Olga's House of Shame

Reperto exploitation di un'epoca in cui il cinema serviva da inconscio collettivo per desideri che non potevano ancora essere articolati nella sfera pubblica, prima della controcultura e prima del porno.

Terzo capitolo della trilogia di Mawra sulla sadica dominatrix. Gli aficionados considerano Olga's house of shame il migliore nel trittico nato con White slaves of Chinatow (1964), un po' perché si chiacchiera di più e non si ha solo la voce fuori campo, ma anche in quanto si cambia set, da NYC alla campagna. In più, c'è la particolarità che il fratello di Olga, Nick, è interpretato dallo stesso attore che in Sin in the suburbs (1964) era marito della Campbell (là nei panni di Geraldine) e che la figlia della coppia era l'attrice Judy Young che in Olga's house of shame viene, invece, rapita dai due, quindi è come se venisse torturata dai suoi genitori. Da perderci il sonno. A fare colpo non sono tanto le mammelle riprese dal basso verso l’alto, né la mano di Olga sulle natiche delle malcapitate ma la solita dozzinale messa in scena e la sgangherata recitazione degli interpreti, in qualche misura divertente. Memorabili, quindi, le espressioni eccessive degli attori, le tette dei tempi che furono e il bianco e nero da film classico per una produzione uscita da uno scantinato. Seguirono due epigoni: Mme. Olga's massage parlor (1965), che nessuno ha mai visto poiché è andato perduto, e Olga's dance hall girls (1969) non girato da Mawra; i pochi che l’hanno visto sono rimasti segnati.

⟡ Stacy, che nel film non fa altro che essere legata e torturata, è interpretata da Brenda Denaut, la madre dei vari attori Arquette: Patricia, Rosanna, David, Richmond, Alexis.