l'Ora del mistero

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Voto:

Il Marchio del diavolo (Mark Of The Devil) di Val Guest. Frank Rowlett (Dirk Benedict) ama la ricca Jenny (Sara Helston) ed è ricambiato. Il padre di lei ha qualche dubbio, dato che Frank ha il vizio del gioco ed è in mano agli strozzini. Per racimolare un po’ di sterline, Frank deruberà e ucciderà un tatuatore stregone ma, nella colluttazione, il suo petto viene marchiato con dell’inchiostro che, a poco a poco, inizia a disegnargli addosso un sinistro tatuaggio. ∎ Il Videotestamento (Last Video And Testament) di Peter Sasdy. ∎ Il vecchio, ricco e cardiopatico Victor Frankham (David Langton) ama la propria moglie trofeo Selena (Deborah Raffin) la quale, invece, ama l’ambizioso Derek (Oliver Tobias). Quando Victor scoprirà la tresca, progetterà una tremenda punizione. ∎ Accadde a Praga (Czech Mate) di John Hough. Vicky Duncan (Susan George) torna fra le braccia del marito John (Patrick Mower) benché inizialmente i dubbi non siano pochi. Riaccesa la scintilla, Vicky viene invitata a Praga dall’uomo che, però, improvvisamente, scompare lasciandola sola e senza documenti. ∎ Un Grido lontano (A Distant Scream) di John Hough. Harris (David Carradine), detenuto e morente per un crimine mai commesso, appare come spirito alle persone che, un tempo, furono protagoniste del dramma che lo portò dietro le sbarre, ma anche a lui stesso fotografo e all’amata Rosemary (Stephanie Beacham) destinata a essere uccisa. ∎ La Defunta signora Irving (The Late Nancy Irving) di Peter Sasdy. La nota golfista Nancy Irving (Christina Raines), diabetica e con un rarissimo gruppo sanguigno, dopo uno strano incidente in macchina si trova ricoverata in una clinica nella quale paiono prendersi assai cura della sua situazione fisica. Un giorno, però, guardando la tivù, scopre che il mondo la crede defunta. ∎ Salto nel tempo (Possession) di Val Guest. I coniugi Daly (Christopher Cazenove e Carol Lynley) stanno per partire per il Botswana, dato che lui viene mandato in Africa per lavoro. Tuttavia, nell’appartamento che stanno per lasciare, iniziano a vedere scene sinistre che riguardano un’anziana uccisa da un uomo. Fantasmi del passato? ∎ Che fine hanno fatto i favolosi Verne Brothers? (Black Carrion) di John Hough. Al giornalista Paul Taylor (Leigh Lawson) viene chiesto d’indagare su un duo rock una volta stranoto e ora sparito. Lo affiancherà la fotografa Cora (Season Hubley) che ha delle remote e traumatiche visioni. Pare che i Verne Brothers siano finiti in un maniero perso nelle campagne inglesi che inghiottono tutti coloro che capitano in zona. ∎ Il Dolce profumo della morte (The Sweet Scent Of Death) di Peter Sasdy. L’ambasciatore americano oberato di lavoro Greg Denver (Dean Stockwell) vuole passare un po’ di tempo con la moglie Ann (Shirley Knight). I due si vanno a rifugiare in una magione di campagna ma là spunta un uomo, Terry (Michael Gothard), che torna dal passato a minacciare la vita di Ann. O così sembra. ∎ L’Uomo che dipinse la morte (Paint Me A Murder) di Alan Cooke. Luke Lorenz (James Laurenson) è un pittore che non vende. Sua moglie Sandra (Michelle Phillips) gli suggerisce di inscenare la propria morte per far salire le quotazioni delle sue opere per poi ricomparire dopo qualche tempo. Nel frattempo, Luke continuerà a dipingere in incognito mentre la donna venderà i quadri che sostiene di aver conservato, quadri che sembrano presagire i drammatici eventi a venire. ∎ L’Eredità Corvini (The Corvini Inheritance) di Gabrielle Beaumont. Frank (David McCallum), ispettore della sicurezza in una casa d’aste che deve vendere i preziosi gioielli dell’antica famiglia Corvini, si preoccupa anche della sicurezza di Eva (Jan Francis), la sua vicina di casa, che pare essere stata presa di mira da un misterioso stalker. ∎ La Parete maledetta (And The Wall Came Tumbling Down) di Paul Annett. In procinto di abbattere una Chiesa sconsacrata, dietro una parete di questa viene scoperto un misterioso affresco ma, soprattutto, viene liberata una maledizione tenuta a bada per tre secoli da un muro. A combattere il capo della setta (Peter Wyngarde) ci pensa una sovraintendete ai lavori pubblici (Barbi Benton) e il capocantiere (Gareth Hunt). ∎ Un Gioco da bambini (Child’s Play) di Val Guest. Ann Preston (Mary Crosby) si alza dal letto accaldata solo per accorgersi che tutta la casa nella quale vive col marito Mike (Nicholas Clay) e la figlioletta Debbie (Sarah Pre-ston) è stata murata con un materiale impenetrabile. I coniugi Preston tentano in tutti i modi di aprirsi un varco ma sembra impossibile. Intanto, la temperatura della casa continua a salire. ∎ Il Campo da tennis (Tennis Court) di Cyril Frankel. Durante la Seconda Guerra Mondiale, un pilota militare precipita con il suo aereo; lui si salva ma lascia che il copilota bruci vivo. Salto in avanti nel tempo e siamo in un campo da tennis indoor che una volta era un hangar. Qui, uno spirito geloso e inquieto vessa Maggie Dowd (Hannah Gordon). Qual è la connessione fra i due episodi?

