l'Occhio del male

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Voto:

Il grasso avvocato Billy Halleck (Robert John Burke) fa uscire dai guai il malavitoso Ginelli (Joe Mantegna) ma si mette nei guai quando investe e uccide una vecchia zingara. Grazie all'amico giudice, Billy scampa la prigione ma il re degli zingari Tadzu (Michael Constantine) lancia una maledizione e condanna Billy a un dimagrimento repentino e mortale. Forse Ginelli potrà aiutarlo.

LA RECE

Da King, una riduzione filmica che avrebbe potuto trattare meglio il materiale d'origine, mentre il principio d'intrattenimento appiattisce l'impatto generale. Comunque buono per la seconda serata.

Dal romanzo "Thinner" (1984) di Stephen King firmato con lo pseudonimo Richard Bachman. Com'è successo con molti altri film tratti King, l'Occhio del male, ovvero il malocchio, si posiziona a metà strada fra un'interessante disamina sociale e un malriuscito film horror. Poteva essere l'occasione di mettere sotto la lente d’ingrandimento l'etica di un uomo, un legale, che rifiuta di assumersi le proprie responsabilità e si concentra su fattori più superficiali come l'estetica, e con una famiglia borghese che supporta questo vuoto. Naturalmente, lo sporco finisce sotto il tappeto. A parte la stranezza di avere una figlia adolescente che, nella versione italiana, parla con la voce di una 45enne, la vita dell'avvocato Billy scorre serena. In questa normalità fittizia, l'esistenza del grasso Billy perde progressivamente di volume e, in una condanna da contrappasso, si sgonfia. "Consùmati" è l'anatema scagliato contro Billy: lo status quo si spezza e l'orribile immagine del quadro rinchiuso in soffitta si fa carne e sangue. Come viatico per il male abbiamo gli zingari che nel film sono rappresentati come fossero indiani americani con tanto di pronipote figa (la modella Kari Wuhurer) che pare uscita da Sport Illustrated. Scegliere gli zingari, tuttavia, dà la possibilità di mettere a confronto due gruppi sociali definitivamente diversi: gli WASP americani e i gitani, entrambi allo stesso livello quando accumunati dall'istinto più bieco. Ma i problemi di moralità, i confronti sociali, il rapporto fra razionalità e magia vengono poco esplorati nel film (ma non nel libro) che si concentra sulla vendetta di Billy, il quale finisce nei casini per una fellatio malandrina. La disamina del film, insomma, è decisamente blanda, così come blando e buffo è l'effetto speciale che rende Burke grasso. Poco spaventoso e decisamente lungo per il materiale da trattare, l'Occhio del male si perde inutilmente nella costruzione di personaggi marginali e in scene che non portano a nulla di essenziale. Il film boccheggia finché un Mantegna con la barbetta ci mette un po' di mestiere e l'azione riprende il sopravvento diventando anche sì violenta. Ci si chiede come mai il re degli zingari si lasci intimorire così facilmente dal malavitoso Ginelli quando, in effetti, avrebbe potuto scagliare una bella maledizione pure su di lui. Ma questa non è l'unica lacuna di un film che porta su schermo malamente uno dei racconti più interessanti di King, il quale compare nel film nei panni del farmacista e quindi, bene o male, approvò. L'Occhio del male è un filmetto di poco spessore che si perde fra diverse altre produzioni horror di scarso impatto emerse in un decennio non fortunatissimo per il genere. Da guardare in double-bill con Drag me to hell (2009).

TRIVIA

⟡ Stephen King compare nei panni del dottor Bangor. Bangor è la città del Maine dove vive King. 

⟡ Il libro si conclude con Billy che mangia la torta dopo aver scoperto che era stata assaggiata anche dalla figlia. Questo finale non fu accettato dalla produzione perché non aveva riscosso apprezzamenti ai test screening. Il finale che si può vedere nel film fu imposto ad Holland contro la sua volontà.

Titolo originale

Thinner

Regista:

Tom Holland

Durata, fotografia

92', colore

Paese:

USA

Anno

1996

Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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