l'Ossessa
Voto:
Daniela (Stella Carnacina), studentessa di arte, accetta il restauro di un Cristo ligneo che, però, nasconde il Diavolo (Ivan Rassimov), in realtà veicolato dalla lascivia della madre di Daniela, Luisa (Lucretia Love). Posseduta fisicamente e nell’anima, Daniela deve essere portata da un esorcista esperto, Padre Zeno (Luigi Pistilli).
LA RECE
Satanistico de noantri con una protagonista tragicamente inadatta al ruolo e, povera, neppure aiutata da regia, sceneggiatura e comparto tecnico. Pezzo di cinema bislacco, buono per cercatori di cose mica ben fatte.
A sentire Gariazzo, l’Ossessa, il suo primo e unico horror, fu scritto anni prima de l’Esorcista (1973) ma non venne finanziato finché il successo del film americano non scatenò la corsa al santanic-horror; strano, però, che l’Ossessa ripresenti soluzioni viste nella pellicola americana, ad esempio la riunione degli scienziati che indirizzano all’esorcismo, o il fatto che il Male aleggi in potentia nella famiglia della posseduta, qui, nello specifico, a causa delle voglie perverse di mamma Patricia Love che, a letto con l’amate Gabriele Tinti, si fa fustigare con un mazzo di Rose. De gustibus. Una certa originalità, comunque, la si trova in questo demonologico in cui è una croce lignea a farsi veicolo del satanasso Rassimov, un Cristo in croce che si animava grazie alle sapienti mani del giovane effettista Carlo Rambaldi. E, manco a dirlo, l’effetto speciale è la cosa migliore che vi venga somministrata nel Carnacina-movie per eccellenza. Tutto il film, infatti, viene costruito intorno alla bellezza della fu Playmate (1975) Stella Carnacina che piace come può piacere il porno home-made; rustico ma accessibile. Della serie: con un pizzico di fortuna, può succedere anche a te. Film orale, l’Ossessa punta le sue cineprese sulle bocche di tutti gli interpreti e sui loro denti con le macchie da fumo. Della bocca della Carnacina, poi, se ne fa un film intero, a partire dai primi fermo-immagine dei titoli di testa: bocca spalancata nel godimento della masturbazione, bocca urlante, bocca lasciva usata come “strumento di Eva”, bocca screpolata quando posseduta. Stella non si presta più di tanto al nudo ed esprime un evidente impegno nello scatenarsi in crisi isteriche da, appunto, ossessa ma, la verità, è che la morettona era tragicamente inadatta ad un ruolo così impegnativo. Pur vero che l’Ossessa è pur sempre un film con una scena di festa domestica che vede una comparsa guardare in camera, ridacchiare, nascondersi dietro il partner che balla con lei, poi guardare ancora e spostare il partner in favore di ripresa; e nessuno, fra regista, macchinista, montatore che se ne sia accorto. Strepitosi tutti. Quindi, ben venga la Carnacina in una pellicola demonologica di appetitosa sciatteria che vede protagonista una brillantissima studentessa di storia dell’arte e restauratrice trattata con il rispetto dato a una cattedratica, la quale, espertona, entra in un tempio etrusco affrescato del V secolo a.C., si guarda intorno spaesata e chiede “Ma è tanto importante?”. Strepitosa pure lei e lo sceneggiatore. Poi, scena di sabba con cromatismi kitch alla Polselli e, forse, qualche brivido quando Daniela viene inseguita dalla voce che la chiama sulle scale. Esorcismo finale affrettato, ventoso e a colpi di catene contro il povero Pistilli che, però, fa vomitare alla Carnacina tutto il Male in rigoroso colore verde. Se è il demonologico all’amatriciana che si va cercando, allora l’Anticristo (1974) vince a mani basse. Qui, però, il livello so bad so good è veramente goloso.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Mario Gariazzo
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
Italia
1974
Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
