuta il Commissario Moretti e Giacomo a risolvere l'arcano. Non ho sonno passa ingiustamente come una delle opere minori di Argento ma ciò solo perché ad accogliere la pellicola vi era un pubblico ben diverso rispetto a quello degli anni precedenti. Più colpevoli gli appassionati che non sono stati in grado di riconoscere e valutare con serenità l’ultimo grande giallo argentiano, ancora capace di virtuosismi registici non indifferenti (si guardi l’incipit) forse perché ormai assuefatti alla definizione di Argento come “fu” grande regista, cosa, d’altro canto, confermata dai lavori successivi. Questo film, almeno questo, da rivalutare ampiamente.
TRIVIA
⟡ Non ho sonno è l'unico film di Argento in cui le mani dell'assassino non sono le sue. Si ebbe un problema quando ci si accorse che i guanti prodotti erano troppo grandi per le mani del regista e, come ha avuto occasione di dire lo stesso Argento: "sembrava che un bambino indossasse i guanti di un adulto".
⟡ Max von Sydow insistette che il pappagallo del film venisse chiamato Marcello in onore di Marcello Mastroianni che aveva avuto l'onore di conoscere in Italia.
Regista:
Dario Argento
Durata, fotografia
117', colore
Paese:
Italia
2001
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
