gli Occhi azzurri della bambola rotta
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Voto:
L'ex galeotto Gilles (Paul Naschy) trova lavoro presso tre strane sorelle: una ha una mano artificiale, una è ninfomane e l'altra è paralitica. Quando s'iniziano a trovare cadaveri di donne con gli occhi azzurri, il primo a essere sospettato è Gilles che, sorpresa sorpresa, è innocente.
LA RECE
Argentata iberica che viene resa bolsa dalla "necessaria" presenza di Paul Naschy che porta sul set, come al solito, la sua figura di macho così così. Ormai nel dimenticatoio. Lo infilo fra i giallo di casa nostra perchè, di fatto, la sua natura è quella.
Giallone iberico con titolaccio pazzesco che promette benissimo ma non mantiene. Sotto l'egida del killer di nero guantato da regola argentiana, Carlos Aured prova a dire la sua a riguardo e, a essere clementi, in parte ci riesce, tranne che per un macroscopico difetto: una colonna sonora così scarsa da demoralizzare anche un ipoudente. Vengono utilizzati sostanzialmente due brani musicali: il primo è un motivetto tipicamente settanta per nulla sinistro che viene insensatamente sovrapposto alle scene più tese, tagliando le gambe alla tensione; l'altro pezzo musicale è un arrangiamento di "Fra’ Martino" che viene utilizzato per dare una misura della degenerazione mentale del killer. Argento docet ancora. Aured, comunque, s'impegna per cercare di replicare la lezione italiana fra traumi psicologici, sessualità maniacale, spiegone finale e un'atmosfera quasi accettabile, resa, però, indigesta da scivoloni nel melò. Il film, tra l'altro, non permette di scoprire chi sia il vero colpevole perché omette dei particolari necessari a intuirne l'identità; semplicemente crea una serie di false piste, compreso il protagonista Gilles con il suo passato burrascoso. E qui si apre il capitolo Paul Naschy, al secolo Jacinto Molina, la vera mente pensante dietro gli Occhi azzurri della bambola rotta. Naschy non solo scrisse la sceneggiatura insieme al regista ma si ritagliò il ruolo principale del macho circondato da donne, in realtà un tarchiato latin lover dall'interpretazione discretamente abborracciata; lui, però, si sentiva bello e le donne sotto contratto dovevano stare al gioco. L'appesantito ma ancora piacente Gilles ci fa sapere: "Ogni volta che abbraccio una donna sento il desiderio di ucciderla. Tutti vedono in me un assassino, un animale. La vita di un ex galeotto è molto difficile...". È difficile non in quanto ex galeotto ma perché sei disturbato! Risposta della sorella ninfomane: "Io ti amo, vicino a te ho trovato la vera felicità". Un'altra che ragiona male. Non manca un po' di splatter (globi oculari per coerenza col titolo), così come l'inutilmente crudele ripresa della macellazione di un maiale. Rocambolesco finalone multiplo la cui soluzione rammenta il classico Occhi senza volto (1960). Film per appassionati del genere o per chi voglia farsi qualche risata, dato che gli Occhi azzurri della bambola rotta di materiale che mette allegria ne ha.
TRIVIA
⟡ Verso la fine del film, quando il dottore è nella nursery, si vede un cameraman riflesso in uno specchio.
Titolo originale
Los Ojos Azules De La Muñeca Rota
Regista:
Carlos Aured
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
Spagna
1974
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