LA RECE

La tradizione Hammer in via d'estizione si adatta con con decoro e malinconia al formato televisivo. Nancy Banks-Smith, sul Guardian, definì la serie: "una nobile decadenza, come un'aristocratica famiglia costretta a trasformare il castello di famiglia in un bed and breakfast". Comunque, spulciabile.

Coproduzione dell’americana Fox con la britannica Hammer, leggendaria casa di produzione che, a dirla con parole sue, al tempo stava grondando sangue. I tempi del gotico e delle star che avevano reso grande il genere si erano conclusi alla fine degli anni ’70 e, come un pesce fuor d’acqua, i produttori in terra d’Albione cercavano di sopravvivere dimenandosi con inutili colpi di coda che non fecero altro che rendere più dolorosa l’agonia. Lo storico produttore Carreras era praticamente scappato per evitare i creditori, ma il business manager Brian Lawrence, insieme al production manager Roy Skeggs, un tempo entrambi contabili della Hammer, presero in mano la situazione. In bancarotta, quindi, ma potente di un nome, la Hammer tentò l’ultima carta, riunendo tre registi veterani e progettando un prodotto per accalappiare il nuovo pubblico, quello della tivù, già allettato con la serie Hammer House of Horror (1980). Attenta, in fase pre-produttiva, a scrivere racconti consoni sia al genere sia ai nuovi gusti dettati dal tubo catodico, la Hammer rimase, però, schiacciata dai ritmi e dalle richieste della consociata statunitense: meno violenza e l’obbligo d’inserire attori noti al pubblico USA. Il risultato finito è composto da una serie di telefilm scarsamente allettanti che riflettono la lenta ma inesorabile caduta nel maelström della casa di produzione inglese, la quale, con l’Ora del mistero, chiuderà i battenti per riaprirli, poi, più di vent’anni dopo.
∎ Il Marchio del diavolo (Mark Of The Devil) di Val Guest. ∎ Storia inquietante con tocchi di crime thriller. L’idea di un tatuaggio che progressivamente cambia forma e aumenta di dimensioni fino a illustrare graficamente un omicidio (sul petto) e il futuro del criminale (sulla schiena) è uno spunto più che interessante. Certe cupe ambientazioni, soprattutto il negozio del tatuatore cinese Lee, funzionano bene; anche ironico il fatto che la bella Jenny voglia di continuo fare l’amore ma Frank si debba inventare una serie di scuse per evitare di mostrarsi nudo. Un po’ si parteggia per Frank perché, in fin dei conti, è un povero diavolo a un passo dal riscatto ma lo sceneggiatore Brian Clemens aveva altri piani per lui. Qualche zoomatona kitsch di troppo, comunque il ritmo regge e l’episodio è decoroso.
∎ Il Videotestamento (Last Video And Testament) di Peter Sasdy. ∎ Film interessante più nella prima parte che nel finale parascientifico; all’inizio intriga perché non si capisce dove si voglia andare a parare e i protagonisti vengono dipinti con toni diversi da quelli che assumeranno nel prosieguo. La fragilità e l’amore che il ricco e malato protagonista Victor prova per la giovane e bella moglie fa tenerezza, catalizzata anche da un’interpretazione melodrammatica di Langton che, destino beffardo, morirà nel ‘94 proprio d’infarto. Una volta che la storia si chiarisce, e con essa lo strano incipit con una persona che danzava su una lapide, la tensione viene e meno e si sorride benignamente al non plus ultra della tecnologia che, nell’84, erano i VHS, le segreterie telefoniche e i mangianastri. Bella e bravina la povera Raffin deceduta prematuramente per leucemia nel 2012; sostituibile Tobias che somiglia parecchio a Martin Landau ma, con tutta evidenza, non lo è.
∎ Accadde a Praga (Czech Mate) di John Hough. ∎ Mystery con quel sapore tipico degli spionistici che si svolgevano nell’ex blocco sovietico, anche se Praga non è lei ma si tratta di Vienna, e si vede. L’episodio potrebbe funzionare anche come lungometraggio, forte delle ambientazioni rigide, fredde e spaesanti. Il clima emotivo è quello di una progressiva discesa nella paranoia ma non siamo esattamente nell’ambito che ci si aspetterebbe da un prodotto Hammer. La protagonista Susan George, in totale disarmo estetico, è stata eletta nel ‘95 da Empire una delle 100 attrici più belle nella storia del cinema; mah... forse nel 1971 quando comparve in Cane di paglia. Patrick Mower che scompare, riapparirà in Monella (1988) di Tinto Brass. Più no che sì.
