la Notte che Evelyn uscì dalla tomba

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Voto:

Lord Alan Cunningham (Antonio De Teffè) sevizia e uccide donne in conseguenza al trauma di aver perso la moglie in circostanze assurde. Quando Alan incontra Gladys (Marina Malfatti) le cose sembrano cambiare: i due si sposano felicemente. Alan, però, torna al suo antico malessere e Gladys s’insospettisce ritenendo che, in realtà, la moglie Evelyn non sia mai morta ma perseguiti Alan. Nel frattempo, un killer misterioso miete vittime.

LA RECE

Sintesi miragliana di vecchio gotico e suggestioni argentiane addizionate da una quota sexy evidente. Confezione gradevole ma impatto generale non convincente.

Preparatorio al pregevole la Dama rossa uccide sette volte (1972), la Notte che Evelyn uscì dalla tomba è il primo film dell’ambo neo-gotico di Miraglia, e Fabio Pittorru in scrittura, a tentare un innesto dei topoi del vecchio cinema horror thriller (gotico ma anche hitchcockiano) con nuove suggestioni, soprattutto di carattere erotico e scenografico, secondo la lezione pop-décor introdotta da Mario Bava. Si ha, quindi, tutto l’armamentario agée delle segrete, dei fantasmi e della seduta spiritica ma in chiave sleaze, cioè lùbrica, con strumenti di tortura sadomasochistici con i quali il folle di turno sevizia e uccide alcune malcapitate che non mancano di mostrare il seno. Il folle è Alan che si passerà un certo numero di bellone per poi sposarsi la meno avvenente. Al di là dei gusti personali, nel film si vengono a perdere le conseguenze delle premesse, ovvero: Lord Alan è un sadico che ha ucciso alcune giovani donne. Nessuno ne parla più, lui non viene punito e, in conclusione, viene dipinto unicamente come vittima di altri cattivi. Infatti, dopo l’incipit kinky, la storia si assesta con il matrimonio di Lord Alan e Gladys, passando a omicidi di stampo sadico ad opera di una mano misteriosa come dettavano le regole argentiane, per poi virare verso l’horror classico con l'apparizione della morta. Film confuso e risultato globale scadente che vede l'elemento erotico superare il thrilling e l'horror di buona misura. A parte l'uccisione di zia Agatha (John C. Davis), gettata in pasto alle volpi, la violenza e il sangue mancano, così come mancano dialoghi interessanti, interpretazioni convincenti e un plot che abbia realmente senso. D’altronde, questo è il livello delle osservazioni etologiche del protagonista: "Sono animali che mi affascinano moltissimo. Così feroci, crudeli, insaziabili di carne e di sangue"... le volpi?! Qualche momento coglie nel segno, aiutato dall'oscurità e dagli ambienti esaltati dalla fotografia di Gastone di Giovanni. Confezione, quindi, gradevole ma impatto generale non convincente, poiché non privo di tediosità e, nel tentare la sintesi di diverse strade, l’unica che sembra percorrere bene è quella che lo appaia ai fumetti erotici dei tempi, tipo Oltretomba.

TRIVIA

Nel film compare anche Erica Blank come comparsa, in sostituzione della protagonista Malfatti nelle scene che vedevano Evelyn con la maschera: “Lo strip è una mia invenzione - racconta la Blank - Mi hanno chiesto uno strip, allora, pensando al film, ho immaginato gli uomini con delle candele mentre trasportano una bara dalla quale esco e inizio a ballare. Nel montaggio finale, per non pagare i diritti, hanno inserito una musica diversa da quella utilizzata per il ballo, si vede anche nei movimenti che non seguono il ritmo della musica che mi accompagna, ma il pubblico si distrae seguendo le movenze […] Ho venduto gli stivali de la Notte che Evelyn uscì dalla tomba. Era un momento un po’ così... avevo lasciato il cinema. Un americano voleva assolutamente avere i miei stivali, glieli ho venduti per mille dollari!” (Iachetti, 2017).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Emilio Paolo Miraglia

Durata, fotografia

103', colore

Paese:

Italia

Anno

1971

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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