Drag me to hell

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Voto:

Christine (Alison Lohman), dipendente in una filiale bancaria in corsa per una posizione lavorativa più prestigiosa, pensa sia buona cosa farsi bella agli occhi del capo mostrandosi irremovibile circa la concessione di una proroga di sfratto alla zingara Sylvia Ganush (Lorna Raver). La Ganush, umiliata, scaglia una maledizione su Christine: entro tre giorni, una lamia porterà la giovane all'Inferno, non prima di averla tormentata un po'. Il fidanzato di Christine, Clay (Justin Long), non crede a tali superstizioni ma, in effetti, la vita della sua compagna si trasforma in un incubo. Christine si affiderà all'aiuto della esperta medium Shaun San Dena (Adriana Barraza) che ben conosce le terribili lamie.

LA RECE

Elegante fin dal titolo, film che sa dare un giusto equilibrio a elementi orrorifici, paure ataviche e divertenti spunti comico-fumettistici. Raimi al suo meglio, con tanto di commentario sociopolitico.

Un Sam Raimi che piace a più livelli. In primis, ritorno all'horror dopo le aracnofilie di Spider Man che diverte e paga ma che ha il gusto di un omogeneizzato predigerito rispetto alle ruvide crudezze de la Casa (1981). Drag me to hell, elegante fin dal titolo, sa dare un giusto equilibrio a elementi orrorifici, paure ataviche e divertenti spunti comico-fumettistici. Questa commistione fra generi o, meglio, questa mescolanza fra orrore genuino e richiami al cartone animato, è una cifra stilistica tipica di Raimi palesata ne la Casa 2 (1987) e, soprattutto, ne l'Armata delle tenebre (1992). Drag me to Hell è una pellicola dal ritmo acceso, capace sia di intrattenere le nuove generazioni, sia di consentire a Raimi di mantenere una coerenza con i suoi vecchi lavori. In tanto spasso e tanto orrore, che evita la truculenza a favore di un grottesco disgusto, Raimi riesce a inserire una lettura sociologica attuale e non politically correct legata al periodo della Lunga Recessione. La protagonista non è una borghese, è una campagnola "self made" che, con impegno e dedizione, è riuscita a ottenere un dignitoso ruolo lavorativo. Christine rimane, tuttavia, una campagnola malvista dalla famiglia borghese del suo fidanzato. Operosa, determinata e amorale quanto basta per far prevalere le ragioni del guadagno sulla sensibilità umana (figlia delle banche che hanno portato gli States alla recessione), Christine viene punita in maniera abnorme per i suoi peccati; punita, perdipiù, da una zingara che non si configura come un'anima bianca ma che è una grottesca incarnazione dell'intolleranza verso quell'etnia. Merita Christine ciò che le accade? Merita la zingara Ganush di essere vendicata in quel modo? Meritano stima i medium del film che aiutano ma al prezzo di 20.000 dollari a seduta? Noi avremmo aiutato la zingara smoccolante che va in banca cercando clemenza e, intanto, si ruba le caramelle dalla nostra scrivania? Nessun dubbio, comunque, circa il fatto che Raimi eviti sottigliezze e ambiguità lewtoniane (il Bacio della pantera, 1942) che avrebbero fatto della lamia persecutrice una proiezione del senso di colpa di Christine, mettendo, invece, nero su bianco lo scontro fra una vecchia strega e la virginale fanciulla, ex bambina grassa di provincia che viene stritolata dai cinici meccanismi della città. Il bello è che, sta volta, il drago non rimarrà a stomaco vuoto. Non esattamente originalissimo in ciò che propone (l'Occhio del male, 1996; la Notte del demonio, 1957, del quale avrebbe voluto essere remake), Drag me to Hell sa, tuttavia, e senza leziosi ricami in sceneggiatura, dire qualcosa di sostanzioso inserendo le riflessioni in un circo di azione, spaventi e apparizioni spettrali; quasi vintage nel proporre le semplici alchimie dell'horror direct-to-video anni '80 ma, al contempo, moderno nell’interfacciarsi con le nuove tecnologie effettistiche. Il Raimi-horror non ha perso il suo smalto e Drag me to Hell è qui a dimostrarlo.

TRIVIA

⟡ Come sopraindicato, Raimi avrebbe volute fare di Drag me to hell il remake de la Notte del demonio ma non riuscì ad ottenere i diritti di utilizzo. Il regista, quindi, si limitò a citare la maledizione dei tre giorni, il passaggio di essa a qualcun altro per salvarsi la vita, e la chiusa alla stazione. Tuttavia, nei credits, Raimi non citò né Montague Rhodes James, autore del romanzo "L’Incantesimo delle Rune", né lo sceneggiatore Charles Bennett che operò le modifiche al testo per la realizzazione del film del 1957, e attribuì il soggetto del film, che con tutta evidenza derivava da quello dei primi due, a se stesso e a suo fratello. 

⟡ La scena finale è stata filmata alla Union Station: 800 N. Alameda Street, Downtown, Los Angeles. 