∎ Un Grido lontano (A Distant Scream) di John Hough. ∎ Flick soprannaturale con Corradine che si mostra in due guise, fotografo country e vecchio incanutito che un po’ muove al riso. Però, il racconto regge soprattutto per l’ambientazione costiera uggiosa e battuta dal vento, nonché per i comprimari che dovrebbero rappresentare il popolo bizzarro che vive nei posti dimenticati da Dio. La Beacham di Improvvisamente, un uomo nella notte (1971) è chiaramente turbata dal vedere ciò che crede un fantasma; tuttavia, ciò non le impedisce di fare un bagno alle sette di mattina completamente truccata e con la collana al collo. Tutto prevedibile ma decoroso.
∎ La Defunta signora Irving (The Late Nancy Irving) di Peter Sasdy. ∎ Tutto sulle spalle della ancora bella Raines (i Duellanti, 1977) che, però, offre una performance un po’ anemica; d’altronde, nessun comprimario offre sostegno. La storia regge e, solo in parte, è prevedibile anche perché la primissima scena avrebbe fatto intuire un esito diverso. Di certo non era prevedibile un finale molto illogico nel quale tutti, complici di gravissimi crimini, scappano a destra e a manca lasciando la protagonista alla battuta di chiusura che poi è il titolo dell’episodio. L’episodio non è comunque male e un bianco e nero sarebbe andato a braccetto con le scenografie e il ritmo generale.
∎ Salto nel tempo (Possession) di Val Guest. ∎ Interessante, anche se molti hanno storto il naso per la location asfittica. Il materiale sarebbe quello da corto di mezz’ora e l’eccessiva dilatazione del racconto si fa sentire; tuttavia, l’episodio non solo funziona bene per alcune semplici situazioni tipiche dell’horror da appartamento ma presenta anche un finale assolutamente inatteso e memorabile poiché lo spettatore è portato a pensare ad altro sia dal film in sé, sia da ciò che ha appreso in altre pellicola consimili. Cazenove di Dynasty (1981-‘89) e la Lynley di Fantasilandia (1977-‘84) corrono qua e là per l’appartamento e ce la mettono tutta ma sono lontani dall’Oscar. L’episodio, però, è uno dei migliori della serie.
∎ Che fine hanno fatto i favolosi Verne Brothers? (Black Carrion) di John Hough. ∎ Buone le premesse e, soprattutto, buoni gli attori. Lui è il Lawson marito della storica modella Twiggy con un look da esistenzialista parigino; lei è la bella Hubley del drammatico Hardcore (1979), film, quest'ultimo, da vedere. Meno convincente il duo musicale e il pezzo rock che suonano. Dietro, la storia di un remoto villaggio abitato da gente bizzarra e colpevole quasi come una setta d’invasati. Non molto plausibile, soprattutto il finale, ma è pur sempre cinema del fantastico. Non il miglior episodio.
∎ Il Dolce profumo della morte (The Sweet Scent Of Death) di Peter Sasdy. ∎ Quasi uno spaghetti thriller con una serie di piste false e di belle donne, tranne la protagonista Ann, resa, però, con dolcezza e compostezza dalla brava Knight. Dean Stockwell sembra tenuto un po’ al guinzaglio da una storia che si dilata in verbosità eccessive dopo un inizio inquietante. Il film può risolversi solo in due modi: o in maniera terribilmente banale con l’ambiguo Terry stalker e potenziale omicida, oppure con un colpo di scena. Si opta per la seconda soluzione che, tuttavia, non sorprenderà coloro che hanno dimestichezza con il thriller anni ’60. Episodio poco hammeriano. L’attore Gothard, che fu anche il villain Loque in 007 – Solo per i tuoi occhi (1981), sofferente di depressione, si suiciderà nel 1992.
∎ L’Uomo che dipinse la morte (Paint Me A Murder) di Alan Cooke. ∎ Sufficiente racconto di un pittore tormentato che ritrae il futuro e che, come da cliché da artistoide, ha sbalzi d’umore tutti da gestire. Ci pensa la mogliettina, qui interpretata dalla bella Phillips un tempo cantante delle “The Mamas and the Papas”, la quale, però, poi si scoccia e tenta di svincolarsi con l’aiuto dell’amante mercante d’arte. I quadri hanno davvero qualcosa di inquietante, così come l’incipit del film, ma l’esito shakespeariano è altamente prevedibile. Scena finale tecnicamente ben fatta e suggestive presso le bianche scogliere sulla Manica. Poche notizie sul regista Cooke dalla carriera unicamente televisiva.
