White slaves of Chinatown

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Voto:

Olga (Audreu Campbell) gestisce un giro di droga, contrabbando e tratta delle bianche. Una voce fuori campo ci illustra il sadismo con cui rieduca le sue schiave.

LA RECE

Exploitation che inaugura il trittico kinky di Mawra che è possibile intendere come un proto-porno, ma non porno, con la sadica Olga che tortura e schiavizza donne. Il film presenta violenze anche marcate, in linea teorica, ma attenuate nell'impatto dall'inettitudine generale e dal comico involontario. Pionierismo per pochi.

Primo film ad essere distribuito fra quelli che formarono il trittico kinky realizzato dal fantomatico Mawra, regista di pellicole exploitation quali: Nature's sweethearts (1963), Mondo oscenità (1965), Murder in Mississippi (1965), Shanty tramp (1967), Fireball jungle (1968). Il pubblico aveva dimostrato una certa noia verso le pellicole di genere nudie che mostravano scollacciate ballerine e/o campi di nudisti (the Immoral Mr. Teas, 1959; Daughter of the sun, 1962; the Twilight girls, 1961); il trittico di Mawra, prodotto dallo stesso George Weiss che aveva finanziato l'esordio di Ed Wood Jr. (Glen or Glenda, 1953), aiuterà a muovere il limite un po' in avanti, riaccalappiando l'interesse della platea grindhouse tramite un rimescolamento di suggestioni provenienti dal cinema di denuncia, dalla pseudo-documentaristica e dal porno che, ai tempi, circolava solo in canali underground (stag movies). Nello specifico, il passo in avanti che Mawra e soci fanno compiere al cinema exploitation si realizza in direzione di quel porno che esploderà poi negli anni '70. Le pellicole di Mawra sono, quindi, porno in fieri: non vi era ancora la libertà di mostrare donne totalmente nude o il sesso in maniera esplicita; quindi, tutto il sesso offerto è obliquo e serpeggiante, finendo, però, per essere più deviato di quanto sarebbe avvenuto mostrando esplicitamente una copula. D'altro canto, il tema portante del film è il sadismo e, quindi, le donne tenute prigioniere dalla terribile Olga sono davvero in catene, palesando l'intenzione di Mawra di rifarsi al porno-bondage underground e a pionieristiche riviste quali "Bizarre" (1946). Nonostante il livello di sesso esplicito sia assai contenuto, l'impatto generale della pellicola è molto forte e viene attenuato solo dalla radicale inettitudine recitativa e realizzativa. Cosa mostra per l’esattezza White slaves of Chinatown? Con un sorriso sardonico e una frusta alla mano come la futura Ilsa (Ilsa la belva delle SS, 1974), Olga segrega e tortura donne, alcune destinate alla prostituzione, altre allo spaccio. Per essere un film che dura poco più di un'ora, le cose mostrate sono parecchie: aborti clandestini, schiave eroinomani, dungeon per tortura e la stessa Olga che trova il tempo di innamorarsi di una sua detenuta. La tanta violenza viene stroncata dalle scarsissime doti attoriali: nessuna delle torturate riesce a rendere minimamente il senso di sofferenza; alcune schiave, comprensibilmente, ridacchiano pure. Bizzarra anche la narrazione fuoricampo con la voce di Joel Holt il quale, con prevedibile effetto comico, si mette anche a doppiare fuori sync i dialoghi dei protagonisti che, a volte, non hanno neppure la bocca aperta. Sufficientemente trash l'utilizzo di musica classica a sottolineare le torture. Un film, di certo, non per tutti e, fuori dai denti, di una noia solenne. Forse, qualche amante del BDSM potrebbe gradire nell'ottica di uno stuzzicante ripassino vintage. Difficile, se non impossibile, dare un voto a un film o, meglio, un trittico, che esiste senza troppi termini di paragone in un universo cinematografico a sé stante, quindi voto tanto politico quanto poco indicativo; il fast rating è più soggettivamente onesto. Seguono Olga’s girls (1964) e Olga’s house of shame (1964).

TRIVIA

Joseph P. Mawra (1938 c.a.) dixit: “Sapevamo esattamente cosa avremmo fatto, quanto tempo ci sarebbe voluto, quanto per il montaggio e così via; e l'abbiamo fatto. Non credo che si sia mai superato il budget. Sapevamo che non era un'opzione! Non abbiamo mai avuto il lusso di andare oltre” (therialtoreport.com).

⟡ Per quasi cinquant'anni, Joseph P. Mawra non ha rilasciato interviste, tanto che lo si credeva morto. I giornalisti del “The Rialto Report”, nel 2016, sono riusciti a trovarlo e a intervistarlo. Veniamo così a sapere che la carriera di Mawra iniziò verso la fine degli anni ’50 come scrittore freelance di battute per i comici della NBC. Quindi, tramite un contatto conosciuto in quell'ambiente, Mawra iniziò a montare spot televisivi e trailer cinematografici. Conosciuto George Weiss, quest’ultimo mise in contatto Mawra con Stanley Borden, proprietario della American Film Distribution Corporation, che maneggiava pellicole exploitation. Passeggiando nei vicoli di Chinatown in cui si gestiva il contrabbando, Mawra e Weiss ebbero l’idea di girare la serie di Olga che, però, avrebbe dovuto essere una produzione da distribuire solo in zona, perciò da filmare in brevissimo tempo e spendendo il meno possibile. Weiss mise un annuncio sul giornale per cercare qualche ragazza disponibile e le “attrici” si presentarono all’appello; Audrey Campbell non fece casting, era una conoscenza pregressa di Weiss. Il vestito della dominatrix fu creato in una notte da Mawra e sua moglie. Con l’aiuto di cinque persone, e in cinque giorni, fu girato tutto il materiale utile a ricavarne quattro film, poi distribuiti dalla AFDC. Gli anni seguenti, Mawra ha lavorato in programmi tivù per bambini nei quali si insegnavano tecniche di storytelling.

⟡ L'attrice Audrey Campbell ebbe a dire: "Ho costruito una carriera recitando ruoli di lesbiche. Nessuna ne ha impersonate tante come me”. La Campbell è morta a New York City l’8 giugno 2006 a 76 anni.

⟡ Il produttore Weiss compare nel film nei panni del medico abortista; non è segnalato nei credits.

⟡ L'inizio del film che mostra la sequela di quotidiani rotanti è stato preso da un vecchio film degli anni '30, uno di quelli che venivano mostrati nelle fiere di paese.

⟡ Joel Holt fu uno dei produttori del mondo-movie l'Amore primitivo (1964) di Luigi Scattini.

Mondo oscenità, girato da Mawra, presenta dei segmenti presi da questo film.

⟡ Il film mosse a protesta gli abitanti del quartiere Chinatown di New York City. A motivo di ciò, per un periodo limitato di tempo, il titolo fu ridotto a Olga's white slaves.

⟡ Contrariamente alle voci circolanti, il lavoro di Mawra non fu influenzato dalle foto erotiche di Irving Klaw del quale il regista non aveva neppure mai sentito parlare. Inoltre, Mawra e il regista cubano José Prieto sono due persone differenti benché, per anni, si sia creduto che Mawra fosse lo pseudonimo di Prieto.

Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di scarso livello

Titolo originale

Id.

Regista:

Joseph P. Mawra

Durata, fotografia

72', b/n

Paese:

USA

Anno

1964

Scritto da Exxagon nell'anno 2008 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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