⟡ Nella mitologia, Lamia era una regina libica che fu sedotta da Zeus e lo rese padre di diversi figli. Era, la moglie di Zeus, come al solito gelosissima, uccise tutti i figli di Lamia. Quest’ultima, impazzita per la perdita della prole, iniziò a mangiare i figli delle altre donne e a sedurre gli uomini per succhiarne il sangue. Lamia era rappresentata come una donna bellissima dalla vita in su, sotto aveva la struttura di un aspide. 

⟡ Il soggetto del film e parte della sceneggiatura, scritti da Sam e Ivan Raimi, erano già pronti nel 1992 quando furono completate le riprese de l’Armata delle tenebre

⟡ La censura statunitense è stata clemente con il film (PG-13) ma Raimi ha confermato che ciò che si è visto al cinema è essenzialmente ciò che aveva in testa. Tuttavia, nel BluRay, sono presenti due versioni, quella cinematografica e la Unrated Director’s Cut. Quest’ultima dura meno della versione vista al cinema e presenta queste variazioni. • La scena in cui Christine perde sangue dal naso è allungata, la ragazza perde anche parecchio sangue dalla bocca; è per bloccare il flusso ematico orale che segue la fontana di sangue dal naso. • La scena in cui Christine cerca il gattino per ucciderlo è più lunga e più cruda: si vede la ragazza che mena fendenti con conseguenti schizzi di sangue. Si vede anche meglio il cadavere del gattino prima che venga seppellito. • Quando l’incudine colpisce la testa della zingara, schizzano occhi e sangue: nella versione cinematografica il sangue è molto scuro mentre nel director’s cut è rosso vivo. 

⟡ Il collega rivale di Christine, interpretato da Justin Long, usa diversi prodotti della Apple. Long, non a caso, è un testimonial della Apple Inc. 

⟡ Nei credits finali si sente in background la “Exorcist Symphony” di Lalo Schifrin. Questo pezzo musicale non fu mai usato per il film l’Esorcista (1973) a parte in uno dei trailer della pellicola. 

⟡ Il nome del medium Ram Jas è simile a Ram Dass, il nome assunto dallo psicologo Richard Alpert quando scelse di diventare un guru spirituale della new-age. 

⟡ Il film inizia con il logo della Universal usato negli anni ’80, cioè quando Raimi iniziò a lavorare come regista. Alla fine dei credits compare anche un vecchio avviso che consiglia di visitare gli Universal Studios se si passa per Hollywood; l’avviso veniva usato in alcuni film anni ’70 della Universal. 

⟡ Il regista appare nel film come fantasma durante la seduta spiritica. 

⟡ Il nome del personaggio interpretato da David Paymer, Mr. Jacks, è stato scelto da Raimi pensando al produttore, suo amico di lunga data, James Jacks. 

⟡ Nel film compare un’automobile alla quale Raimi è da sempre molto affezionato, si tratta della Oldsmobile Delta 88 del 1973, la stessa usata nei film della serie Evil dead (la Casa): è la macchina della zingara Ganush. La targa dell’auto è 99951 che, al contrario, diventa IS666 ("è 666", il numero della Bestia dell'Apocalisse). 

⟡ La medium esperta Shaun San Dena menziona il suo defunto marito: Sander. È un riferimento a Sander Raimi, il fratello di Sam morto a 15 anni in un incidente: annegò in piscina durante un viaggio in Israele. 

⟡ Nella casa di Christine c’è la foto di una nave che somiglia a quella del logo della Anchor Bay; quest’ultima compagnia ha distribuito diverse edizioni speciali della trilogia de la Casa

⟡ Quando Clay Dalton parla del viaggio al cottage dei genitori, con ciò si fa un implicito riferimento a la Casa e la Casa 2

⟡ Nello scontro fisico fra la protagonista e la zingara che avviene in auto, la seconda maledice Christine in ungherese dicendo: “Az ördög szálljon beléd!", che il Diavolo voli dentro di te. 

⟡ Scott Spiegel, sceneggiatore de la Casa 2, appare nei panni di uno zingaro alla veglia funebre. 

⟡ Dopo che Christine si chiude in macchina, la zingara usa un mattone per spaccare il finestrino ed acchiapparla esattamente come fa lo zombi del cimitero ne la Notte dei morti viventi (1968). 

⟡ Nella scena dello scontro fisico in auto fra le due donne, per permettere le riprese, l’auto fu tagliata in sezioni. 

⟡ Come in il Giorno della Bestia (1995) si vedono delle zampe di capro dietro la porta. 

⟡ Nella scena in cui gli impiegati della banca stanno mangiando nell’area breakfast, si può sentire molto flebilmente che il pezzo musicale in filodiffusione è il tema de l’Uccello dalle piume di cristallo (1970). 

⟡ Il Milos posseduto aleggia in aria come la posseduta Cheryl de la Casa

⟡ Verso la fine del film, Christine si trova intrappolata in una fossa di fango con un cadavere che pare volerla trattenere, esattamente come si vede in Poltergeist - demoniache presenze (1982). 

Titolo originale

Id.

Regista:

Sam Raimi

Durata, fotografia

99', colore

Paese:

USA

Anno

2009

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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