∎ L’Eredità Corvini (The Corvini Inheritance) di Gabrielle Beaumont. ∎ Episodio dal finale che più prevedibile non si può; quindi, delude parecchio. Anche il plot connesso al gioiello che cambia colore se indossato da una donna infedele pare un po’ pacchiano o, se non altro, lo è l’effetto visivo con il quale si fa cambiare colore al gioiello. L’episodio, però, non troppo distante da una pellicola quale la Conversazione (1974) di Coppola, si fa forte della performance attoriale dei due protagonisti; soprattutto la Francis, che ricorda Fabienne di Pulp Fiction (1994), risulta valida come vicina di casa fragile e spaventata. Episodio, però, evitabile.
∎ La Parete maledetta (And The Wall Came Tumbling Down) di Paul Annett. ∎ Episodio che ha i suoi momenti, di certo quello della serie con maggiori connotazioni horror; c’è anche spazio per un finale che fa trasparire i timori per un’apocalisse nucleare. La location ecclesiastica, il plot relativo al satanismo e una serie di misteriosi dipinti sono intriganti; la mente, anche un po' a sproposito, va a la Chiesa (1989) di Soavi. Gli attori, invece, no. Il villain è interpretato dal fu Klytus di Flash Gordon (1980) ma tutta l’attenzione va a Barbi Benton aka Barbara Lynn Klein nel ruolo un po’ pazzesco di una dirigente dei lavori pubblici esperta di esoterismo, anche sì non simpaticissima. Ruolo però non sexy per colei che fu compagna di Hugh Hefner dal 1968 al ’76. Lei aveva 18 anni ed era di una bellezza rara, lui aveva 42 anni ed era il boss di Playboy, rivista sulla quale Barbi comparve qua e là ma mai nel paginone. La ragazza rimase a vivere nella Playboy Mansion per sette anni, e mi sa che i due si sono divertiti molto di più di quanto io mi sia divertito a vedere questo episodio. ∎ Un Gioco da bambini (Child’s Play) di Val Guest. ∎ L’episodio migliore della serie, molto poco horror e molto più simile a una puntata di Ai Confini delle realtà; infatti, le similitudini con Five characters in search of an exit (1961, III ep. Stagione 3), sono diverse e innegabili. Plagio o meno, un Gioco da bambini funziona più che discretamente, fino a un finale un po’ pacchiano soprattutto per la resa scenografica. Ottima performance dei due protagonisti, soprattutto Mary, figlia di Bing Crosby. Anche lo sfortunato Clay, che morirà a 53 anni di cancro e che ebbe il suo momento di gloria cinematografica nell’81 come Lancillotto in Excalibur, ci mette tutto se stesso. La bambina, che sparirà dal mondo della tivù e del cinema, risulta abbastanza sgradevole, anche se il suo ruolo è necessario per portare fuori strada lo spettatore. Non perfetto in tutte le sue parti ma, comunque, l’episodio dell’intera serie che, con più probabilità, si fissa nella memoria.
∎ Il Campo da tennis (Tennis Court) di Cyril Frankel. ∎ Cast interessante per un film non così avvincente benché decisamente energico nello svolgimento. Pare che molte persone che videro questo film da piccoli ne siano rimaste molto impressionate. Non è difficile crede che un bambino possa rimanerne colpito, dato che qualche scena inquietante c’è: una su tutte quella della ragazzina che inizia a giocare a tennis e, progressivamente, il suo volto viene deturpato da un’ustione. Quello che il pubblico straniero si è perso, però, è la voce italiana in doppiaggio di Gino Pagnani per il personaggio del dottor Magnusson che, quindi, parla come il Grande Puffo. Fra esplosivi momenti paranormali e retroscena romantici, l’episodio è assolutamente dimenticabile e si fa terribile con l’ultimo fermoimmagine.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Hammer House Of Mystery And Suspense

Regista:

Val Guest, John Hough, Peter Sasdy, Alan Cooke, Gabrielle Beaumont, Paul Annett, Cyril Frankel

Durata, fotografia

70' a episodio, colore

Paese:

UK, USA

Anno

1984

Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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